Luogo pericoloso e città originaria del peccato. Sin City è l’inferno in terra, una città che ti avvolge e non ti lascia più andare. Tornano dopo nove anni sul grande schermo le tormentate storie dei suoi protagonisti, sempre in bilico fra il baratro e la disperazione, come quella di Nancy (Jessica Alba), distrutta dalla perdita di John Hartigan (Bruce Willis) o Johnny (Joseph Gordon Levitt) in cerca di vendetta nei confronti di un padre inesistente, il senatore Roark (Powers Boothe). La città del peccato è piena di uomini afflitti, straziati e dannati, come Dwight (Josh Brolin) che pensava di essere scampato alla tentazione di Eva (Eva Green), sua ex fiamma e l’unica vera donna per cui uccidere.
Queste le tre storyline che si intrecciano in una città in cui è difficile entrare e uscirne vivi, e segnano il ritorno sul grande schermo, dopo l’esordio cinematografico del 2005, della graphic novel ideata da Frank Miller. Diretto da Miller stesso e da Robert Rodriguez, questo secondo capitolo amplia lo scenario del precedente, introducendo novità illustri con attori del calibro di Eva Green, Rosario Dawson e Jamie Chung, ma non aggiunge molto dal punto di vista visivo, ed emotivo, del primo “Sin City”. Nonostante l’uso del 3D aiuti a trasportare lo spettatore nell’atmosfera dark e noir dal punto di vista emozionale non ci sono novità tali da far superare l’impatto che il primo episodio aveva suscitato negli spettatori.
“Sin City 3D – Una donna per cui uccidere” è al cinema dal 2 ottobre distribuito da Lucky Red.
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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA
Roberto Nepoti, la Repubblica
(…) All’inizio l’apparato formale ti lascia ammirato; poi, in assenza di sviluppi drammatici, viene un po’ a noia.
Maurizio Porro, Corriere della Sera
Il film è un sequel in inutili 3D che inizia con ottimo ritmo e azzeramento di speranze, inseguendo i lasciti emotivi di una sceneggiatura che cerca di indagare nei lati oscuri, facendo del cinismo noir manifesto e bandiera d’un calligrafico replay.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Quando nel 2005 uscì Sin City, un critico Usa scrisse «è un film come nessun altro». Mai infatti al cinema, che pur attinge regolarmente al repertorio dei fumetti, si era tentata l’operazione estrema di trasferire tale e quale sullo schermo una graphic novel. Ora qual è la differenza fra Sin City e questo secondo capitolo in 3D, Una donna per cui uccidere? La differenza è che in mezzo sono passati nove anni e due pellicole, 300 1 e 2 sempre ispirate all’opera di Frank Miller, che miscelano sfondi creati al computer e gioco di attori in carne e ossa secondo la stessa formula iper-stilizzata. Insomma, stavolta manca l’effetto sorpresa, ma per il resto non si capisce perché chi ha amato il numero uno non dovrebbe apprezzare il 2
Francesco Alò, Il Messaggero
Anche più bello del primo, grazie a un 3D ce riesce a dare profondità all’onnipresente, e magnetico, nero di inquadrature e ambientazione. Divertente cameo della popstar Lady Gaga.
Massimo Bertarelli, il Giornale
Chi non ha visto il film pilota potrà divertirsi, agli altri probabilmente non basteranno sparatorie e teste mozzate.
Justin Chang, Variety
Raro che un film caratterizzato da molti seni scoperti, pugni, inguini e teste mozzate ti lasci ancora controllare l’orologio ogni 10 minuti.
Todd McCarthy, Hollywood Reporter
Come esercizio di stile è deviato abbastanza, ma questi Mean Streets sono così ben avviati che ci vuole qualcuno come Eva Green affinché la deviazione valga la pena del viaggio.
Peter Travers, Rolling Stone
Sin City: A Dame To Kill non esplode sullo schermo come il primo. Monocromatica tavolozza di Miller, spruzzata di colore che brilla come una puttana di lip gloss, ma non sorprenda come una volta.
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