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L’intervista di Giovanni Veronesi a Vasco Rossi

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Vasco Rossi si racconta, a ruota libera, a “Non è un paese per giovani” su Rai Radio2. Intervistato da Giovanni Veronesi, che conduce il programma con Max Cervelli, nella puntata di giovedì 16 aprile, il rocker di Zocca si è lasciato andare a considerazioni sulla Chiesa e sulle difficoltà di Papa Francesco, ha raccontato di non esser mai stato in grado di lasciare una donna, ha detto di aver sempre pensato di morire prima di diventare vecchio e ha rivelato a Radio2 molto altro.

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Veronesi è partito chiedendo al “Blasco” il suo giudizio sul nuovo Papa.
“Lui è uno che vuole portare la Chiesa sulla strada della semplicità, anche della povertà… ma non credo che ci arrivi, sai la Chiesa costa! Però è simpatico e ha dato una bella impronta nuova alla Chiesa”.

Uno come Vasco Rossi si sente mai inadeguato?
“Tante e tante volte, è una cosa che ho sempre avuto. Quando la gente mi incontra non vede me ma il ‘personaggio’ e io non so se sono all’altezza di quello che hanno in testa”.

Ti sei mai sentito inadeguato anche con le donne?
“E’ capitato ma poi sono sempre andate via contente. Le donne – ha proseguito il cantante – non le ho mai capite. Per esempio non sono mai riuscito a lasciarne una: se lei non vuole, tu non ci riesci. Io ho provato, ho detto “io ti lascio” e lei ha detto “no” e ho dovuto soccombere”.

Una volta – ha chiesto Veronesi – mi hai detto che ci sono state volte in cui avresti voluto scappare dalla musica.
“E’ vero, ci sono dei periodi in cui avrei voluto scappare, mi sono sempre tenuto libero una porta per scappare. Poi mi sono accorto che l’avevo chiusa per amore. Avrei pensato di rimanere per soldi ma invece devo rimanere qui perché amo”.

Come vivi il tuo rapporto con l’esser una rockstar?
“Lo sono da 30 anni, ho avuto una vita spericolata. Sono sempre stato scomodo ma è una realtà che mi va bene”.

Credi che la vita sia troppo corta per fare tutto quello che si desidera?
“La vita è corta ma è anche lunga abbastanza per rompersi i coglioni! Mi ricordo che mio nonno, negli ultimi dieci anni di vita, non parlava più. Secondo me si era rotto. Ecco, io penso che arriverò a quel punto lì. Pensavo di morire prima e invece sono ancora qui…”.

Chi è il tuo riferimento artistico?
“Mick Jagger, per me è fondamentale, mi ha sempre ispirato, con lo sberleffo, l’esser giullare e il provocare coi gesti”.

Fai spesso concerti fuori dall’Italia: come sei messo con l’inglese?
“Malissimo, sono messo malissimo! Ho fatto di tutto ma non riesco proprio”.

Cosa hai fatto, in particolare?
“Sono diventato pigro. Ho fatto venire un insegnante a casa ma non ha funzionato. Ho provato anche coi cd in macchina, che è una cosa umiliante”.

Cosa hai imparato?
“The station is across the street”: ecco questo serve un casino, questo lo insegnavano. “Where is the station? The station is across the street”. Poi ho imparato trouble, perché io sono sempre in trouble…

 

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