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Camus e Amelio: due vite per “Il primo uomo”

Video conferenza stampa e intervista a Gianni Amelio. 

E’ un viaggio a ritroso nelle vicende di un personaggio carismatico e discusso “Il primo uomo”, il film con cui Gianni Amelio porta sul grande schermo l’opera incompiuta del filosofo, scrittore, saggista e drammaturgo Albert Camus, premio Nobel per la Letteratura nel 1957. Un’autobiografia ritrovatagli addosso nel giorno della morte, avvenuta in un incidente stradale, e poi pubblicata postuma dalla figlia nel 1994. Un manoscritto in cui l’artista algerino ripercorre, attraverso un alter ego, la sua vita: l’infanzia povera, le amicizie, le tradizioni e la famiglia e dai quali emerge la figura di un uomo ideale, quel primo uomo che potrebbe essere in ognuno di noi.

E’ il 1957. A quarant’anni, lo scrittore francese Jacques Cormery decide di tornare dalla Francia nella sua patria natia, l’Algeria, per riallacciare i rapporti con il proprio passato e mettersi sulle tracce di un padre mai conosciuto. In quel Paese, diviso tra la spinta all’indipendenza e la sudditanza coloniale, ritrova i luoghi della sua formazione e i ricordi di un’infanzia segnata dalla povertà, dalla durezza dell’educazione impostagli dalla nonna e dalla morte del padre. Nel mirabile cast il piccolo Nino Jouglet, Jacques Gamblin, Maya Sansa, Denis Podalydès e Ulla Baugué.

Per la sua nona regia Amelio sceglie l’opera di un’artista con cui dichiara di avere qualcosa in comune, nonostante le differenze biografiche, geografiche e temporali. Lo sguardo del regista calabrese è come sempre lucido e misurato, minimalista. Ammirevole la capacità di raccontare un personaggio come quello di Camus in maniera intima, semplice, priva di mitizzazioni.

Il film riesce a fondere in maniera naturale, mai forzata, la struttura del romanzo autobiografico di Camus al vissuto personale di Amelio, da cui il regista ha attinto i dialoghi perché, come ha dichiarato lui stesso in un’intervista, “Per raccontare l’esistenza di un altro, devi farla tua”.

Premiato al Festival di Toronto dalla critica internazionale, “Il primo uomo” è nelle sale dal 20 aprile distribuito da 01.

GIANNI AMELIO - intervista (Il primo uomo) - WWW.RBCASTING.COM

IL PRIMO UOMO - conferenza stampa - WWW.RBCASTING.COM

Alcuni commenti della critica:

“Potrebbe sembrare un raffinato e distaccato esercizio di ricostruzione storico-letteraria in costume (…) Ma invece è un’altra cosa, è un lavoro personalissimo e appassionato”.
Paolo D’Agostini, la Repubblica 

“Un’ambientazione che conferisce ulteriore spessore a un film di profonda suggestione oer la naturalezza con cui Amelio (coadiuvato da un felicissimo cast), riesce a tradurre in immagini, in movimento, in sguardi, in scene di sole e di vento – ovvero in puro distillato di cinema – un universo intimo fatto di sentimento, pensieri e parole”.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa 

“Delicato dramma che Gianni Amelio ha tratto da un romanzo autobiografico di Albert Camus. Dove l’amarcord prevale sull’ideologia”.
Massimo Bertarelli, Il Giornale 

“Fin dalla scena di apertura Il primo uomo di Gianni Amelio (film di produzione francese, premiato a Toronto) è una potente lezione di cinema: carrellate fluide, essenziali, sulle lapidi tutte eguali di un cimitero di guerra e una voce fuori campo alla ricerca della tomba del padre. Le parole appartengono allo scrittore francese Jean Cormery (Jacques Camblin), ritornato nella nativa Algeria per diffondere l’idea di convivenza tra francesi e musulmani, benché l’epoca, il 1957, sia quella dell’odio e del terrorismo”.
Piera Detassis, Ciak

“Mentre nell’alternanza tra l’infanzia e la maturità del protagonista si sbriciolano certezze e convenzioni, resta ferma un’unica verità: la centralità dell’uomo a prescindere da cultura, lingua e religione”.
Anna Maria Pasetti, Il Fatto Quotidiano 

“Il primo uomo è un film di notevole e algida purezza, aderente alle inquadrature fino al minimo dettaglio, denso di sentimenti forti che, proprio a causa dell’intrinseco rigore, non sconfinano mai in sentimentalismo. Amelio sfaccetta continuamente i piani emotivi e politi valorizzando l’importanza della memoria collettiva, ma rendendola inscindibile da quella individuale e dialettica”.
Valerio Caprara, Il Mattino

“Un film tanto sofferto quanto misurato, svincolato dal ‘calcolo’ di una narrazione a tesi ma allo stesso tempo calibrato in ogni singolo dialogo, o movimento di macchina. Non una novità, certo, quando si tratta delle opere di Amelio, forse unico vero erede di Luigi Comencini per quello che riguarda la sensibilità nell’inquadrare la realtà con gli occhi di un bambino: sensibilità che il regista calabrese non abbandona neanche quando si tratta di ‘storicizzare’ le differenti posizioni sul colonialismo francese in Algeria”.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it

“(…) Senza mezzi termini il miglior film di Gianni Amelio almeno dai tempi de Il ladro di bambini. Adattamento del romanzo di Albert Camus, Il primo uomo ripercorre a ritroso le vicende di un personaggio straordinario, silenzioso e deciso, che ricerca nel proprio passato anche doloroso le convinzioni che lo hanno portato ad essere ciò che è nel presente. Lo stile del regista è come sempre asciutto ed elegante, evita inutili infarcimenti estetici e si concentra sulla pulizia e sull’efficacia dell’inquadratura (…)”.
Adriano Ercolani, MYmovies.it 

 

 

 

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