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Peter Brook torna a Roma: “The Suit” al Palladium dal 13 al 17 febbraio

Torna a Roma per i dieci anni di programmazione del Palladium, in corealizzazione con il Teatro di Roma, Peter Brook, figura storica e punto di riferimento del teatro contemporaneo internazionale. “The Suit” (L’abito) è il titolo della sua nuova creazione ispirata all’omonimo romanzo dello scrittore sud africano Can Themba, che sarà in scena dal 13 al 17 febbraio 2013 al Palladium.

Scritto nel 1950 il romanzo narra la vicenda dell’avvocato Philomen e della moglie Matilda da lui colta in flagrante durante adulterio. Un abito, dimenticato dall’amante di lei durante la fuga, diviene simbolo dell’illecito commesso, della pena che la donna dovrà scontare. Philomen, infatti, costringe Matilda a conservare il vestito come un ospite d’onore, perfino a servirlo, intrattenerlo, riverirlo. Attraverso la cura di quell’oggetto la donna dovrà ricordare quotidianamente la propria colpa. Ma è la città di Sophiatown, che fa da sfondo alla vicenda, rasa al suolo poco tempo dopo la scrittura del romanzo, ad essere la vera protagonista di “The Suit”, imponendo il suo carattere e il suo destino tra le righe scritte da Themba. Ed è forse questo il motivo per cui lo scrittore sperava che il suo romanzo potesse cambiargli la vita. Il suo destino fu più tragico. L’apartheid lo costrinse all’esilio e i suoi romanzi furono censurati. Solo poco dopo la sua morte, negli anni Novanta, “The Suit” fu portato sulle scene teatrali da Mothobi Mutloatse e Barney Simon prima al Market Theatre di Johannesburg e poi a Londra con il titolo “Le Costume”.

Da sempre interessato alla drammaturgia africana, come testimoniano “Siwze Banzi Est Mort” o “11 and 12”, Peter Brook, dopo aver rimesso in scena “The Suit” per una produzione francese, decide di dargli nuova vita riportandola alla sua lingua originale: l’inglese. Insieme a Marie-Hélène Estienne e al compositore Franck Krawczyk (suoi fedeli collaboratori) il regista britannico dirige tre attori (Nonhlanhla Kheswa, Jared McNeill e William Nadylam, già protagonisti della sua versione de “Il flauto Magico” di Wolfgang Amadeus Mozart, applaudita durante Romaeuropa Festival 2011) costruendo una scena semplice e raffinata. Qui un ensemble di musicisti esegue dal vivo brani che spaziano da Franz Schubert a Miriam Makeba. Alla recitazione dei tre attori si unisce il canto per ricreare e raccontare l’atmosfera di Sophiatown e il brulicare della sua intellighenzia artistica e politica prima che nel 1955 l’intera popolazione, per decreto, fosse deportata a Meadowlands (Soweto). Perché, come ricorda Peter Brook, “nel teatro nulla è fermo, alcuni temi semplicemente si esauriscono, mentre altri desiderano tornare a vivere”.

 

 

 

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