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Nadia Kibout: “debutto alla regia perché ho qualcosa da dire”

Intervista a Nadia Kibout, attrice francese di origine algerina

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Attrice francese nata da genitori algerini, Nadia Kibout ha un curriculum ricco soprattutto di teatro e cinema. L’abbiamo vista di recente nel film tv “Una casa nel cuore”, trasmesso su Rai 1 la sera di Pasquetta con successo di ascolti. E ora la ritroviamo tra i protagonisti di “Ameluk” (nelle sale dal 9 aprile), opera prima di Mimmo Mancini, nel ruolo di Amida.

È Venerdì Santo a Mariotto, piccolo paese della Puglia. Tutto è pronto per la Via Crucis, ma l’interprete di Gesù, il parrucchiere Michele (Paolo Sassanelli) si siede per sbaglio sulla corona di spine. A sostituirlo il tecnico delle luci, Jusef, detto Ameluk (Mehdi Mahdloo Torkaman), ma c’è un problema: è musulmano. La notizia di questo Gesù musulmano desta scalpore, fa il giro del mondo e il piccolo paese pugliese si spacca in due.

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Nel film interpreti Amida. Chi è lei?
E’ la sorella del protagonista, Jusuf, meglio noto come Ameluk. E’ proprietaria di un ristorante kebab insieme a suo marito e vivono in tutta pace e serenità in un piccolo paese finché suo fratello arriverà ad interpretare, per una serie di circostanze, Gesù Cristo durante la processione. Da quel punto in poi tutti gli equilibri del Paese saranno scombussolati. Amida si ritroverà tra due fuochi, da un lato il marito che vive come uno scandalo la situazione di Ameluk ed è preoccupato per la sorti del ristorante, e dall’altro il conflitto con suo fratello, l’unico famigliare vicino, in difficoltà, e vorrebbe difenderlo.

Un tema attuale, trattato con leggerezza, definito giustamente un film contro i pregiudizi. Qual è il tuo punto di vista?
Credo dipenda sempre tutto da noi, da come ci poniamo e dallo sguardo che abbiamo sul mondo, da come affrontiamo le cose. Sinceramente è un fatto di ignoranza, c’è la tendenza a pensare che l’altro è diverso e lo guardiamo con occhi sospetti, che sia arabo o che sia gay: c’è la paura del diverso. Non veniamo educati ad uno sguardo naturale verso l’altro. E a volte può sfociare in razzismo ed intolleranza come una sorta di corazza. Sono di origine algerina anche se nata e cresciuta in Francia e guardo con curiosità, rispetto, accoglienza. Mi considero cittadina del mondo, voglio il mondo, così come la vita, a tutto tondo e voglio godermela fino alla fine. Ed ho modo di farlo tramite un mestiere meraviglioso, quello dell’attore.

Hai girato in Puglia, quanto sono durate le riprese e come ti sei trovata sul set?
Abbiamo girato per un mese e mezzo e siamo stati tra Bitonto, Mariotto e Castel del Monte. La Puglia è stupenda, tutta bella e si mangia e si beve da Dio. L’accoglienza è stupenda. Il sud non ha eguali, da Napoli in giù gli scenari, i tramonti, i colori sono mozzafiato. In un mese e mezzo ho avuto modo di respirare pienamente lo spirito del posto e poi ho dei cari amici pugliesi e ci vengo spesso. In questo momento sono sul lungomare di Taranto.

Tra l’altro proprio in questi giorni avete presentato il film all’Università di Foggia.
Esatto, e visto che sono ancora qui, mi sto concedendo un bel crudo di mare. Oggi il tempo è bellissimo.

Dicevi che quello dell’attore è il lavoro più bello del mondo, qual è l’aspirazione più grande?
Intanto sono riuscita a fare della mia passione un mestiere e mi sento fortunata ogni volta che mi viene data la possibilità di farlo. Ambisco a ricevere il premio più importante di tutti, quello che tutti vogliono e che non nomino per buon auspicio. Io amo sognare in grande come avrai notato.

Di recente ti abbiamo vista in tv nel film “Una casa nel cuore”, un tema molto delicato e sentito.
Sono molto contenta, ha colpito e conquistato tanta gente, ho avuto un ritorno discreto, e tuttora la gente mi ferma per strada. E’ come se avessero aperto gli occhi un po’ di più sulla tematica. Poi in tv l’argomento è sempre stato poco trattato. Mi ha colpito che molti stiano chiedendo il sequel. Eravamo molto preoccupati perché andare in onda il lunedì di Pasquetta sembrava rischioso, invece abbiamo vinto con gli ascolti. Grande soddisfazione.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
C’è in ballo un film internazionale ma non posso dirti molto. Poi girerò un film italiano a luglio e anche lì non posso dirti niente. Ma posso annunciarti che quest’anno debutto alla regia con un corto al quale tengo molto, su una storia vera, e di cui sono anche la protagonista. Lo giro a settembre, sto mettendo tutto in piedi con la produzione proprio in questi giorni, ho terminato la sceneggiatura la scorsa settimana e da due giorni ci stiamo mettendo in moto. Posso dirti solo due parole: donna araba e velo. Per ora il titolo è “Le ali velate”.

Vedo che sei sempre molto sensibile a queste tematiche.
Sono reatà a me molto vicine, le conosco e le ho vissute. Avevo il desiderio di passare alla regia proprio per questo e sento che è il momento giusto per farlo. Non avendo la possibilità di esplorarle con registi o sceneggiatori, ho deciso che avevo qualcosa da dire e voglio farlo in questo modo. Sono contenta di farlo proprio in Italia e considero questo film come il mio secondo figlio, oltre a quello naturale che ho, una poesia diversa ma della stessa intensità. Sento che è un buon momento, è un ottimo anno, quello del raggiungimento dell’equilibrio. Il segreto è non fermarsi mai.

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