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Gabriele Muccino: “commerciale non è una parolaccia, ma l’unico modo per fare film”

Intervista a Gabriele Muccino. Il regista ha incontrato la stampa cinematografica web al Lido di Venezia. 

Dalla nostra inviata Marilena Vinci.

Gabriele Muccino è volato dagli Stati Uniti in Italia per presentare alla 69esima Mostra del cinema di Venezia il cortometraggio e la campagna pubblicitaria realizzati per Lancia. Il regista, dopo ‘La ricerca della felicità’ e ‘Sette anime’, ha da poco finito di realizzare il suo nuovo lavoro made in Usa che vedremo in Italia a novembre. Si tratta di ‘Quel che so sull’amore’ (in originale ‘Playing for Keeps’) con Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Uma Thurman e Dennis Quaid. Il futuro del regista italiano sarà ancora in America e, anche se sul prossimo film non ha ancora le idee chiare, di una cosa è certo: “Cerco un progetto impossibile, un thriller o un film di fantascienza”.

Sulla terrazza del Lancia Cafè al Lido di Venezia, Muccino ha incontrato la stampa online in occasione di una riflessione sul rapporto tra web e cinema.

Gabriele com’è cambiato il cinema con l’avvento e l’espansione di internet?
“Il cinema si sta modificando ed evolvendo. Negli ultimi 7-8 anni YouTube ha dato a chiunque la possibilità di diventare un cantastorie, ma è anche un meraviglioso mezzo per la promozione via web. Tutto ciò che i social network permettono di condividere è una grandissima risorsa per ciò che si fa. Questo è un vantaggio per tutti ma ancora di più per i piccoli film. Penso anche alla possibilità di vedere cosa fanno gli altri. Per esempio in Italia l’abitudine al doppiaggio ha abbassato assolutamente la percezione di ciò che volevano e vogliono essere attori, anche gli addetti ai lavori guardano i film doppiati e spesso non sanno come recitano realmente Meryl Streep, Nicole Kidman, Robert De Niro o Al Pacino. Per me, che lavoro spesso in America, vedere un film doppiato è come spararsi in bocca perché mesi di lavoro del regista vengono annientati dal fatto che il doppiatore lavora senza il regista presente. Oggi internet ci sta permettendo di uscire dal nostro cortile e confrontarci finalmente con il resto del mondo. Viviamo un’epoca di globalizzazione totale, ma questa apertura verso l’esterno per me è un fenomeno positivo”.

Tu cosa pensi della distribuzione cinematografica su internet e della possibilità di vedere i tuoi film in contemporanea uscita al cinema ed eventualmente sul web?
“Non so ancora prevedere cosa accadrà. Non l’ho mai sperimentata. Se però il film viene sminuito dalla visione sul web allora sono contrario perché dopo mesi ottenuti per ottenere una determinata resa visiva il film, deve essere fruito nel modo adeguato. Detto ciò da regista mi darebbe fastidio se il film non fosse visto. L’importante è che il pubblico guardi i film. Un regista che ha onestà intellettuale non può dire che ama fare film di nicchia perché spesso questi film non li vede nessuno. Commerciale non è una parolaccia, ma l’unico modo per fare film”.

La campagna pubblicitaria che hai girato per Lancia è ispirata a ‘La dolce vita’ di Fellini, cosa pensi del cinema italiano attuale?
“C’è stato un periodo tra la fine degli ’70 e l’inizio del nuovo secolo in cui il morettismo ha rovinato il senso estetico del cinema italiano. La critica di sinistra ha puntato il dito contro le belle confezioni e per lungo tempo sono andati di moda film girati male o fotografati male. Per me l’ultimo grande narratore è stato Sergio Leone, poi c’è stato un vuoto. Non vorrei sembrare presuntuoso, ma nel 2000, quando è uscito ‘L’ultimo bacio’, il pubblico non andava più al cinema perché diceva che non amava il cinema italiano. Questa era l’eredità dei film italiani degli anni ’80 fatti male. Con alcuni film, tra cui il mio, è cambiato qualcosa”.

Com’è il tuo rapporto con la critica online?
La critica la leggo poco perché non mi sono mai sentito capito e perché spesso i critici fanno male agli artisti. Miei film che hanno ottenuto un grosso successo di pubblico hanno avuto critiche agghiaccianti. C’è ancora astio contro ciò che e fruibile dal pubblico perché la critica vuole controllare la materia. Nel caso del web capita spesso che sui blog appaiano recensioni piene di insulti e gli autori si nascono dietro l’anonimato. Io non mi sono mai sentito compreso dalla critica, a volte sono stato massacrato, ma molti artisti massacrati dai critici hanno avuto successo presso il pubblico e se devo scegliere io mi schiero dalla parte di quest’ultimo. Personalmente ho sofferto molto a leggere certe critiche. Mi sono imbattuto in recensioni belle, ma da cui non imparavo niente, e in stroncature piene di insulti. Sul web si legge di tutto”.

Però il web oggi è un potentissimo mezzo di promozione come dicevi prima…
“E’ vero. In occasione dell’uscita di ‘Quello che so sull’amore’ la distribuzione americana sta facendo un’enorme campagna online. Mi ricordo che nel 2005 non era così intensa. Oggi passa tutto attraverso i social network e noi registi dobbiamo tenerne conto”.

 

 

 

 

 

1 commento

  1. signor, Muccino le dice nulla il nome FLAVIO BRIZI.? Ho fatto tantissimi provini per lei,o per chi lavora per lei, poi nulla più, mi piacerebbe saperne di più grazie.!!! Ora che sono attore qualificato con iscrizione all’albo,sede di ROMA. Cordiali saluti.!!! FLAVIO BRIZI, 339/29.57.593 GRAZIE.

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