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Alessio Vassallo a Palermo ricorda le vittime della mafia

La nostra intervista all’attore Alessio Vassallo

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di Ivana Calò

“Tutti abbiamo una coscienza che deve essere attiva. La mafia ci è più vicina di quanto immaginiamo”. Esordice così Alessio Vassallo, tra i protagonisti di “Dieci storie proprio così”, spettacolo teatrale già andato in scena a Roma e a Napoli e ora, il 23 e 24 maggio sbarca al Teatro Biondo di Palermo, proprio in occasione del XXIV anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Lo spettacolo – scritto da Giulia Minoli ed Emanuela Giordano che cura anche la regia – racconta di vittime innocenti della criminalità organizzata, storie di impegno civile e riscatto sociale, di responsabilità individuali e collettive, di connivenze istituzionali e di taciti consensi.

In scena il coraggio espresso da associazioni di ragazzi caparbi, la tenacia dei parenti delle vittime e di tutti gli italiani che fanno dell’impegno un diritto inalienabile. Le storie si intrecciano tra loro in un affresco corale, carico di energia vitale. Protagonisti sono eroi conosciuti come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Don Giuseppe Diana, Giancarlo Siani, Peppino Impastato e meno conosciuti come Annalisa Durante, Federico Del Prete, Silvia Ruotolo.

Lo spettacolo è parte integrante del Palcoscenico della Legalità ed è un progetto sperimentale di collaborazione tra teatri, istituti penitenziari (Airola e Malaspina), scuole (più di 20.000 gli studenti coinvolti) e società civile.

Sul palco, insieme ad Alessio Vassallo, anche Daria D’Aloia, Vincenzo d’Amato, Tania Garribba, Valentina Minzoni, Salvatore Presutto, Diego Valentino Venditti, e con Tommaso Di Giulio alle chitarre e Paolo Volpini alla batteria.

 Dieci storie 2_foto Francesco Squeglia

“Dieci storie proprio così” è già andato in scena ed è andato molto bene…
Sì, è andato in scena al Teatro Argentina a Roma e al Teatro S. Carlo di Napoli e ora, per due giorni lo portiamo al Teatro Biondo di Palermo per poi ripetersi al Festival di Sinigallia. Il prossimo anno lo riproporremo a Roma, per una settimana di fila e lo stesso faremo al Piccolo di Milano. Insomma, abbiamo avuto tante richieste e non può che essere un segnale, che le coscienze si stanno risvegliando ancora di più. Noi raccontiamo delle storie, in realtà non proprio dieci ma poco più, che hanno tutte un comune denominatore, tutte attraversate da dolore, rabbia, che poi si trasformano in resistenza, in coscienza civile e in operazioni concrete, come il lavoro sulle terre confiscate alle mafie. Lo spettacolo ha due concetti chiave: quello dello “stare insieme” e quello del “riscatto”. Il progetto nasce nelle scuole, come percorso itinerante, facendo dei laboratori con i ragazzi. Proprio questa è stata la parte più bella, non solo perché fai esercizio ma anche perché hai la possibilità di parlare di cosa sono oggi la mafia e la criminalità organizzata e cosa possiamo fare. Proprio qualche giorno fa ragionavo sul fatto che io che sono un ragazzo giovane, non sono un magistrato, non sono un eroe. E allora io che posso fare nel mio quotidiano per cercare di comportarmi da cittadino con una coscienza e diventando parte attiva? La storia ci insegna che ci sono state tante vittime di mafia che con la mafia non c’entrava niente, come Graziella Campagna che, lavorando in lavanderia e svuotando le tasche degli indumenti dei clienti, un giorno trova un documento nella tasca di un certo “Ingegner Cannata”. Il documento rivela che il vero nome dell’uomo è un altro. Quest’informazione le è costata la vita, a 17 anni. Oppure la storia di Margherita Asta e dei suoi figli, uccisi perché la sua macchina è stata fatta esplodere per errore. La mafia può colpire tutti noi, ci è più vicina di quanto pensiamo. E anche il bullismo, così frequente ultimamente, è una forma di mafia.

Cosa possiamo fare secondo te?
Bisogna iniziare ad avere un certo comportamento a scuola, proteggere i compagni, trovare il tempo di stare insieme e avere delle passioni, non abbandonarsi alla noia. Quello della mafia è un percorso lento, che parte dalle scuole, dalle famiglie. I laboratori che noi abbiamo tenuto sono poi sfociati in uno spettacolo e io lo faccio davvero col cuore. Abbiamo la possibilità di stare a contatto con i famigliari delle vittime e il grande lavoro l’hanno fatto la regista Emanuela Giordano e la produttrice Giulia Minoli che hanno raccolto tutte queste storie, hanno scritto insieme questo spettacolo quindi hanno avuto un contatto diretto con i famigliari delle vittime. Vederli alla fine dello spettacolo in prima fila con le lacrime agli occhi è davvero toccante.

Dieci storie 7_ foto Luigi Mistrulli

Il pubblico come ha risposto?
Benissimo. Noi diciamo sempre che “non siamo qui a fare uno spettacolo e voi non siete qui a vedere uno spettacolo”. Siamo insieme a condividere delle storie, a parlare, come una sorta di agorà. Durante la serata della prima, sembrava la prima della Scala, erano presenti tutti i ministri e c’è stato un grandissimo interesse. Anche i ragazzi reagiscono bene, con la curiosità di voler scoprire tutte le storie. Soprattutto perché sono storie di persone, sono vite, non solo nomi.

Come si sviluppa lo spettacolo?
Sono storie che si intrecciano, di mafia e di camorra, ed è diviso a blocchi. Tocchiamo anche Mafia Capitale, insegnando ai ragazzi cosa significa oggi andare a votare. Il voto è una cosa importante, che non deve essere legato a favoritismi. Oggi i voti si comprano anche per pochi euro ma poi non lamentiamoci se le città non funzionano e sono ammalate. La colpa è anche nostra e abbiamo un potere grandissimo, quello del voto. Lo spettacolo passa per vari momenti e varie sfumature, è vuole essere intenzionalmente uno spettacolo attivo che smuove lo coscienze.

La tua parte di cosa tratta?
Io mi occupo della mafia siciliana, da Peppino Impastato a Graziella Campagna, e ho tutta la sezione del voto. E’ uno spettacolo corale molto bello che io ho l’onore di aprire con un monologo sull’Italia, anche in nome del XXIV anniversario della morte di Giovanni Falcone. E il 21 marzo lo abbiamo fatto a Roma, una data che è diventata finalmente un simbolo, visto che è stata approvata la legge per renderla “Giornata ufficiale di commemorazione delle vittime di mafia”.

Cosa significa per te portare questo spettacolo a Palermo, la tua città?
E’ importantissimo, ho avuto anche modo di fare dei laboratori in scuole che conosco molto bene, e la cosa che mi ha colpito, sarà perchè la tematica ci sta molto a cuore, è stata quella di sentire ragazzi giovani che conoscono già tutti i nomi e le storie delle vittime. Vuol dire che oggi nelle scuole ci sono degli insegnanti che sono degli eroi. Che fanno dei percorsi pazzeschi. Alla mia età non avevo questi mezzi. Vogliono sapere sempre di più e noi dobbiamo dargli tutti gli strumenti per sensibilizzarli. Concludo con una battuta tratta da “Il Giovane Montalbano”: “Commissario, io ho il vizio di essere una persona onesta”. Ecco, è un vizio che dovremmo avere tutti.

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