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Edoardo Pesce: “Mi piacerebbe portare in teatro un Prometeo comico agli arresti domiciliari”

Intervista all’attore Edoardo Pesce

Edoardo-Pesce-38773Il bello e il brutto tempo delle interviste, in generale, è quello di individuare il tono e soprattutto il registro linguistico giusto affinché l’intervistato si senta a suo agio, senta di poter parlare liberamente con il suo stile e con i suoi modi. Quando ho raggiunto al telefono Edoardo Pesce, era un po’ succinto dal principio, sembrava non avesse voglia in quel momento di parlare, di entrare nei panni dell’intervistato e di assumere un tono di contegno. Del resto, era sempre il 25 aprile, aria di festa e di relax per tutti. Ma la chiave è stata trovata poco dopo, e l’intervista è stata un vero spasso.

Edoardo Pesce è ironico, genuino e sincero. Non sta troppo a filosofeggiare, a far panegirici. Va dritto al solo, anzi quando racconta troppo si preoccupa di non annoiarti. E’ impossibile non trovare piacere, parlando con lui. A dispetto dei personaggi che interpreta, sempre ruoli cattivi in tv, sa far ridere. E tanto.

E’ impegnato su più fronti: teatro, tv, recitazione e regia. E sono tanti i progetti in cui è coinvolto: proprio qualche giorno fa sono finite le riprese de “I Cesaroni 6”. E’ nel cast della nuova serie di “Squadra Antimafia”. E da poco lo abbiamo visto al Teatro della Cometa-Off di Roma con lo spettacolo (un po’ autobiografico) “I was born in Tor Bella Monaca” perché proprio da lì, con una chitarra tra le mani, è iniziato tutto.

Inoltre, da diversi anni suona ne L’Orchestraccia, progetto musicale aperto, che coinvolge diversi suoi colleghi, e molto attivo nella Capitale e non solo.

edoardo-pesce-29282Vorrei che parlassimo subito de “I Cesaroni”. So che il 22 aprile avete festeggiato la fine delle riprese. Cosa puoi dirmi del tuo personaggio? Come è andata?
Nel progetto ci sono entrato con un provino, grazie al mio agente Daniele Antonelli che mi ha proposto per questo ruolo. Il mio personaggio si chiama Annibale ed è un fratello segreto dei fratelli Cesaroni, Giulio, Cesare e Augusto, che viene fuori all’improvviso. La serie precedente finisce con lo spostamento della bara del padre dei 3 protagonisti. Durante lo spostamento, il responsabile cimiteriale, chiamarlo becchino sembra brutto, dice che manca la firma del 4° fratello, tra lo stupore di tutti quanti perché nessuno sapeva dell’esistenza di un quarto fratello. Quindi la prima puntata di questa nuova serie è improntata sulla ricerca del fratello mancante, e io entro in scena quasi subito.

Come ti sei trovato ad entrare in questo progetto che ormai va avanti da diversi anni?
La qualità del prodotto mi sembra molto alta. Si tratta di 12 episodi, non più 24 come nelle stagioni precedenti. Sono 12 puntate da 1 ora e mezza, quindi è come se fossero 12 piccoli film. C’è stato un rinnovo anche nel cast perché alcuni personaggi non ci sono più.

Sei entrato in un progetto già rodato da diverso tempo. Come è stato entrarci?
Con Claudio (Amendola, ndr) è stato fantastico! Ho fatto l’ultimo provino con lui ed è stato eccezionale. Dovevamo capire se ci fosse feeling, alchimia. Loro sono macchine, già sanno quello che devono fare e del resto hanno avuto molto tempo per entrare nei personaggi.

Anche per te non è la prima volta in una fiction o in tv. Immagino anche tu abbia una certa dimestichezza con i ritmi propri della tv.
Sì, in un certo senso sì. Poi c’è stato un grande cambio anche nella fotografia che ha un che di americano, è molto bella e mi ricorda vagamente “Friends”. Usano la digitale, non la pellicola, e quindi è tutto più caldo. Hanno mantenuto una qualità molto alta rispetto alla media televisiva, abbiamo girato 4, massimo 5, scene al giorno.

Quindi c’è stato un cambio stilistico a tutto tondo?
Decisamente sì, è cambiata anche la sigla e in generale gli hanno dato una rinfrescata (ride, ndr).

Edoardo-Pesce-2222Parlando, invece, dello spettacolo teatrale “I was born in Tor Bella Monaca”, la tua prova da regista. Non solo cinema, non solo tv e soprattutto non solo recitazione. Come è andata?
Diciamo che, come quasi tutti, ho iniziato facendo teatro e questo progetto l’ho scritto insieme a Francesca Staasch. Il Teatro Tor Bella Monaca mi aveva chiesto se avessi uno spettacolo pronto. Io ho risposto di sì ma bluffavo e così abbiamo scritto questa cosa insieme. Interpreto 4 o 5 personaggi diversi, un po’ borderline, con una band. E’ uno spettacolo molto semplice con dei punti in cui cambio personaggio, ad ognuno dei quali cerco di dare un po’ di poesia.

C’è qualcosa di autobiografico nei tuoi personaggi? E non mi riferisco ovviamente alla vena borderline, ma magari alla radice di periferia.
In effetti, sono nato proprio a Tor Bella Monaca, e sì c’è qualcosa di autobiografico. Tutti i personaggi hanno un filo conduttore, che è il blues, e io suono la chitarra da quando ho 12 anni. Sono cresciuto con il blues.

Sì lo so. So che fai parte da diversi anni di una band, “L’Orchestraccia”.
Ecco, appunto. E’ esatto. Quindi ho cercato di fare una specie di blues di borgata. A 12 anni mi piaceva il blues ed ero isolato perché non è che a Tor Bella Monaca i miei coetanei ascoltassero propriamente Robert Johnson. E quindi lo spettacolo inizia proprio con “Se a 12 anni a Tor Bella Monaca ascolti il blues rimani da solo”, con la Marana come il Mississipi, e con questi personaggi caratterizzati da quella malinconia “periferica”.

EDOARDO-PESCE-2882Qual è la prossima frontiera come regista?
Come regista, tengo a precisare che tutto lo spettacolo è stato realizzato con la supervisione di Francesca Staasch, anche perché è un monologo. Ammetto che tra i prossimi progetti, mi piacerebbe realizzare una versione comica di Prometeo, agli arresti domiciliari.

Hai già messo mani alla cosa?
Ho iniziato a scrivere qualcosa e ci penso ogni giorno ma il teatro costa molto. Specie se te lo produci. Sarebbe bello avere delle sovvenzioni. Anche Elda (Alvigini, ndr) ha fatto uno spettacolo da sola. Tra tasse, affitto del teatro e una cosa e l’altra, diciamo che devi avere proprio dei fondi da investire.

Con l’Orchestraccia continui a suonare?
Sì, abbiamo un po’ di concerti prossimamente. Il 6 giugno apriamo la rassegna musicale estiva a Campo Boario. E inoltre dovremmo suonare al 1° Maggio, lo presenta anche il nostro caro Edoardo Leo (anche lui membro de L’Orchestraccia, ndr).

E’ vero! E’ il suo momento.
E se lo merita. E’ in gamba come attore, come scrittore e anche come regista.

Tornando a te, “Squadra Antimafia”: Michele Catena…
Vuoi sapere quante persone ho ucciso? Ammazzo 15-20 persone. Ne “I Cesaroni” però non uccido nessuno, ho fatto il bravo. Ed è la prima volta.

Ormai vai spedito con i personaggi cattivi?
Devo dire che sono capitato sempre in progetti di qualità, quindi mi sono sempre trovato molto bene. In quanto al mio personaggio, stavo in coppia con Francesco Montanari, con cui già avevo lavorato in “Romanzo Criminale”, e se lavori vicino ad un attore bravo, migliori anche tu. Quindi sono molto contento. Abbiamo anche avuto carta bianca dal regista, da Beniamino Catena, e gli abbiamo dato un po’ di movimento, creando anche un rapporto morboso tra i due personaggi.

Ad esempio?
Ci siamo inventati una sorta di passato di questo personaggio. Mo’ non ti vorrei attaccare una “pippa” sulla cosa, ma ci siamo inventati che era orfano e che avevano fatto il Conservatorio insieme. Io infatti suono il pianoforte e mi chiamano “il pianista” ed ho un rapporto veramente famigliare con il personaggio di Achille (Francesco Montanari). Gli abbiamo dato uno stile un po’ London e ci vestiamo come Mirko dei Bee Hive quando andiamo in azione. Il mio è un personaggio molto ordinato, mentalmente è un soldato.

edoardo-pesce-39983873Insomma, interpreti sempre il cattivo. Ti piacerebbe fare qualcos’altro?
Di solito, i cattivi sono sempre i personaggi divertenti, soprattutto nelle fiction poliziesche. La polizia è un po’ noiosa (ride, ndr). Mi piacerebbe comunque portare al cinema la storia di un bluesman romano. Una specie di musicista solitario che gira per Roma. Magari provo a buttare giù qualcosa io.

Hai prossimi progetti in ballo?
Sì ma poi ne parliamo a tempo debito. E’ ancora prematuro e non vorrei portarmi sfiga da solo.

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