Gianluca Arcopinto è spesso descritto come un produttore indipendente, coraggioso e scatenato. Forse anche un po’ donchisciotte, pronto ad affrontare pericolosi draghi e mulini a vento. Uno che non indora la pillola, che non accetta lo status quo, che non ci sta a calpestare la propria dignità. Uno che prova ad essere libero. Ecco allora che con la complicità di Sergio Bianchi e di Ilaria Bussoni di DeriveApprodi, Gianluca Arcopinto dà il via alla collana “Cinema Autonomo”, che vuole essere qualcosa di più e di diverso da cinema indipendente. Quindi Cinema Autonomo nell’accezione di indipendenza e singolarità.
Il primo cofanetto di Cinema Autonomo sarà composto dal dvd “Pietro” di Daniele Gaglianone e da uno scritto di Gianluca Arcopinto, quasi un diario di quattro anni, per raccontare un mestiere e un mondo, e per raccontarsi. Come nelle antiche lettere morali, un flusso di pensieri e di riflessioni indirizzate al figlio Luca, accanto a puntuali analisi della situazione, struggenti e quasi disperate.
“Ogni anno, quando iniziano i corsi al Centro Sperimentale mi domando: In questo Paese è possibile, corretto, ma soprattutto giusto, spingere delle persone tra i venti e i trent’anni a coltivare il sogno di fare cinema? Anche se il potere che regola le nostre vite sembra deciso ad annientare il cinema e con esso il teatro, la musica, la letteratura, la ricerca, la cultura? Anche se ci spingono a credere che il pubblico non ne vuole più sapere? Anche se, insomma, da tempo grandina e tempesta? No, non lo so se sia possibile, né corretto, né tantomeno giusto allevare questo sogno. Ma sì, bisogna sfidare la grandine. E lottare per un cinema non omologato, non allineato, non rassegnato. Un paese civile – in cui ogni tanto può anche grandinare – ha bisogno anche del cinema che va da Paolo Sorrentino a Beppe Gaudino, quello che non è solo intrattenimento e spettacolo, ma anche riflessione estetica”.
PIETRO
“Racconta il disagio del rapporto tra una persona e le altre che la circondano, con attori poco o nulla conosciuti. Un film che nessuno voleva fare: il pubblico non vuole essere ammorbato da questi problemi, da questa cupezza cronica. Daniele Gaglianone questo film lo sentiva e lo voleva fare. Con quattro attori protagonisti che il pubblico non conosce. Io e un gruppo di giovani produttori questo film lo sentivamo e lo volevamo fare. Proprio con quei quattro attori protagonisti per cui il pubblico non uscirebbe di casa. E allora lo abbiamo fatto, grazie a un piccolo contributo della Film Commission piemontese, grazie a un po’ di debiti che mi sono accollato… e soprattutto grazie a una piccola e compatta troupe che ha lavorato dodici giorni praticamente gratis. Ecco, “Pietro” è anche questo: una risposta fiera a un sistema che non lo voleva. E volerlo vedere significa anche unirsi a questa risposta e renderla più forte”.
I PROSSIMI DVD
– “Palabras” di Corso Salani
– “Tarda estate” di Antonio Di Trapani e Marco De Angelis
– “Di mestiere faccio il paesologo” di Andrea D’Ambrosio
– “Rata nece biti” di Daniele Gaglianone
Il costo del cofanetto è di 15 euro
CINEMA AUTONOMO PERCHÉ di Gianluca Arcopinto
“Voglio morire comunista. E ribelle. Voglio tentare di andarmene pervaso da un senso di appartenenza. Forse è una furbizia per sentirmi meno solo, ma il desiderio è sincero e preferisco il cuore in tumulto e la testa piena di sogni alla rassegnazione e all’urgenza del pentimento”. (Beniamino Rossini, in “La terra della mia anima” di Massimo Carlotto)
Ecco, questa è la frase che forse meglio di tutte può spiegare perché io mi ritrovi ancora qui, a lanciare un’altra sfida all’inerzia a cui dovremmo essere condannati in questo paese. Io voglio continuare a fare cinema, voglio continuare a sognare. E oggi questa voglia passa da qui, dal tentativo di dare visibilità a dei film italiani considerati difficili.
La collana Cinema Autonomo italiano porterà in libreria, ma anche nei cinema attraverso delle presentazioni, ma anche sulle bancarelle, in questo primo anno di vita almeno cinque film, che chissà, potrebbero diventare anche di più: “Pietro” di Daniele Gaglianone, “Palabras” di Corso Salani, “Tarda estate” di Antonio Di Trapani e Marco De Angelis, “Di mestiere faccio il paesologo” di Andrea D’Ambrosio, “Rata nece biti” di Daniele Gaglianone.
L’idea è nata in una piovosa serata di dicembre 2009, a Roma, nel quartiere San Lorenzo, quando mi ritrovai a discutere pubblicamente, in un’iniziativa promossa da Sergio Bianchi e Ilaria Bussoni della casa editrice DeriveApprodi, di cinema, anzi di cinema autonomo, con Cristina Piccino, Luca Mosso, Eugenio Cappuccio, Nicola Calocero e Federico Rizzo. Quella sera, in cui volarono soprattutto da parte mia tante parole inutili, mi venne voglia di appropriarmi di quella definizione, forse inventata da Roberto Silvestri, cinema autonomo, per applicarla ai miei film e alla mia idea di cinema, contrapponendola a quel cinema indipendente che non mi ha mai convinto troppo. Perché a me piace parlare chiaro. E poco. Indipendente significa “che non dipende” da niente e da nessuno. Ora, può definirsi tale un cinema come quello italiano che quasi sempre dipende dallo Stato o dalla televisione o ancora meglio da tutte e due le cose insieme? E allora, perché io, che ho prodotto almeno trenta film senza sostegno dello Stato e/o della televisione, devo condividere questa definizione con quei produttori che non hanno mai realizzato un film senza dipendere dallo Stato e/o dalla televisione?
Quindi cinema autonomo nell’accezione di indipendenza e singolarità.
Nei mesi successivi cominciai a pensare di parlare con Sergio Bianchi per cercare di rendere più concreta questa definizione, facendo qualcosa per diffondere il cinema indipendente e singolare. Andai a trovare più volte Sergio nella sua casa editrice. Io blateravo di film, che in fondo altro non sono che pezzi di plastica con su impresse immagini deteriorabili. Lui mi ascoltava ogni volta incuriosito. Ma per me non era sufficiente, mancava qualcosa, per convincermi definitivamente.
Fu una fortuna che una delle volte che andai, Sergio mi regalò un libro, in cui lessi le parole che Franco Berardi “Bifo” aveva scritto a proposito del termine autonomia. “L’acciaio e la pietra sono potenti, ma il sorriso di più, perché può ridere dell’acciaio e della pietra. Dove sta l’autonomia? Nella forza che si contrappone, violenza contro violenza, o nella leggerezza del sottrarsi, nella leggerezza di chi non risponde all’appello, di chi dorme invece di andare in fabbrica, di chi fa l’amore quando si è chiamati a combattere? Non c’è potenza più grande del sottrarsi, del non essere, del non fare. E questa è la potenza dell’autonomia”.
Allora cinema autonomo quale leggerezza e sottrazione che arriva al non essere.
E se serve anche al non fare.Perché questa, l’autonomia indipendente singolare e leggera, è la vera libertà, che pur di essere può non fare, può non essere.
Adesso sì che si può parlare con convinzione di cinema autonomo.
Adesso sì che può nascere questa collana.
Gianluca Arcopinto