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Sorrentino divide ancora. Ecco cosa dice di “Youth” la critica internazionale

Da Cannes la nostra inviata Marilena Vinci

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Cannes, 21 Maggio 2015 – E’ stato probabilmente il film che ha più diviso la critica al Festival di Cannes, ma sfogliando la rassegna stampa internazionale, “Youth – La giovinezza” di Paolo Sorrentino ottiene importanti consensi. Abbiamo qui riassunto alcuni dei principali commenti della critica, partendo dagli italiani.

Per Paolo Mereghetti – Il Corriere della Sera: “Youth lascia frastornati, perché alla fine ti sembra che il discorso sulla malinconia della vecchiaia e sul rimpianto della giovinezza sia troppo semplice o troppo complicato, capace di dire tutto e insieme niente, ridondante di luoghi comuni (possibile che da vecchi si debba sempre rimpiangere il primo amore? Ma il più bello o il più appassionato o il più doloroso, solo il primo. Che naturalmente non si ricorda, nemmeno tanto bene…) Anche se non mancano momenti intensi e toccanti come quelli del rapporto genitori figli…”.

Per Fabio Ferzetti – Il Messaggero: “Che Sorrentino, volutamente o meno, abbia sfrondato, smussato, semplificato, insomma depotenziato il suo cinema rendendo leggibile e divertente ciò che era faticoso e appassionante, piacevole e rassicurante ciò che era torbido e inquietante. Potrà guadagnarci in comunicazione. Ma di certo non in profondità”.

Per Valerio Caprara – Il Mattino: “Il film è riuscito e tiene stretta la sua ispirazione, ma nel bene e nel meno bene continua a seguire il metodo a strappo della clausola sorrentiniana: al di là dello splendido duetto tra i due dominatori dell’inquadratura Caine e Keitel, una visione ipnotica s’alterna, così, a un dialogo telefonato, una scossa rabbrividente a un trompe-l’oeil fotografico, un diapason virtuosistico all’aggiunta insita di un aforisma da vitelloni felliniani o addirittura (soprattutto nello stridente cammeo della Fonda furiosa) all’invettiva contro il cinema che è diventata, grazie anche allì’ultimo Moretti, un facile escamotage da cineasti incalliti”.

Per Malcom Pagani – Il Fatto Quotidiano:La Giovinezza è un manifesto che tiene insieme profondità e leggerezza, tentazione e perversione irresistibile come ricorda Caine e che è felice di farsi tentare dall’omaggio ai generi più vari senza dimostrarsi schiavo di nessun registro. Futuro, presente e passato sono impalpabili e nessuno dei protagonisti, costretto a valutarne il peso, sa sopportarlo senza ricorrere alla metafora. La vita è un punto di vista. Un’inclinazione”.

Mentre per Mario Sesti – Huffington Post: “quando giunge alla intensità delle sue emozioni (soprattutto nella parte centrale) subito si rifugia nel virtuosismo dei dialoghi, nell’ebbrezza della visione, nel grottesco insensato e divertente della vita. Proprio questo lo rende spesso un film magnifico. Gli attori sono bravi e adorabili, le ricchezze visive e di scrittura (al netto di qualche sentenziosità), sembrano quasi inesauribili (…). Si può rimanere immuni dalle emozioni almeno al termine della vita? Il finale, toccante, dimostra invece che né l’apatia, né la perdita di memoria, né l’arguzia, né la malattia possono cancellare completamente il segno indelebile di ciò che potremmo chiamare le conseguenze dell’amore”.

Per la bibbia cinematografica Variety in Youth c’è “Tutto quello che i fan del regista si aspettano è qui: composizioni mozzafiato (con Luca Bigazzi di nuovo alla fotografia), secondo a nessuno nella comprensione della gamma emotiva della musica, deliziosi intermezzi inaspettati, e una performance imponente, questa volta divisa in due (…). Inoltre, c’è una presenza femminile più forte di quanto si sia visto da ‘This Must Be the Place’. L’influenza di Fellini, in particolare quella di ‘8½’, rimane, e anche se nell’intera confezione non dimostra la bravura de  ‘Il Divo’ e ‘La grande bellezza’ è più in contatto con l’esperienza umana. Strutturalmente, Sorrentino continua a creare i suoi film come un compositore”.

Per l’inglese Screen:“L’ironica, fiammeggiante opera cinematografica di Paolo Sorrentino raggiunge nuove vette di appariscente magnificenza del buon gusto in Youth, una meditazione sull’invecchiamento, la creatività e la messa in scena di spettacoli impostato quasi interamente in un hotel termale svizzero. Apre i pori con immagini incantevoli e strofina unguenti musicali lenitivi, di tanto in tanto variando il trattamento con una spruzzata di rinforzo di dramma freddo, servita perfettamente da attori-assistenti”.

Il britannico  Guardian gli assegna tre stelle su cinque e parla di “un film minore, svagato” ma loda l’aspetto visivo “stiloso come sempre”, le “idee e immagini divertenti”.

The Indipendent: “Questo film davvero sembra di sbirciare nella mente del regista ed è caotico e affascinante. Più bizzarre sono le rappresentazioni fittizie di personaggi reali, tra riflessioni surreali su Diego Maradona, Hitler, un buddista levitare e una donna araba velata. Youth può avvenire in un solo luogo, ma Sorrentino porta il mondo ad esso. (…) Il film sembrava dividere il pubblico tra i fischi e applausi alla fine della sua proiezione a Cannes, ma per me è finora il più clamoroso standout del festival”.

Per l’americano The Hollywood Reporter: “Youth è una festa voluttuosa, una full immersion del corpo nei piaceri sensoriali del cinema. Un film su vecchi artisti realizzato da un uomo molto più giovane, Paolo Sorrentino, al suo secondo lungometraggio in lingua inglese, è un incommensurabile miglioramento dal primo, This Must Be the Place, molto più vicino al livello del suo trionfo del 2013, La grande bellezza, utilizza il materiale potenzialmente pesante in modo disarmante estroso, intelligente e appassionato”.

Infine i francesi di Le Figaro hanno adorato il film, contrariamente ai fratelli di Libération.


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