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Monica Scattini, “Nelle vesti di regista ho scoperto di avere delle tendenze al potere”

Intervista a Monica Scattini, l’attrice italiana esordisce nella regia con il cortometraggio “Love Sharing”

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Margherita è una donna che soffre la fine di una storia travagliata. Decide di liberarsi di tutto ciò che la lega al suo passato, tra cui una collanina che vuole riconsegnare di persona al suo ex. La macchina che Margherita vuole affittare per andare a restituire l’indesiderato regalo è occupata, come spesso ultimamente sta capitando. Fra dispetti per il possesso dell’auto, una strana amica e consigliera e le mille peripezie che la nostra protagonista dovrà affrontare, si sviluppa una dolce e simpatica romantic comedy con un finale a sorpresa.

“Love Sharing”, diretto e interpretato da Monica Scattini, è prodotto da Moliwood Films con il sostegno del MiBACT (Interesse Culturale) e della Regione Lazio (Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo). Nel cast: Alessandro HaberLuca Argentero, Sandra Milo e Eugenia Costantini. La storia prende le mosse da una dinamica personale, come ci racconta la regista: “Voler raccontare questa storia stava diventando una sorta di ossessione, a metà strada tra esperienza personale e finzione”.

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Come è nata l’idea del cortometraggio?
E’ nata basandosi sulla mia storia ed esperienza personale, nel senso che io non ho mai pensato di dirigermi o dirigere qualcun altro e non sai mai dove ti porta la vita. Credevo di poter fare solo l’attrice. Poi sono successe un po’ di cose, ho perso mio padre (il regista Luigi Scattini, ndr) ed è lui che mi ha insegnato tutto sul cinema, sulla voglia di fare questo lavoro. Amava molto che io facessi l’attrice quindi mi ha fatto fare tutti i mestieri nel settore in modo da poter decidere cosa volessi fare da grande. Contestualmente, poi, è finita una mia grande storia d’amore. E’ scattata quasi naturalmente la voglia di voler raccontare una storia, per la prima volta. Poi ovviamente nel corto c’è tutta una parte di fantasia che passa attraverso il car sharing, questo nuovo modo di “avere” una macchina. Infatti, nel cortometraggio io mi libero della macchina e di tutto ciò che mi ricollega al mio ex, ricorro al car sharing e ogni volta che mi serve la macchina è sempre occupata, così ho iniziato a fantasticare su qualcuno che me la frega apposta.

Quanto sono durate le riprese e quali sono state le difficoltà?
Ho avuto la fortuna di avere il contributo del Ministero, quindi è già una bella cosa l’interesse culturale. Le riprese sono durate 3 giorni e mezzo ed ho avuto una troupe di grandi professionisti, tutte persone che avevano lavorato con me in film in cui facevo l’attrice, ovviamente. Gianni Fiore Coltellacci come direttore della fotografia, Walter Caprara come scenografo, Bruno Tarallo come truccatore, veramente un cast tecnico di tutto rispetto. E lo stesso posso dire degli attori. Nel cast c’è uno dei miei più cari amici che è Alessandro Haber; Sandra Milo che è una donna meravigliosa e ci amiamo molto. E anche Luca Argentero ed Eugenia Costantini li ho scelti proprio col cuore.
Difficoltà ce ne sono state. Il giorno in cui ho girato la scena con Haber al Fontanone c’era un vento pazzesco a Roma. Sembrava di stare a Trieste, avevamo tutti i capelli per aria, il fonico era disperato con la presa diretta. Tra l’altro, quel giorno siamo arrivati con il permesso per girare e stavano svuotando il Fontanone per la pulizia settimanale. Io sono entrata nel panico, avevo fantasticato tanto e ironicamente mi ero detta “Dopo la Grande Bellezza farò la Piccola Bellezza” (ride, ndr). Infine, per chiudere in bellezza appunto, la macchina che dovevamo usare per il car sharing aveva avuto un piccolo incidente. Insomma, sai quelle giornate in cui succede di tutto? Ma alla fine abbiamo risolto, girando prima tutto il piano su di me e poi su Haber e nel frattempo la Fontana era di nuovo piena.

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Come ti sei trovata nelle vesti di regista?
Molto bene, a tal punto da pensare “Ma io ho sbagliato tutto!”. E’ molto più divertente fare la regista. Perché stare lì a soffrire e dipendere dagli altri quando tutti vengono da te a chiederti le cose? Ma è fantastico! Decidi tutto tu, dalla scenografia al costume, all’inquadratura. Sei sempre interpellata. Il sentirmi comandante della nave mi è piaciuto molto. Ho scoperto di avere delle tendenze al potere (ride, ndr). Se avessi saputo che era così bello, non avrei fatto la protagonista. E infatti la prossima volta farò così. Mi sono divertita molto quando ho diretto Argentero e la Costantini, perché era l’unica scena in cui io non c’ero. Ho adottato il sistema americano, cioè quello di fare subito le prove, in modo da sistemare già la macchina, l’inquadratura e tutto e noi nel frattempo andavamo a vestirci mentre gli operatori sistemavano le luci. In generale è stato molto bello, voglio rifarlo al più presto.

Qual è il prossimo passo? Altri film da regista?
Intanto vediamo come va questo. Lo presento alla Casa del Cinema il 24 novembre e purtroppo non va nelle sale. Una volta anche i cortometraggi andavano nelle sale e invece oggi le uniche vetrine che abbiamo a disposizione sono i Festival. In ogni caso, vediamo che succede. Potrebbe diventare un lungometraggio perché insomma l’idea c’è, oppure anche una serie. Oppure chi lo sa. Ma è una buona occasione per presentarmi al mondo dello showbiz in qualità di regista.

Prossimi progetti da attrice?
Fondamentalmente mi sto concentrando su questo progetto. Dovrei fare un film, un’opera prima, ma è prematuro parlarne e al momento preferisco dedicarmi a questa mia nuova scoperta, la regia. Le cose sono tutte in divenire e non rinnego la mia professione, la recitazione. Guai!

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