Home Uncategorized “Perestroika”: Sanremo batte il Teatro dell’Elfo, che tristezza

“Perestroika”: Sanremo batte il Teatro dell’Elfo, che tristezza

E’ dal marzo 2009 che aspettavamo il prosieguo di “Angels in America”, spettacolo della compagnia del Teatro dell’Elfo diretta da Elio De Capitani, e nel 2011 al Teatro Valle di Roma finalmente possiamo riprendere il filo da dove avevamo interrotto.

Tante le aspettative, tutte ampiamente rispettate, se non la triste nota relativa al pubblico probabilmente inchiodato davanti alla tv per seguire l’annuale kermesse della canzone italiana in un mite sabato sera e lasciando che il Valle si presentasse vuoto in tutti gli ordini di palchi e faticosamente riempito solo in platea. Che tristezza!

Ma sulla scena fortunatamente, appena lo spettacolo ha inizio, la tristezza si dissolve lasciando spazio alle emozioni e l’attenzione si concentra sulla storia. Rincontriamo i personaggi a cui ci eravamo affezionati: Prior malato di AIDS e lasciato solo dal fidanzato Louis che è fuggito nelle braccia dell’avvocato Joe Pitt il quale è a sua volta fuggito dalla malattia mentale della moglie e si è scoperto e riconosciuto gay. Anche Roy Cohn, l’avvocato corrotto, è costretto in un letto d’ospedale infettato dall’AIDS, e vive gli ultimi istanti che gli rimangono divorato da incubi e tormentato da fantasmi, in particolare Ethel Rosenberg condannata a morire insieme al marito proprio da Cohn e che ora si materializza nelle sue visioni e attende seduta al suo fianco, la fine di un uomo malvagio e senza scrupoli.

Se in “Angels in America” il filo conduttore è la malattia, in “Perestroika” la cura e la guarigione diventano la speranza. L’angelo d’America vuole fermare il progresso e l’evoluzione dell’uomo e sceglie Prior quale profeta. Ma Prior combatte l’angelo, cerca di riscattare la sua esistenza e continuare a vivere nonostante la malattia. Ed è questo il messaggio finale; continuare a sentire, opporsi al male nonostante tutto, evitare la fuga, riconoscersi uomo. Una campagna difficile, dolorosa ma necessaria, con una considerazione in più.

Il testo è ambientato negli anni ’80 periodo in cui l’AIDS ha mietuto tantissime vittime. Ma oggi non si parla più tanto di AIDS che sembra quasi una realtà legata all’Africa, paradossalmente. Purtroppo non è così e questo ci fa pensare a quanto sia facile distrarsi o essere distratti oggi nella nostra società. Fa più notizia un festino piuttosto che un contagio anche solo per malasanità. Ma siamo anche questo e possiamo confidare solo nel risveglio della mente e nella presa di coscienza di noi stessi rifiutando ogni forma di inutilità.

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