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Nuovo IMAIE sul decreto liberalizzazioni: “A rimetterci saranno solo gli artisti”

A rischio la raccolta di 12-15 milioni di euro di diritti connessi

Un aumento dei costi di gestione, la paralisi dell’intero processo di ripartizione dei compensi e nel frattempo, come sta già accadendo, il blocco dei pagamenti dei diritti in attesa che si chiariscano meglio i risvolti operativi del decreto: in poche parole, svantaggi certi per gli artisti e benefici altrettanto certi per chi dovrebbe pagare loro i cosiddetti (poco conosciuti) “diritti connessi”. Sono queste alcune delle conseguenze a cui condurrebbe l’attuazione del provvedimento di liberalizzazione della gestione dei diritti degli artisti.

L’argomento è stato al centro di un incontro, mercoledì 8 febbraio, presso la Casa del Cinema di Roma, dal titolo: “Decreto legge sulle liberalizzazioni: come cambia il diritto degli artisti, quale sarà il futuro?”, promosso dal Nuovo IMAIE, l’Istituto che attualmente tutela i diritti degli Artisti Interpreti o Esecutori.

A sostenere questo ente – solo per fare alcuni nomi – una schiera di personaggi eccellenti della musica, del cinema e della cultura che vanno da Claudio Baglioni a Luca Barbareschi, da Lino Banfi a Ivan Cattaneo, da Gigliola Cinquetti a Marco Columbro, da Lucio Dalla a Enzo Decaro, per arrivare a Francesco De Gregori, Piotta, Massimo Ghini, Pino Insegno, Flavio Insinna, Sofia Loren, Marco Masini, Patty Pravo, Giulio Scarpati, Nicolas Vaporidis e Luca Zingaretti.

Diverse generazioni di artisti, unite dal desiderio di difendere l’effettiva esigibilità di un principio che la legge sul diritto d’autore (LDA n. 633 del 1941) sancisce attribuendo ad artisti interpreti ed esecutori che abbiano prestato la propria opera per realizzare una registrazione fonografica o un’opera cinematografica e/o assimilata, una serie di diritti volti a tutelare il valore delle loro prestazioni artistiche e a garantire che essi ottengano un ritorno economico dalla diffusione, dalla pubblica comunicazione e dall’utilizzazione delle loro opere.

“Il provvedimento di liberalizzazione, adottato dal Governo senza alcun confronto con i soggetti interessati – spiega Andrea Miccichè, Presidente del Nuovo IMAIE – pregiudicherà i diritti degli artisti, causando la frammentazione del loro sistema di rappresentanza e producendo, di conseguenza, una minore tutela della categoria nel suo complesso, a tutto vantaggio di chi deve acquisire e pagare i diritti connessi. Per essere più chiari: dei circa 30 milioni di euro di diritti connessi raccolti fino ad oggi ogni anno, si rischia, nel passaggio ad un sistema che preveda più collecting di artisti, di vederne dispersi un buon 40-50%… Parliamo di oltre 12-15 milioni di euro che gli utilizzatori saranno ben felici di risparmiare, approfittando delle incertezze aperte dal nuovo decreto”.

La compresenza di due o più istituti operanti in regime di concorrenza sullo stesso diritto, rappresenterebbe un unicum in tutta Europa: “Non c’è nessun paese – sostiene Miccichè – in cui esistono più collecting di artisti in competizione per un analogo diritto ed i motivi sono ovvi: negli altri stati, gli artisti sono ben tutelati dalla legge e non sarebbe di certo ipotizzabile un sistema normativo che si ponesse in loro danno. Ciò che sta accadendo in Italia, in questi giorni, è la miglior prova della bontà del nostro ragionamento: diversi soggetti utilizzatori, infatti, ci hanno già comunicato che, in attesa degli sviluppi sul decreto relativo alle liberalizzazioni, non intendono corrispondere i diritti degli artisti. Ecco, quindi, che si stanno già producendo gli effetti negativi paventati”.

Il percorso di liberalizzazione ipotizzato, strano paradosso per un percorso di liberalizzazione, non favorirebbe né il consumatore finale, né gli artisti. Gli unici a trarne vantaggio sarebbero gli utilizzatori delle opere degli artisti (ovvero le tv, le radio etc.), che pagherebbero meno diritti e avrebbero più margini per trattare, avendo vari interlocutori con cui dialogare e giocando sempre al ribasso. Una liberalizzazione all’inverso, dunque, a danno di un settore, quello della cultura, che già versa in condizioni difficili nel nostro paese.

“A rimetterci, questo è certo – afferma Miccichè – saranno solo gli artisti, che si ritroveranno più poveri di oggi. Attualmente, infatti, il Nuovo IMAIE tutela gli interessi di tutti gli artisti (circa 71.000 in Italia) anche se quelli iscritti attivamente sono molti di meno, data la natura solidaristica dell’ente. Nel nuovo sistema liberalizzato, invece, ogni istituto in concorrenza con l’altro, 3 o 4 in tutto, riuscirà a raccogliere qualche migliaio di iscritti effettivi, per raggiungere un totale di massimo 20-30 mila iscritti… Gli altri, più della metà degli aventi diritto, perderanno qualsiasi tipo di tutela e non vedranno più un soldo…”.

Per questi motivi, artisti del calibro di Claudio Baglioni, Lino Banfi, Enzo De Caro, Marco Masini, Andrea Roncato, Luca Zingaretti (solo per fare alcuni nomi…), hanno fondato il 12 luglio 2010 il Nuovo IMAIE, che oggi ha già registrato oltre 1.400 iscrizioni di interpreti ed esecutori e si è, in breve tempo, posto all’avanguardia rispetto alle altre società di collecting in ambito europeo.

“L’ente – spiega il Presidente Miccichè – ha adottato nuove modalità, più veloci e trasparenti, per il pagamento dei diritti. Infatti, oggi, gli artisti possono, da casa, mediante un semplice collegamento via internet al sito dell’istituto, conoscere con esattezza quanto hanno maturato per ogni opera cui hanno preso parte. Non solo: sullo stesso sito è possibile assistere a tutte le riunioni dell’attuale comitato consultivo e conoscere le motivazioni di ogni decisione. Infine, abbiamo costituito una grande banca dati che consente pagamenti puntuali e messo in moto un procedimento molto più rapido di ripartizione dei compensi. L’obiettivo di garantire il massimo dell’efficienza, offrendo la massima trasparenza,è stato, quindi, raggiunto dal nuovo ente”.

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