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“Sinister”: arriva nelle sale italiane l’horror che ha conquistato gli Usa

Dopo aver firmato “L’esorcismo di Emily Rose” il regista Scott Derrickson firma un altro horror ad alta tensione “Sinister” che, reduce dal successo ottenuto negli Usa, arriva nelle sale italiane il 14 marzo distribuito da Koch Media.

Protagonista della storia è lo scrittore Ellison Oswalt, che dopo aver realizzato un best seller basato su un fatto di cronaca nera, cade progressivamente nell’anonimato. Per riuscire a scrivere un altro libro che abbia successo trovando l’ispirazione, decide di trasferirsi con l’intera famiglia nell’abitazione dov’è stata sterminata un’intera famiglia ad eccezione della figlia più piccola, misteriosamente scomparsa. Il ritrovamento in soffitta di una misteriosa scatola con degli scioccanti filmini in super8 spinge Ellison ad indagare su un’oscura serie di tremendi omicidi, ma lo trascinerà in una spirale di terrore. Il desiderio di ottenere conferme e popolarità spinge lo scrittore oltre il limite che gli costerà ciò che ha di più caro al mondo. E’ proprio questo l’aspetto più interessante di “Sinister”: le paure del protagonista, interpretato da Ethan Hawke, non sono le stesse di quelle vissute dallo spettatore. Una riflessione sui desideri umani e il punto fino a cui possono condurci.

Inizialmente incuriosita da un trailer accattivante ed inquietante quanto basta, “Sinister” si rivela un prodotto al di sotto delle aspettative per due imperdonabili motivi: il primo è che già dopo la prima mezz’ora il mistero che aleggia sulla storia non è più tale e si capisce come andrà finire; il secondo, a cui però si può ovviare, è la visione di un trailer che racchiude praticamente tutte le scene clou del film, fatto che ha inficiato non poco la visione della sottoscritta a cui è stata sottratta buona parte della suspance.
Per il resto “Sinister” ha il merito di riuscire a costruire un’atmosfera convincente, cupa e claustrofobica, anche grazie alle ottime musiche.

Forte di un incasso di circa 50 milioni di dollari negli Usa,  per “Sinister” è già in cantiere il sequel sempre a firma di Scott Derrickson.

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Alessandro De Simone, Cinematografo.it
Horror vero, solido e alquanto disturbante. Derrickson conferma il suo talento nel genere.

Rudy Salvagnini, MYmovies.it
Scott Derrickson si è fatto le ossa nell’horror partendo dalla gavetta (Hellraiser V – Inferno) e azzeccando poi un buon successo commerciale (The Exorcism of Emily Rose), senza convincere del tutto. Qui compie un buon passo avanti dal punto di vista stilistico, mettendo in scena con convinzione e abilità una storia che presenta diversi aspetti interessanti, ma anche più di qualche luogo comune. Derrickson usa le vecchie armi per generare tensione: rumori, suoni, ambientazioni sinistre, ombre oscure e così via. Si prende il tempo necessario, adottando un ritmo compassato e correndo il rischio di perdere la presa sullo spettatore (che comunque – trucchetti del mestiere – mantiene agganciato punteggiando anche la fase introduttiva di qualche spavento di natura soprattutto sonora). In questo modo, riesce a far crescere la storia e a catturare poco alla volta lo spettatore nella sua macabra atmosfera.

Diego Altobelli, FilmUp.com
Funzionava la regia, che alterna soluzioni ispirate (come gli omicidi ripresi con una super 8) a scene di suspance capaci di tenere incollati. Funzionava la sceneggiatura, con dialoghi sempre credibili, soprattutto quando interessavano il protagonista. E funzionavano anche gli attori, con un Ethan Hawke lasciato praticamente a briglie sciolte e che regala una buona prova d’attore e che praticamente sorregge il film. Le idee legate alla trama horror poi erano davvero intriganti, dove baby demonio evocano delitti di matrice medievale inventandosi modalità di morte alquanto truci. Insomma tanta carne al fuoco, ma che riesce a non bruciare mai. Eccetto per un particolare. L’idea cioè di dare a un improbabile uomo nero (a metà strada tra un metallaro e un emo) la colpa di tutti gli omicidi del film. Un’idea banale nelle intenzioni, quanto nella messa in scena. Trasforma un bel film horror, con atmosfere inquietanti e un ritmo azzeccato, in un nulla di fatto. Si esce dalla sala con l’amaro in bocca, fingendo che quell’errore di sceneggiatura non sia stato mai commesso.

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