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“The Amazing Spider-Man”, arriva il Reboot dell’Uomo Ragno

Video red carpet e commenti del pubblico.

In Inglese si usa il termine reboot per indicare il riavvio di una serie per tentare di darne un nuovo slancio. Ma “The Amazing Spider-Man” non è soltanto il riavvio di una trilogia iniziata da Sam Raimi nel 2002, si slega da essa basando le sue vicende sulla serie di fumetti “Ultimate Spider-Man” pubblicati dal 2000 dalla Marvel.

Peter Parker è tornato, questa volta alle origini. Ricomincia così una nuova saga della Marvel diretta da Marc Webb, il giovane regista di “500 giorni insieme”, basata sulla storia di “Ultimate Spider-Man” che riporta l’Uomo Ragno al liceo, al suo primo amore (Gwen Stacy) e al suo excursus per arrivare ad essere l’amichevole Spider-Man di quartiere, che tutti noi conosciamo, e amiamo.

Ad Andrew Garfield il compito di interpretare questo nuovo Peter Parker, meno nerd e più adolescente, che riesce in maniera più “semplice” ad avvicinare e far innamorare di se la bella, e intelligente, Gwen Stacy (Emma Stone). L’alchimia fra i due buca lo schermo anche grazie al feeling che lega i due attori al di fuori del film (sembra infatti che siano fidanzati, galeotto fu il set dell’Uomo Ragno!).

Tra crisi adolescenziali, morte e terribili segreti che non verranno, ovviamente, svelati appieno (sintomo di sequel assicurati), e un nemico dal cuore buono, ma fragile come quello del Dottor Connors/Lizard (Rhys Ifans), il film si snoda e stacca dalla precedente trilogia con protagonisti Tobey Maguire e Kirsten Dunst, con un’anima più dark e più adiacente al modello contemporaneo di teenager.

Girato interamente con le Red Epic Camera è stato ripreso in versione stereoscopica (3D) con una risoluzione di 5K, decisamente superiore a quella utilizzata da James Cameron in “Avatar”, e questo conferisce al girato una qualità d’immagine e una profondità del 3D indiscutibilmente superiore alla media.

Visual Effects degni di tale nome e tecnologia stereoscopica aiutano una narrazione che delle volte subisce dei bruschi cali, proprio come Spider-Man fra i grattacieli di New York, un momento è all’apice e due secondi dopo scivola velocemente verso l’asfalto. Speriamo solo che con il già annunciato sequel ritorni a librarsi fra le vette più alte, e non si schianti al suolo vittima della fragilità della sua stessa ragnatela.

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Alcuni commenti della critica:

“Non era un compito facile, quello di azzerare la memoria di un franchise risalente a pochissimi anni fa, e di ri-raccontare da capo una storia ben nota: Marc Webb prova a farlo mettendo in luce nuovi aspetti della vita del personaggio, e cercando di svecchiarne la concezione”.
Marco Minniti, Movieplayer.it

“Al romanticismo, all’aspetto ludico e all’immaginario cartaceo dei film di Raimi (nel senso della carta dei fumetti ma anche di quella fotografica e di giornale) si sostituisce una visione attualizzata, meno tormentata ma più realistica, il cui immaginario di riferimento è esclusivamente cinematografico e nemmeno rétro. Sfortunatamente, le idee visive scarseggiano, se si eccettua il passaggio forse volontariamente ridicolo dalle squame del branzino alla pelle di Lizard, il gigante distruttore, o la scena dell’infilata di gru, che vorrebbe dare un senso al 3D, ma occorre accantonare ogni confronto col pregresso o non si uscirà dalla spirale ingannevole della falsariga (e qualcosa c’è, di obbligato, come il “non è una scelta, è una responsabilità” a rimpiazzo di ‘grandi poteri, grandi responsabilità’)”.
Marianna Cappi, MYmovies.it

“Se preso come nuova origin story, o come blockbuster d’azione, il film di Webb ha infatti ben poco da dire allo spettatore. Da un lato, i pochi scarti effettuati rispetto a quanto raccontato da Raimi o negli albi a fumetti non sono forti o significativi abbastanza per gettare una luce del tutto nuova sul personaggio dell’Arrampicamuri: e a poco serve che Webb faccia dire ad una delle insegnanti di Peter che esistono solo dieci storie che si possono raccontare, e che forse esiste solo quella che risponde ad una questione identitaria. Dall’altro Webb (che ha raggiunto il successo con un film tutto di scrittura, una scrittura qui tutt’altro che forte) non regge il paragone visivo con quanto fatto dal più blasonato collega già 10 anni fa. Da questi punti di vista, The Amazing Spider-Man appare un film allineabile ad un altro reboot, L’incredibile Hulk di Louis Leterrier, anche per via delle similitudini tra l’aspetto grossolano e risibile dei due villain in questione: qui il Lizard di Ryhs Ifans, lì l’Abominio di Tim Roth. Non esattamente il migliore dei complimenti”.
Federico Gironi, Comingsoon.it

“‘The Amazing Spider-Man’ sceglie la strada del (relativo) realismo rispetto allo stile ‘fumettoso’ di Raimi e forse è la scelta migliore. Perché se è vero che Peter Parker è l’eroe di carta più reale di tutti, seppellirlo in un mondo di pixel coloratissimi non fa che attutire l’empatia nei suoi confronti. Stavolta, al contrario, Peter è un nervo scoperto, un eroe degli outsider, così come immaginato da Stan Lee nel lontano 1962”.
Marco Triolo, Film.it

 

 

 

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