Home Uncategorized Gli “Anni Felici” nei ricordi nostalgici di Daniele Luchetti

Gli “Anni Felici” nei ricordi nostalgici di Daniele Luchetti

Dopo “Mio fratello è figlio unico” e “La nostra vita”, Daniele Luchetti torna a raccontare una vita familiare con “Anni felici”, biografia romanzata dell’infanzia del regista interpretata da Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti (che ha già dato volto alla madre di Paolo Virzì e Pupi Avati).

Ambientato nel 1974, il film racconta di Guido, artista frustrato che vorrebbe essere d’avanguardia ma si sente intrappolato in una famiglia  borghese e invadente. Serena, sua moglie, non capisce molto l’arte ma ama l’artista. I loro figli, Dario e Paolo, sono testimoni involontari della loro irresistibile attrazione, dei loro disastri e dei loro trattamenti.

Affidandosi ad una regia classica e alla propria voce narrante, Luchetti mostra con sincerità e affetto le vicende che hanno sconvolto la sua infanzia giocando di fantasia. Il titolo provvisorio del film “Storia mitologica della mia famiglia” definiva i contorni di un’operazione biografica contaminata da ricordi mitizzati durante lo scorrere degli anni. La dichiarazione auto-biografica ha poi ceduto il passo a un titolo nostalgico, “Anni felici”, quelli vissuti senza rendersene conto. Felici perché liberi di sbagliare e, soprattutto, di vivere in un periodo storico pieno di cambiamenti sociali. E’ questo il passo in più che compie il regista, capace di non farsi imbrigliare dal suo narcisismo, raccontando qualcosa di più di quegli anni. Una nostalgica ma viva istantanea degli anni ’70.

“Anni felici” è nelle sale dal 3 ottobre distribuito da 01.

_______________________________________________________________________

TRAILER

Anni Felici - Trailer ufficiale

 

_______________________________________________________________________

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Alberto Crespi, l’Unità
(…) Il vero dramma dei protagonisti di Anni felici è quello di molti aspiranti “trasgressori” di quel tempo: rifiutano i valori borghesi in teoria, ma sono profondamente borghesi nell’anima. E’ un dramma interiore che, visto da fuori – soprattutto da due bambini –, non può che trasformarsi in commedia. Il film è lieve, intenso ma non serioso, piacevolissimo a vedersi e a ricordarsi. Micaela Ramazzotti e Kim Rossi Stuart sono fantastici, i comprimari – a cominciare dai due bambini – sono degni di loro.

Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
(…) Il modello di base del cinema di Luchetti è la commedia italiana classica, con le sue solide radici (neo)realiste, la sua vocazione a mescolare ironia e dramma. (…) A dare pregnanza ai protagonisti provvede un cast intonatissimo in cui spiccano un sensibile, lacerato Rossi Stuart e una intensa, vulnerata Ramazzotti.

Paolo D’Agostini, la Repubblica
(…) L’intesa tra Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti si rinnova dopo la convivenza con gli stessi ruoli coniugali in Questione di cuore di Francesca Archibugi.

Maurizio Acerbi, il Giornale
Un film plasmato su una delle sceneggiature italiane più belle scritte in questi ultimi tempi, ambientata nell’Italia dell’anno del referendum sul divorzio, quando essere anticonvenzionale era considerato un “must” e definirsi borghese quasi un’infamia (…) A colpire è non solo lo script, incisivo e affascinante, ma anche la bravura dei suoi interpreti. Kim Rossi Stuart è perfetto nei panni dell’artista, sempre in cerca di conforto, che ama la sua donna ma vorrebbe fuggirle, trovando la vera ispirazione nel momento della solitudine. Straordinaria e intensa è Micaela Ramazzotti che, grazie alla regia di Luchetti, raggiunge l’apice della sua carriera. Un gran bel film, furbescamente sottratto a Venezia

Massimo Giraldi, Cinematografo.it
Una vivace testimonianza d’epoca che necessitava però di maggiori sfumature e chiaroscuri.

Dario Zonta, MYmovies.it
Un film solidamente convenzionale, saldamente narrativo ma anche un po’ fragile.

Federico Gironi, ComingSoon.it
Eppure, c’è qualcosa in Anni felici, capace di elevarlo più in alto rispetto al puro e semplice racconto intimista e personale. Qualcosa che, forse inconsciamente, ha dato a Luchetti la possibilità di ragionare su dinamiche che sono attuali e socialmente diffuse.
Le dinamiche familiari dei Marchetti servono infatti anche a una ricostruzione affettuosa ma disincantata di anni e atteggiamenti che continuano a gettare la loro influenza egemonica a quarant’anni di distanza, come se quei decenni non fossero passati.
E, raccontando di ieri, forse Luchetti (con una sincerità di sguardo al limite del candore) racconta allora l’oggi, come certi dettagli scenografici sembrano volutamente vintage e modernariato più che ricostruzione filologica.

_______________________________________________________________________

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here