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Daniele Pecci: “Il mio Amleto punta dritto al sodo, al puro, al vero”

Intervista a Daniele Pecci per l’Amleto di Shakespeare, debutto il 21 marzo al Teatro Lea Padovani di Montalto di Castro  

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Debutterà al Teatro Lea Padovani di Montalto di Castro sabato 21 marzo e promette di essere uno spettacolo “vero e puro, puntando sulla semplicità della recitazione”. E’ l’Amleto di William Shakespeare proposto da Daniele Pecci con la regia di Filippo Gili. “E’ un pezzo che studio e che sogno di interpretare da più di 25 anni, praticamente da quando ho iniziato a fare l’attore. Ed ho iniziato a recitare quasi come folgorazione dopo la lettura di questo testo”.

Il 26 marzo sarà la volta di Campobasso per poi toccare L’Aquila e probabilmente Roseto degli Abruzzi. “Per adesso finiamo qui, visto che la stagione degli spettacoli giunge al termine. Abbiamo voluto testarlo e proporlo subito affinché fosse pronto l’anno prossimo per città come Roma e Milano, sperando che qualcuno si faccia avanti e si incuriosisca”.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Daniele, che rivedremo in tv il prossimo autunno tra i protagonisti della fiction “I Misteri di Laura” per la regia di Alberto Ferrari, prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi per Canale 5.

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Cosa puoi anticiparmi dello spettacolo? So che l’Amleto che proponi avrà una chiave di lettura insolita.
Non so se sarà una lettura insolita, noi ci abbiamo messo lo stesso impegno di chiunque approcci ad un pezzo del genere: in modo molto semplice e diretto. Forse è la più grande opera teatrale mai scritta, contiene in sé una quantità di significati e stratificazioni accresciuti ancora più dal fatto che è il testo più rappresentato da quando è stato scritto, dal 1600 ad oggi, per cui è ricchissimo. Noi lo abbiamo letto con grande semplicità, con grande purezza. Il regista, Filippo Gili, è molto bravo, punta sulla semplicità della recitazione, su una direzionalità che annulla certi barocchismi e certe cose che non ci interessano più, andando dritti al sodo, alla materia. Ed è difficile trovarne uno uguale perchè è una produzione piccola, considerando i mezzi che abbiamo, ma grande perché siamo 13 attori. Oggi, con la crisi che c’è, produrre uno spettacolo con 13 attori è una cosa folle. Però per amore di questo testo, per amore dell’arte e del teatro abbiamo tutti quanti stretto la cinta, scavalcando le montagne. Dopo il debutto il 21 a Montalto di Castro, faremo un’altra data a Campobasso, due date a L’Aquila e probabilmente una a Roseto degli Abruzzi. Per adesso finiamo qui, visto che la stagione degli spettacoli giunge al termine. Ci è sembrata una buona strategia testarlo e proporlo subito affinché fosse pronto l’anno prossimo per città come Roma e Milano soprattutto, sperando che qualcuno si faccia avanti e si incuriosisca.

Come è nata l’idea dello spettacolo?
Come attore di teatro classico, è un pezzo che studio e che sogno di interpretare da più di 25 anni, praticamente da quando ho iniziato a fare l’attore. Ed ho iniziato a recitare quasi come folgorazione dopo la lettura di questo testo. E come tantissimi miei colleghi, sono cresciuto con l’idea che un giorno l’avrei fatto, ma con le modalità che volevo io. Qualche volta mi è stato proposoto di farlo ma magari con meno attori o con soluzioni diverse. Io sognavo di fare, e ci sono riuscito, quello vero, quello autentico, con tutto il testo e tutti i personaggi e gli attori. Per cui, dopo tanti anni sto realizzando un sogno.

Come è nato invece l’incontro con Filippo Gili?
E’ un ragazzo diplomato all’Accademia, un po’ più grande di me, ai tempi in cui c’era Ronconi, e il suo esordio è stato proprio con lui. Da quella stessa scuola ha poi preso una certa distanza, intraprendendo un percorso autonomo e originale. In questi anni ho seguito tante cose della sua carriera e l’ho visto maturare ed approdare con gli ultimi spettacoli, soprattutto con uno di Čechov molto bello. Ho capito che, sia con lui che con il gruppo intero, poteva nascere una bella collaborazione per questo Amleto.

Immagino che il risultato vi stia soddisfacendo?
E’ ancora tutta un’incognita. Debuttiamo il 21, mancano pochissimi giorni ma stiamo ancora lavorando moltissimo. Non sappiamo ancora bene come sarà il risultato, speriamo bene.

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Hai altri progetti in ballo?
Ho girato una fiction per la regia di Alberto Ferrari prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi per Canale 5 che si chiama “I Misteri di Laura”, dovrebbe uscire il prossimo autunno.

Qual è ad oggi il ricordo a te più caro, in termini professionali ovviamente.
Senza dubbio l’Edipo Re che ho fatto a Siracusa l’anno scorso, perché è una di quelle tappe che mi ero prefissato quando ho decio di fare teatro e sono quei ruoli imprescindibili per uno che vuole fare l’attore. E’ un ruolo che amo, che conosco e che studio da sempre e quando hai la possibilità di farlo, soprattuttto a Siracusa in un teatro greco, è il realizzarsi di un sogno.

C’è qualcuno che senti di dover ringraziare nella tua vita?
Implicitamente tante persone che volenti o nolenti mi hanno dato tante cose. Ma al contempo ritengo faccia parte del naturale scambio. Te ne potrei dire centinaia di nomi. Chi veramente ha dato una svolta alla mia carriera è sicuramente il produttore, scomparso da qualche anno, Goffredo Lombardo della Titanus che da oscuro attore di teatro mi fece diventare un personaggio conosciuto in tutta Italia. Puntò contro tutto e tutti a farmi fare uno sceneggiato che ebbe poi grandissimo successo e ha dato una svolta alla mia carriera.

Qual è ad oggi il tuo sogno più grande?
Continuare con una maggiore facilità a proporre spettacoli e progetti validi. Sogno di fare del cinema di qualità, qualora questo fosse interessato a me, e continuare a fare la tv nella maniera in cui l’ho fatta fino ad ora, sempre con progetti di maggiore importanza e risonanza.

Sei soddisfatto oggi?
Certamente non posso lamentarmi ma non si smette mai di desiderare.

 

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