Home Uncategorized “Gli infedeli”: sette registi parlano dell’infedeltà. In tutte le salse, pardon le...

“Gli infedeli”: sette registi parlano dell’infedeltà. In tutte le salse, pardon le sauces.

“Gli infedeli”, film ad episodi che parla dell’adulterio, arriva in Italia dai cugini transalpe, e analizza le principali tematiche legate al tradimento coniugale. 

Sette punti di vista per una sola tematica. Il tradimento. In particolar modo quello coniugale, nello specifico quello maschile. I protagonisti sono il neo premio Oscar Jean Dujardin e Gilles Lellouche, amici nella vita, colleghi sul set sia davanti che dietro la macchina da presa. Tra gli altri registi francesi coinvolti nel progetto anche Michel Hazanavicius, premio Oscar per “The Artist”, insieme a Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtès e Eric Lartigau.

Nel primo e ultimo scheck i protagonisti sono Greg e Fred, due amici che riflettono sulle loro vite e sulla facilità con la quale si ritrovano a passare da tranquille serate in famiglia con moglie e figli a serate in discoteca pronti a cornificare le consorti con qualsiasi essere femminile in grado di respirare. La giustificazione? Che il tradimento è nella natura stessa dell’uomo, anzi è inciso a lettere cubitali nel proprio DNA, in quanto risponde al bisogno implicito di portare avanti la specie.

Tutte scuse che servono ad attenuare il senso di colpa che non li abbandona mai, neanche quando i due attori interpretano altri personaggi, tutti alle prese con varie sfumature dell’infedeltà, in un’analisi della società contemporanea in cui l’adulterio sembra essere quasi accettato a livello sociale.

Si passa infatti da personaggi che rappresentano l’infedeltà cronica, ai pentiti, a coloro che agiscono solo per diletto e non per amore, agli amanti della carne giovane, a quelli che preferiscono invece la stagionatura, fino agli infedeli anonimi. Tutti uniti sotto lo stesso stendardo, quello delle corna.

In maniera ironica e divertente il film fa riflettere su pregiudizi e preconcetti, mostrando una visione dei fatti senza schieramenti, fornendo un’analisi sulle aspettative, e la realtà, legata ad una tematica così “scottante”.

“Gli infedeli” si instaura a pieno titolo nel nuovo filone del cinema francese che sta riscuotendo negli ultimi anni molto successo, non solo oltralpe, utilizzando un linguaggio audace ed efficace. E ipotizzando anche una soluzione per risolvere il problema dell’infedeltà coniugale. Come sostengono Fred e Greg inoltre la soluzione per non farsi beccare in flagrante ci sarebbe, ed è molto semplice: basterebbe non tradire le mogli.

Nelle sale italiane dal 4 maggio con Bim Distribuzione.

Alcuni commenti della critica:

“Girato a sketch, due fulminei gli altri medi, tutti dalla parte dei mariti e con un tasso di ironia complice che non pareggia gli stereotipi e l’antifemminismo, il film ricorda la commedia a episodi italiana”.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

“Strutturato a episodi girato da diversi cineasti, nessuno dei quali firma la sceneggiatura, Gli infedeli rischiava di risultare una pellicola disomogenea (…) Dujardin Lellouche incarnano le varie tipologie di infedeltà maschile in bilico tra divertita spregiudicatezza e critica impietosa, impregnando la commedia di un fondo amaro”.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa

“(…) Se Dujardin, Lelouche e compagni scelgono storie brevi e brevissime, è per iniettare nella vivacità del formato i veleni di uno sguardo tutt’altro che complice o compiaciuto, malgrado la simpatia dei protagonisti (…) Inutili i paragoni con le sedicenti commedie che proliferano oggi in Italia. Sarebbero avvilenti”.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

“(…) Gli infedeli è pur sempre un film, brutto e spocchioso quanto può esserlo un brutto film francese, ma di confezione e astuzia superiori. La storia comunque è istruttiva: è molto interessante verificare cosa succede quando un gruppo di registi e attori francesi decidono di copiare un format italiano e strada facendo non si rendono conto che, partendo dall’idea dei Mostri, sono finiti dalle parti del trash italico del terzo millennio. La cosa triste è che il punto di partenza poteva essere nobile: la squadra coinvolta negli infedeli è di livello”.
Alberto Crespi, l’Unità

“(…) Il modello dichiarato sono le commedie italiane a episodi anni Sessanta e Settanta, prototipo I mostri. Anche se la satira di Dino Risi, a denti stretti e venata d’indignazione, non troverà qui i suoi eredi”.
Roberto Nepoti, la Repubblica.it

“Dujardin vuol fare Gassman ma il film è esile e ripetitivo”.
Marianna Cappi, MYmovies.it

“(…) nonostante il punto di vista sia costantemente maschile, Gli infedeli riesce ad andare oltre ogni ‘accusa’ di sessismo deridendo e umiliando senza alcuna pietà proprio l’oggetto della sua osservazione (…)”.
Tiziana Morganti, Movieplayer.it

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here