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Atlantide Entertainment al Festival dei Popoli con “108 – Cuchillo de Palo”

Ancora festival per Atlantide Entertainment che presenterà “108 – Cuchillo de Palo” al 51° Festival dei Popoli il 15 di novembre alle 21.30 presso il cinema Odeon di Firenze alla presenza della regista paraguayana Renate Costa.

Il film, che parte dal racconto della tragica fine di Rodolfo, zio della regista, arrestato, torturato e ucciso dopo essere stato incluso nella “lista di omosessuali o 108”, nasce come reazione e necessità di confrontarsi con la rabbia e il dolore che derivano dal constatare l’ottuso atteggiamento di chi nega l’evidenza dei fatti, come necessità di filmare per fare esistere e come strumento per riappropriarsi della realtà.

“In casa del nonno fabbro, Rodolfo era il ‘coltello inutile’. Durante la dittatura chiunque pensasse diversamente o fosse per qualche ragione diverso, era un soggetto da reprimere – dice la regista – Una vita costretta al silenzio anche all’interno delle mura domestiche. ‘Cuchillo de Palo’ è un processo interno ed intenso alla ricerca dell’accettazione e della riconciliazione. L’accettazione di Rodolfo, ma anche del padre, della società e della Storia, nella speranza di riconciliarci tutti con il nostro passato. Far riemergere i ricordi a chi si ritrova di fronte alla macchina da presa, contrapponendo le voci ai ricordi confusi dell’infanzia. Cercare tra le parole di chi parla, o di chi evita di parlare, la ricostruzione della figura del perseguitato, dell’occultato, dell’anormale, e attraverso questo catturare l’immagine di una società che ha vissuto e vive rinchiusa in una certa intolleranza, nel silenzio, nella passività. Filmare il presente per recuperare un passato che ci permetta di capire qualcosa in più sul luogo dal quale proveniamo, e poter accettare quello che siamo. La vita si scopre fatta di ombre dal passato che finiscono con il dare senso, se accettiamo di essere definiti, coscientemente o meno, dai segni della storia, della famiglia, della società. Oscilliamo tra il recupero di un episodio abbastanza misconosciuto della Storia e una storia personale, che si rivela universale. Perché al di là del passato del Paraguay, si tratta di un’immersione nell’indifferenza dell’altro e attraverso questo percorso si raggiunge la riconciliazione con ciò che uno ha costruito di sé stesso. Finalmente, tutti dobbiamo imparare a convivere con i nostri fantasmi”.

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