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Upside Down: l’amore ai tempi di Inception

Il mito di Adamo e Eva, unito a quello di Romeo e Giulietta, rivive in una nuova dimensione, fatta di universi paralleli, mondi sovrapposti e amori da capogiro!  

Due pianeti separati, un amore che li unisce. Adam (Jim Sturgess) e Eden (Kirsten Dunst) sono la versione post moderna di Romeo e Giulietta. A dividerli non è l’avversità delle famiglie contrapposte, bensì la forza gravitazionale, per non parlare della residenza in due pianeti diversi, anzi, opposti.

La sovrapposizione di questi due pianeti impone delle rigide regole gravitazionali di sopravvivenza, il tutto appesantito da una scala sociale in cui il mondo “di sopra” domina quello sottostante, di cui Adam fa parte. Ma l’amore è una forza più forte della legge newtoniana e il regista Juan Diego Solanas usa questo principio per rendere fluida e avvincente l’intera narrazione.

Adam sfida le regole imposte dalla gerarchia sociale (tra cui non poter incontrare nessuno individuo del mondo opposto) solo per raggiungere Eden, scontrandosi contro le ideologie contrastanti alla base del mondo di lei, dove il profitto e l’arrivismo la fanno da padrone (evidenziando una forte critica alla società contemporanea).

Visual effects degni del capolavoro di Christopher Nolan, “Inception”, sono una componente centrale nel film, così come la recitazione dei due protagonisti, l’ex Mary Jane Kirsten Dunst e il protagonista di “Across the Universe” Jim Sturgess.

“Upside Down” non è la solita commedia intrisa di romanticismo che lascia spazio a un copione abbastanza prevedibile dopo pochi minuti dall’inizio. Colpi di scena e una spiccata vena thriller lo caratterizzano, allontanandolo da altri film dello stesso genere, e conferendo un’aria di suspense che non abbandona lo spettatore fino alla fine.

Nelle sale italiane dal 28 febbraio distribuito da Notorious Pictures.

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Alessandro De Simone, Cinematografo.it
Dall’amore alla rivoluzione: l’ambizioso sci-fi di Juan Solanas è un buco nell’acqua.

Tiziana Morganti, Movieplayer.it
Il regista Juan Solanas è riuscito a strutturare una vicenda che si sviluppa esattamente a metà strada tra la tradizione narrativa shakespeariana e l’evoluzione cinematografica degli ultimi anni, riunendo due amanti divisi dalle differenze di classe e da due gravità opposte.

Giancarlo Zappoli, MYmovies.it
Per quanto il pianeta di sotto si presenta come un paesaggio devastato in cui si ergono edifici fatiscenti, il pianeta di sopra è invece moderno e razionale pur conservando anche interni che ricordano un passato raffinato. È in questi spazi che si muovono i protagonisti ed è in essi che si articola una riflessione che in passato avrebbe fatto la gioia di Marx ed Engels e oggi sembra ispirata da Naomi Klein e dai suoi saggi sulla globalizzazione. Perchè nel pianeta di sotto si estraggono le materie prime necessarie per produrre l’energia che viene poi rivenduta a caro prezzo a coloro che sono stati sfruttati. Sarà il maschio Adam a trovare il suo/la sua Eden infrangendo le regole ed entrando nel mondo proibito del benessere in cui un’eventuale infrazione compiuta nel passato deve essere rimossa per potersi conformisticamente adattare a un modus vivendi collettivo.
Non ci sono né frati né nutrici, né Tebaldo né Mercuzio a contrastare i due giovani amanti ma una concezione della società tutta strutturata sul profitto e in cui una miracolosa crema ringiovanente (realizzata grazie ad api rosa) funge da cavallo di Troia per una rivoluzione possibile.

Carola Proto, ComingSoon.it
Oltre ad essere a suo modo divertente, Upside Down è interessante da un punto di vista visivo, perché al di là dell’avanguardistico dispositivo che ha permesso al regista di ottenere un’unica immagine pur girando con due cineprese e due diverse scenografie, risulta originale la maniera in cui l’upstairs e il downstairs vengono rappresentati, il primo fra l’asettico e il metroplitano, il secondo post apocalittico.

Luca Chiappini, Everyeye.it
Ecco come un film “commerciale”, come si è soliti definire questo tipo di prodotti, si rivela in realtà un lungometraggio atipico e ben realizzato, ottima prova e validissimo tentativo creativo di un Solanas che speriamo torni presto a stupire. Un film sottile, da leggere fra le righe, sospesi fra due mondi, che ci sbatte in faccia l’amarezza del genere umano: le costanti storiche velenose e corrosive impresse nel codice genetico e che, ignare degli insegnamenti del passato, tornano. Con un aspetto diverso, ma la stessa sostanza. Da vedere.

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