Home Uncategorized “Thor”: quando Shakespeare incontra la Marvel

“Thor”: quando Shakespeare incontra la Marvel

Kenneth Branagh nel 1989 diresse il suo primo film, “Enrico V”, basando la sceneggiatura, da lui stesso adattata, sull’omonima opera di Shakespeare. La storia racconta che il futuro erede al trono d’Inghilterra fosse un baldo giovane dal forte temperamento, convinto dei suoi ideali tanto da andar contro il padre, Enrico IV di Lancaster.

A distanza di ventitré anni Branagh ritorna al tema del rapporto conflittuale fra padre e figlio, fra re e futuro re, e lo traspone in chiave moderna, supereroica, aggiungendo la terza dimensione e traducendo un rapporto conflittuale vecchio di secoli in una storia moderna, digitale, che strizza l’occhio alla mitologia scandinava.

Thor, interpretato da Chris Hemsworth, è il figlio di Odino, un altero Anthony Hopkins. Il giovane dio del tuono Thor è il futuro erede al trono del regno di Asgard, Asgaror nella mitologia norrena, regno e dimora degli dei, una sorta di Olimpo vichingo. Insieme a lui c’è Loki, suo fratello minore, abile ed astuto esperto delle arti magiche, che combatte insieme a Thor con tre guerrieri e la prode Sif per mantenere stabile l’unione fra i tre regni, tra cui Midgard, la nostra terra.

Tra agganci mitologici, e auree visioni futuristiche digitalizzate in post produzione, il racconto di “Thor” si snoda in un flusso perfetto di effetti visuali. Natalie Portman, fresca di premio Oscar con “Black Swan”, è l’astrofisica che trova insieme a Stellan Skarsgard (il dottor Erik Selvig) Thor in versione “dio caduto sulla terra e destituito dei suoi poteri”.

Se la costruzione scenica e visiva è ben strutturata una nota dolente di questo ottimo esempio del franchising Marvel, che ben si allinea con i suoi simili “Iron Man” e “Hulk”, è l’uso della tecnologia 3D. È pur vero che tale tecnica fornisce la possibilità di una visione immersiva ma in questo caso toglie respiro al film, focalizzando l’attenzione dello spettatore sulla scenografia più che sulla sceneggiatura, a tratti piacevolmente imprevista ad altri eccessivamente banale.

Bastano infatti meno di due minuti per individuare il villain della situazione. Un gioco da ragazzi che fa pensare che Branagh si sia concentrato su altro, come ad esempio mostrare come questa storia che è tratta da un fumetto, genere tendenzialmente declassato e bistrattato, sia molto simile per caratteristiche ed elementi ad opere dall’alto valore culturale e sociale, primo fra tutti l’Enrico V di Shakespeare.

Nel sale dal 27 aprile distribuito da Universal Pictures.

Alcuni commenti della critica:

“Le avventure di Thor, dio del tuono: grandi effetti digitali e ottima sceneggiatura. Vincente la regia”.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

“Il Thor 3D Branaghiano, invece, rivisita il mito tragico del figliol prodigo trasformandolo in un eroe shakespeariano, ma con un update ai giorni nostri”.
MarieClaire

“Datemi un martello e risolverò i problemi del mondo, evitando spaventose catastrofi, eterne maledizioni, sanguinose battaglie. Gli eroi servono a questo e Thor (…) esegue al meglio il suo compito, forte di un fisico bestiale e di una discreta capacità autocritica”.
Fulvia Caprara, La Stampa

“Branagh fonde mito, romanticismo, e fantasy, scatenando suggestioni auliche, dal linguaggio (colto ma naturale) alle fantastiche ambientazioni”.
Dina D’Isa, Il Tempo

“È un tema classico e la Marvel voleva ricavarne un film all’insegna del grande spettacolo, con una storia coinvolgente, raccontata con verità e leggerezza”.
Beatrice Bertolucci, Nazione-Carlino-Giorno

 

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here