Home Uncategorized Elisabetta Rocchetti, “volevo raccontare le donne come fossi un uomo”

Elisabetta Rocchetti, “volevo raccontare le donne come fossi un uomo”

Intervista ad Elisabetta Rocchetti

“Ho voluto fare un film con l’intento di raccontare personaggi veri, di rispettare la natura stessa degli attori, di rispettare il vero, perché la vita è così”. Con queste parole, Elisabetta Rocchetti sintetizza il senso del suo lungometraggio d’esordio, “Diciottanni – Il mondo ai miei piedi”, uscito nelle sale il 29 aprile, distribuito da Officine UBU. La critica lo ha paragonato al cinema che possiamo vedere in Francia, in Germania o in Corea, ma del tutto nuovo in Italia.  Il coraggio di Elisabetta Rocchetti va ancora oltre. Dopo aver ricevuto un rifiuto dal Ministero e dall’Istituto Luce (tra gli altri), ha deciso che il film l’avrebbe fatto comunque, anche producendolo da sola. Ci è riuscita, tra tante difficoltà,  con una piccola équipe di attori e tecnici che si sono appassionati a questo progetto.

“Diciottanni – Il mondo ai miei piedi” è la storia di Ludovico, un diciottenne che non riesce a vivere la sua età. Orfano da quando era piccolo e cresciuto da uno zio tossicodipendente, ricerca nelle donne, in particolare in quelle più grandi, l’amore incondizionato nel tentativo di riempire il suo vuoto affettivo, ma senza riuscirci davvero. Quando Ludovico s’innamora di Giulia, amante dello zio, sarà costretto ad aprire gli occhi sulla sua situazione familiare e sentimentale. E dopo aver toccato il fondo spirituale e morale, Ludovico cercherà di ritrovare davvero se stesso e diventare un ragazzo della sua età.

Quali sono le tue impressioni sulla risposta della critica?
Sono rimasta molto sorpresa e soddisfatta dal giudizio della critica. All’inizio non mi era chiaro se avessi fatto un film per ragazzi o un film d’autore. In un certo senso mi hanno aiutata a tirar fuori l’identità della pellicola, che è quella di un film d’autore. Le critiche positive mi hanno gratificato perché hanno premiato il mio sguardo personale sul soggetto, dall’altro lato mi sono dispiaciuta perché so che non è un film commerciale  e che non avrebbe mai potuto raggiungere determinati incassi.

Hai dimostrato molto coraggio nel portare a termine il progetto senza il sostegno di nessuno. Quali sono state le difficoltà maggiori di girare una pellicola low budget?
Ne ho incontrate svariate di difficoltà. La più grande è stata quella di trovare un laboratorio che mi finalizzasse il film. Ogni film richiede montaggio, color correction, doppiaggio, missaggio. Io ho girato con dei microfoni piccoli ma, anche avendo a disposizione grossi budget, ogni film va doppiato, non si può andare in sala con il rumore del vento. Ho trovato un laboratorio che mi ha finalizzato tutto, l’Eurolab Italia, che mi ha concesso il servizio gratuitamente con la condizione di lavorarci nei momenti liberi. La difficoltà più grande è stata quella di tenermi a disposizione per un anno per sfruttare gli spazi liberi e finire il mio film per riversarlo in pellicola. Credo che senza l’aiuto di Franco Gaudenzi non ci sarei mai riuscita.

Come è nato il soggetto e quanto ci hai messo a realizzare il film?
L’idea nasce da una storia vera e c’è una vena autobiografica. Tempo fa ho conosciuto un ragazzo di nome Sasha che viveva proprio come il protagonista del mio film. Abbiamo avuto una storia e, nonostante fosse più giovane di me, ho scoperto che frequentava donne molto più grandi di me e che lui stesso era molto più maturo di me. Era orfano, benestante e aveva uno zio che lo trattava molto male. Per cui mi è nata l’idea. Certo gli altri personaggi del film sono inventati, ma ho preso lo spunto da questo ragazzo. Per la tempistica, ho impiegato una settimana a scrivere soggetto e sceneggiatura, un mese per girarlo e due anni per terminarlo.

Come hai scelto il cast?
Ho visto “Ti stramo”, ho osservato Marco Rulli e mi son detta “lui sarà il protagonista del mio film”. Quindi l’ho chiamato, non lo conoscevo, e gli ho proposto il ruolo, ignorando l’esito dei finanziamenti che avrei dovuto richiedere. Quindi, l’ho inserito nel cast. Ho presentato il mio progetto al Ministero e all’Istituto Luce ma non è stato accettato. A quel punto, ho dovuto confessargli che non ci sarebbero stati compensi. Lui ha accettato in ogni caso. L’incontro con Monica Cervini (che interpreta la moglie di G-Max) è avvenuto grazie ad Alessia Barela, mia collega in “Terapia d’urgenza”. E gli altri attori si sono aggiunti per passione e tramite conoscenze dirette e indirette.

Qual è l’intento del film?
Mi piaceva l’idea di raccontare le donne come fossi un uomo. Poi, ultimamente sto scrivendo tanti soggetti che vedono protagonisti gli uomini. Ho voluto fare un film con l’intento di raccontare personaggi veri, di rispettare la natura stessa degli attori, ho fatto di tutto per farli sentire se stessi. Del resto, anche io stessa sono istintiva come attrice e come regista, non ho mai studiato. Ad esempio, proprio per questo motivo,  ritengo di aver dato il meglio di me stessa ne “L’imbalsamatore” perché ero selvaggia. Io amo quel tipo di recitazione. Penso di aver riproposto questo stesso lato nel film. Ho preferito che tutti parlassero in slang romano, che tutto fosse uguale al vero perché la vita è così. Le esperienze che ho fatto mi hanno portato ad amare questo tipo di cinema.

Cinema e regista di riferimento?
Tutti quelli con cui ho avuto il piacere di lavorare, ho imparato a recitare e fare film semplicemente facendoli. Per cui, tutti i nomi che vedi sul mio curriculum sono i miei maestri, ho preso e imparato un po’ da tutti.

Come mai hai deciso di interpretare quel personaggio?
Fondamentalmente per necessità di produzione. All’inizio era stato affidato ad un’altra persona , poi all’ultimo momento mi ha comunicato che non avrebbe potuto portare a termine il ruolo e ho deciso di interpretarlo io. Inoltre, sentivo che era un ruolo che avrei potuto e saputo interpretare. Se dovessi fare un altro film, comunque, vorrei fare solo la regista, non credo mi ritaglierei altri ruoli nei miei stessi film.

Prossimi progetti, come attrice o regista?
Sto pensando ad una commedia romantica dove vorrei come protagonisti Alessia Barela e Marco Rulli, ma è veramente prematuro parlarne.

Sogno nel cassetto?
Fare un altro film con un budget vero.

 

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