Home Uncategorized Pietro Reggiani: “Quella di scomparire è una metafora interessante e curiosa da...

Pietro Reggiani: “Quella di scomparire è una metafora interessante e curiosa da esplorare”

La nostra intervista al regista del film “La dolce arte di esistere” con Francesca Golia, Pierpaolo Spollon, Salvatore Esposito, Rolando Ravello e Anita Kravos

 pietro-reggiani-2928

E se l’invisibilità invece che un superpotere fosse una sindrome psicosomatica che mina in maniera patologica la qualità della vita e il relazionarsi con il prossimo? A raccontarci di “invisibili patologici” è “La dolce arte di esistere”, la nuova commedia di Pietro Reggiani, dopo “L’estate di mio fratello”.

Il film, interpretato da Francesca GoliaPierpaolo SpollonSalvatore Esposito e Rolando Ravello, è ambientato in un mondo in cui si suppone esista l’invisibilità psicosomatica, ovvero in cui le persone con difficoltà di relazione, in certe situazioni, diventano letteralmente invisibili. Sarà sullo sfondo di questa invisibilità subìta che ci sarà l’incontro tra Roberta (Francesca Golia) che necessita di attenzione per non scomparire e Massimo (Pierpaolo Spollon) che al contrario scompare se sente troppa attenzione su di sé.

Nel cast anche Claudia Amato, Edoardo Olivieri, Asya Pignanelli, Anna Ferraioli, Sara PutignanoAnita Kravos, Pietro Bontempo, Beatrice Uber, Giuliano Comin, Francesca Cuttica e Carlo Valli (voce del narratore).

La pellicola è stata girata fra Roma, Verona e Trento. “La dolce arte di esistere” è stato prodotto e distribuito da Adagio Film grazie a un’operazione di crowdfunding, in associazione con Emmedue Videoproduzioni e il sostegno della Trentino Film Commission e del Fondo per il Cinema della Regione Lazio.

la-dolce-arte-di-esistere-2029

Tu stesso l’hai definito un film sulla “malattia sociale”. Come ti è venuta in mente l’idea?
Di solito sono metafore che mi piace esplorare e che arrivano da sensazioni personali, dal vissuto o da quello che c’è intorno, per capire che senso abbia. In questo caso, mi sembrava interessante e al contempo curioso raccontare la possiblità di scomparire se non si ha troppa attenzione ma anche di scomparire se ne ha abbastanza. E’ una metafora della difficoltà ad affrontare la vita, abbastanza ampia da poter esssere analizzata.

So che è stato girato grazie all’ausilio del crowdfunding. Come è andata e sei soddisfatto?
Quello del crowdfunding è un fenomeno interessante. Hai la possibilità di reperire fondi grazie all’ausilio del pubblico o di piccoli investitori privati o appassionati. E serve a dimostrare che c’è una base di interesse intorno al progetto. Anche la Film Commission ha trovato dei buoni materiali preparatori ed è stata sicuramente soddisfatta anche la Regione Lazio per i materiali che ha trovato e che danno un po’ il senso di quello che dovrebbe essere il film. Io credo che nella condizione di fare un film indipendente non si possa escludere il crowdfunding dalle opzioni possibili.

Una sceneggiatura è ricchissima di ambienti e personaggi, deve essere stato difficile.
L’idea era di fare un film con un mondo parallelo, che è poi il nostro, con tanti oggetti e tanti personaggi diversi. Questo permetteva da un lato di fare un film relativamente a basso costo, ma al contempo dall’altro impediva di fare un film a zero budget come si potrebbe tentare di fare. Le settimane di ripresa sono diventate 9 e sono aumentate anche le location, con una troupe non più così leggera e con tante persone coinvolte.

I ritmi sono stati serrati?
Neanche tanto, nel senso che poter girare in 9 settimane è stato un bel lusso. Se mancava del materiale potevamo tornare a prenderlo e fermarci. Al mattino ero un uomo morto perché capivo che quella giornata non avrei potuto portarla a casa. E in pausa pranzo mi dedicavo a togliere tutte le inquadrature possibili non necessarie.

Come mai la scelta di affidare il racconto ad una voce fuori campo?
Per come doveva essere la distanza nell’intenzione di questi personaggi, sentivo che era la scelta giusta. Se fossero stati dei personaggi visti senza filtri, sarebbe stata una storia eccessivamente drammatica, e non era nelle mie intenzioni. I protagonisti sono persone che non riescono ad esistere e sarebbe stato arduo ridere. E invece la voce narrante ci dà quella distanza che ci permette anche di sorridere delle loro disavventure senza allontanarci troppo dal senso e permettendoci comunque di soffrire per loro. Diversamente, sarebbe stata una tragedia assoluta.

Sembra che ti piaccia indagare l’animo umano. Ci sono altri progetti a riguardo sui quali stai lavorando?
Decisamente sì, siamo ancora in fase embrionale ma sto lavorando su un nuovo progetto.

vincenzo (rolando ravello)

cecilia (anna ferraioli ravel) e lorenzo (valerio di benedetto) si allontanano, roberta (francesca golia) scompare

la piccola roberta (claudia amato), suo fratello (andrea pittorino) e la madre (anita kravos)

roberta (francesca golia) e massimo (pierpaolo spollon) copia

roberta (francesca golia) e massimo (pierpaolo spollon)

roberta (francesca golia) riappare, massimo (pierpaolo spollon) scompare

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here