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“Et in terra pax”, nelle sale il 27 maggio

Uscirà nelle sale italiane il 27 maggio 2011, distribuito da Cinecittà Luce, “Et in terra pax” di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini.

Nel cast: Maurizio Tesei, Ughetta d’Onorascenzo, Michele BotrugnoFabio Gomiero, Germano Gentile, Simone Crisari, Riccardo Flammini,     Paolo Perinelli, Paola Marchetti, Alessandra Sani, Sandra Conti.

Girato al Serpentone di Corviale, il film racconta tre storie disperate, che si intrecciano sullo sfondo della periferia romana, con un linguaggio reale come quello di un rap metropolitano. Atmosfere pasoliniane per mostrare il disagio e il malessere di tutte le periferie del mondo.

Note di regia
“Et in terra pax” non è un film sul disagio della periferia romana, o per lo meno lo è solo in parte. Abbiamo scelto di soffermarci sulla psicologia dei personaggi più che sul degrado, sulla disperata ricerca di una direzione da seguire più che sulle ragioni sociali dell’emarginazione. La borgata è il teatro di vicende in cui divengono lampanti da una parte le contraddizioni dell’essere umano e, dall’altra, i rabbiosi istinti di sopravvivenza e la volontà di riscatto.

Nel tratteggiare questa storia abbiamo evitato di esporre giudizi o critiche: risulterebbero quanto mai inutili. Abbiamo cercato invece di rappresentare una parte di questa realtà ora mescolando semplici fatti di cronaca, ora dando un valore quasi sacro alle gesta di individui comuni. È proprio questa la ragione per la quale abbiamo utilizzato un linguaggio scarno, crudo e a volte anche volgare (seppur spesso alternato a momenti più intimi o lirici), perché queste caratteristiche non possono prescindere dal carattere di quella fetta di Roma spesso dimenticata.

Il “Serpentone” del quartiere Nuovo Corviale ci è sembrato il luogo più adatto per raccontare un microcosmo di destini ed esistenze intrecciati fra di loro.

L’immenso e isolato palazzo che fa da sfondo alla storia è un’ombra che opprime e che allo stesso tempo protegge, che logora e che crea nuovi fermenti vitali: è un’isola, un quartiere, un’intera città, è la metafora stessa della vita di ogni individuo.

La ricerca di un altrove indefinibile è al centro del nostro film. Una ricerca che forse non finirà mai e che spesso costringe l’uomo a rifugiarsi nella propria solitudine. Il non agire è una via di fuga o un atto di impotenza? E se l’agire fosse comunque una sconfitta? Ogni sacrificio, sacro o profano, utile o sterile, è una disperata affermazione della propria esistenza.

Matteo Botrugno e Daniele Coluccini

 

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