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Con “L’arrivo di Wang” gli alieni sbarcano a Roma

Dagli anni ’90 in poi la fantascienza non è stata molto amata dai registi italiani, ecco perché de “L’arrivo di Wang” dei Manetti Bros. non si può non apprezzare in primis il coraggio di affrontare un genere ultimamente piuttosto bistrattato dal nostro cinema.

Presentato in concorso nella sezione Controcampo italiano dell’ultima Mostra del cinema di Venezia (a cui era presente anche un altro film di genere “L’ultimo terrestre” di Pacinotti), la pellicola dei fratelli Antonio e Marco Manetti è uno sci-fi low budget, come tutte le loro produzioni, e racconta dell’arrivo degli extraterrestri sulla terra e, più precisamente, a Roma. Ad una giovane traduttrice di cinese viene chiesto improvvisamente di accettare un lavoro ben pagato ma segretissimo e per il quale non è dato sapere nulla. Tutto ciò che dovrà fare è tradurre senza porre domande. Un lavoro che si rivelerà essere il più incredibile della sua vita. Nel cast Ennio Fantastichini, Francesca Cuttica, Juliet Esey Joseph e Li Yong.

Quello che piace di questo lavoro dei Manetti Bros. è l’originalità, il buon livello del lavoro di computer grafica ed effetti speciali e la metafora nell’utilizzare la storia per affrontare in modo divertente il tema della diversità e dell’intolleranza. Meno riusciti, invece, la sceneggiatura e i dialoghi che si ripetono per l’intera durata del film rendendo statica la parte centrale e facendo sorgere il dubbio che il cortometraggio sarebbe stata la dimensione migliore per raccontare questa storia. Spiazzante ed esilarante il finale, privo di retorica e buonismo.

Distributo da Iris Film, “L’arrivo di Wang” è nelle sale da venerdì 9 marzo.

Alcuni commenti della critica: 

“Per fortuna ci sono i Manetti bros. a mettere da parte tutto il buonismo e il politicamente corretto che stiamo vedendo declinati in tutte le salse nelle tante pellicole della Mostra sui temi dell’immigrazione. Così, finalmente, ecco il nuovo film deidue fratelli romani ‘nichilisti’, L’arrivo di Wang (in Controcampo Italiano) che scardina, attraverso l’utilizzo del cinema di genere dì fantascienza per nulla praticato nel nostro paese, tutti i luoghi comuni e gli stereotipi sull’accoglienza. Con un’idea niente male. (…)”.
Pedro Armocida, Il Giornale

“Parliamo de L’arrivo di Wang (…) un capolavoro del cinema di genere, non solo italiano. Film alieno in tutti i sensi: parla di extraterresti ma è anche, anzi soprattutto, altro rispetto a qualsiasi modello cinematografico nazionale. A girarlo quei geniacci non troppo fortunati dei Manetti Bros: due fratelli che hanno un occhio e una visione originali, un modo di usare la macchina da presa straordinario e imprevedibile”.
Boris Sollazzo, Il Sole 24 Ore.com 

“(…) L’arrivo di Wang, in sala da venerdì prossimo, 9 marzo, è stato venduto in Inghilterra, invitato (e premiato) ai Festival di mezzo mondo. Presentato in Controcampo Italiano all’ultima Mostra di Venezia, è un film di fantascienza atipico per la produzione italiana”.
Arianna Finos, la Repubblica.it 

“Nonostante sprizzi una certa vitalità e sia spesso divertente, il film soffre i limiti di un impianto a lungo andare troppo meccanico nell’uso ripetuto dei flashback e nel ricorso eccessivo a quell’umorismo nero ormai tipico dei due registi. Nella parte conclusiva, comunque, il ritmo ha una notevole impennata. Come in Zora la vampira, sotto l’aspetto ludico-orrorifico, si nascondeva il tema sociale legato all’immigrazione e all’emarginazione, qui si tocca quello etico riferibile alla diversità e al pregiudizio, a conferma di un cinema più solido di quanto si creda. Considerato il basso budget, davvero buona la resa fotografica della pellicola e più che accettabili gli effetti speciali”.
Marco Chiani, MYmovies.it 

“I fratelli Marco e Antonio Manetti portano ulteriormente avanti la loro idea di cinema di genere italiano del nuovo millennio, con un occhio rivolto a un passato mai dimenticato ed uno proiettato nel futuro”.
Marco Minniti, Movieplayer.it

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