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Giulia Vecchio: “Quello dell’attore è un mestiere di grande responsabilità”

La nostra intervista all’attrice 

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di Ivana Calò 

In tv l’abbiamo vista in “Don Matteo 10” e nella trasmissione “Soliti ignoti”, ora è Anna Imbriani nella fiction di Rai 1 “Il Paradiso delle Signore”, ispirata al romanzo di Émile Zola. Ma Giulia Vecchio viene dal teatro. Si è formata nella scuola del Piccolo Teatro di Milano, diretta da Luca Ronconi e fondata da Giorgio Strehler nel 1986, suona il violoncello, canta e balla. Insomma un’attrice completa. Ha partecipato anche a Miss Italia nel 2010 con la fascia di Miss Puglia. Già durante il concorso sognava di diventare un’attrice di successo e lavorava a teatro. Una carriera in continua crescita.

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Parliamo subito di Anna Imbriani, il personaggio che interpreti nella serie “Il Paradiso delle Signore”. Cosa vi accomuna?
Lei è molto diversa da me e, proprio per questo, da principio mi è sembrato un personaggio difficile da interpretare, soprattutto nella sua costruzione. Poi, piano piano, ho iniziato ad amarla. Appare spigolosa ma nasconde delle fragilità; un po’ come nella vita, le persone più dure sono anche quelle con più paure. Anna è una donna molto determinata, vuole trovare l’uomo giusto e con i soldi per metter su famiglia perché crede che la felicità stia in questo; ma poi dovrà ricredersi soprattutto ora che tutto si è svelato. Anche se io e lei abbiamo poco in comune, davanti ad esperienze forti come il tradimento, la maternità e l’abbandono, siamo tutti umani e con un cuore. Mi ci sono ritrovata molto anche nella forza di mandare via la persona che l’ha presa in giro. Non so se hai presente la scena dello schiaffo nella quarta puntata, io molto bene (ride, ndr)…

Come ti sei preparata ad interpretare questo ruolo?
Di base osservo molto la gente che mi circonda e cerco di “rubare” da loro caratteristiche e movenze, così come fanno tanti attori e come piace fare a me. Ho vissuto alcuni anni a Milano e ho avuto modo di conoscere il mondo del lavoro e molti dettagli li ho messi dentro, creando e adattando piano piano il personaggio alla sua storia. Poi è ambientata in un’epoca diversa in cui probabilmente c’era anche una rigidità e compostezza diversa sul lavoro.

Cosa puoi anticiparmi sull’evolversi del personaggio?
Finalmente guardo in faccia la realtà, ora che tutto si è svelato. Inizierò a guardare Quinto negli occhi e comincerà una bella storia ma non è mai detta l’ultima parola. Saranno riservate ancora molte sorprese e tutto cambierà alla fine.

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Tv, teatro e che altro? Cosa vedi all’orizzonte e cosa sogni?
Il mio grande amore è il teatro ma il mio sogno è quello di fare sempre cose di qualità, che sia teatro, cinema, tv, e farlo con un senso per poter dire qualcosa. In generale amo le cose belle che ti possano portare ricchezza a livello attoriale. Quello dell’attore secondo me è un mestiere di grande responsabilità verso gli altri.

A volte, infatti, e di casi ce ne sono, un progetto sbagliato può anche segarti le gambe.
Di progetti sbagliati ce ne sono tanti e bisogna stare un po’ attenti. Il teatro conserva un’autenticità diversa rispetto ad una macchina da presa. Io ho cominciato proprio dal teatro e sul palcoscenico mi sento più vicina a quello che voglio fare veramente. Tutto è partito da lì e la verità è lì. Poi tutto il resto ha il suo fascino. Per esempio, questa prima esperienza in tv è stata molto importante. Tutto serve, ma se dovessi scegliere non avrei dubbi, vista anche la mia formazione teatrale. Il mio sogno è quello di riuscire a fare delle cose che trasmettano dei messaggi.

Qual è l’esperienza che ritieni più formativa a livello professionale?
L’Accademia del Piccolo è stata sicuramente quella che mi ha dato di più. Ho fatto anche un altro spettacolo a cui sono molto legata, estratto dall’album “La Buona Novella” di De André.

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La difficoltà più grande?
Ho fatto mesi fa uno spettacolo a Roma. Ho interpretato un personaggio molto particolare e non ci sono riuscita del tutto. Quando poi termina un progetto, succede di guardarsi indietro, mettere le cose insieme e poi dirsi “non l’ho centrato o forse non l’ho capito fino in fondo”. Queste sono le esperienze che poi sono formative perché vanno di pari passo con la vita e riguardano quanto sei pronta a raccogliere certe esperienze in base a qual è stata la tua vita in quel momento. Lì è stato difficile perché ho perso la bussola.

Il brutto e il bello di questo lavoro?
Bisogna avere nervi saldi. E’ un mestiere che spesso può mandarti fuori strada se non lo affronti con una rigidità accademica; ed è molto instabile perché di base si è disoccupati, e solo ogni tanto ci sono dei lavori. Non ti siedi mai e all’orizzonte è difficile vedere un mutuo, una casa, la stabilità. E’ un lavoro per persone libere ma al contempo devi saper gestire la libertà perché se te ne dai troppa rischi di perdere tutto quello che hai costruito. Devi allenarti, andare al cinema, a teatro, studiare, leggere.

Hai nuovi progetti in ballo?
Sicuramente tanto teatro ma non dico niente per buon auspicio.

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