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Chiara Natalucci, intervista alla casting director di “Muori di lei”

Foto di Greenwave / Chiara Natalucci

Intervista a Chiara Natalucci, casting director di “Muori di lei”, il nuovo film di Stefano Sardo (“Una relazione”, 2021), con Riccardo Scamarcio, Mariela Garriga, Maria Chiara Giannetta, Paolo Pierobon, Giulio Beranek, Francesco Brandi, Marilena Anniballi, Mariana Falace, Eugenia Delbue, Flavia Vittorini. Casting di Chiara Natalucci e Mara Veneziano.

Girato a Roma e negli studi di Cinecittà, il film ha al centro Luca (Riccardo Scamarcio) – insegnante di filosofia con qualche latente frustrazione – sposato con Sara (Maria Chiara Giannetta). Durante il lockdown, mentre Sara è richiamata in ospedale per l’emergenza sanitaria, Luca rimane a casa e finisce per intrecciare una relazione con la vicina, Amanda (Mariela Garriga), la quale nasconde diversi segreti che lo porteranno ad essere coinvolto in un vortice pericoloso.

“Muori di lei” è una produzione Nightswim, in associazione con Medusa Film, in coproduzione con Bas Celik e con il supporto di MiC – Ministero della Cultura e di Lazio Cinema International.

Da giovedì 20 marzo al cinema.

 

Foto di Paolo Ciriello / Riccardo Scamarcio in una scena di "Muori di lei"

Tu hai un’esperienza ventennale come casting director. Che rapporto hai con la recitazione? Come si diventa casting director?
Sono tra i pochi casting (credo) a non aver mai voluto recitare. Sono stata costretta una volta sola da Lundini! Il mio percorso invece è passato dal reparto regia: sono stata assistente alla regia, planner, per le lunghe serie, aiuto regista, e quando ho cominciato a fare l’aiuto regista ho capito che il set cominciava ad essere un po’ troppo pesante. Ad un certo punto, ho deviato in modo abbastanza naturale per il casting.

Mentre leggi la sceneggiatura “vedi” già gli attori ideali per il film? Che tipo di valutazioni fai per scegliere un ruolo, in generale.
A volte capita che già leggendo io abbia delle intuizioni abbastanza prepotenti, quindi abbia già un’idea di un attore che potrebbe interpretare un determinato ruolo e, a quel punto, bisogna convincere tutti gli altri. Il provino mette l’attore e me nelle condizioni di far emergere le sue caratteristiche. È l’elemento che ti fa capire tra tre, quattro, cinque attori molto bravi, ce n’è uno che riesce a rendere quel personaggio in modo molto fedele a come è stato scritto.

Come lavori invece sui ruoli minori, che sono i ruoli su cui si può sperimentare di più. È più facile fare delle scommesse? Scovare talenti?
Paradossalmente, secondo me è più facile scommettere su un ruolo principale, che ha più spazio, rispetto ad un ruolo che ha meno occasioni nell’arco di un film o serie. Perché quando un personaggio ha poche scene e occasioni, devi trovare un attore che immediatamente restituisce le caratteristiche di quel personaggio o per tecnica o per aderenza al personaggio. Puoi trovare un attore che ha qualcosa di naturalmente giusto per quel personaggio e tutto il resto gli si può costruire intorno. Quindi sostiene tutto il film e tutto l’apparato del film o serie. Con un ruolo più piccolo questo tempo e energie non ci sono e quindi è più facile trovare un attore che riesce in poche scene e battute a restituire il personaggio in modo immediato.

 

Foto di Paolo Ciriello / Mariela Garriga in una scena di "Muori di lei"

Su “Muori di lei” hai lavorato in coppia con Mara Veneziano, che salutiamo. Come vi dividete il lavoro? Vi confrontate su tutto o lavorate su aspetti diversi?
Mara, che nei lavori precedenti mi aiutava come assistente casting soprattutto nella parte organizzativa e materiale (ma che ha sempre avuto un gran gusto in fatto di attori), in questo film ha condiviso con me praticamente tutto: pareri, intuizioni, le strategie. C’è il ruolo di una ragazza nel film, che suona in call con il protagonista. È stata un’invenzione di Mara, l’ha trovata lei e ha subito puntato su di lei. Devo dire che quella scena è molto bella e quel personaggio è molto ben riuscito. Lei sembra una giovane Chloë Sevigny, sembrava promettente ed è una sua scoperta.

Che rapporto hai con gli agenti degli attori?
Quando sono intelligenti e realmente interessati al contesto di cui stiamo parlando, al film, al progetto, è molto buono. Con alcuni di loro siamo letteralmente cresciuti insieme, professionalmente parlando, e le conversazioni più stimolanti con loro sono proprio relative al perché io non penso che un attore che mi stanno proponendo sia giusto o mi spiegano perché un progetto che io vorrei proporre ad uno dei loro attori secondo loro non fa al caso suo. Quindi, questo tipo di confronti sono molto stimolanti. Quando un agente mi deve convincere che dovrei prendere un loro attore per un determinato ruolo, in modo un po’ insistente e meno aperto allo scambio, per me diventa meno interessante.

Lavori moltissimo sia con la tv generalista, fiction Rai e Mediaset, sia con le piattaforme e per il cinema. Ci sono delle differenze nel modo di lavorare, nel modo di chiudere un casting? Esistono ancora gli attori “da fiction”, “da teatro” e “da cinema” e ora “da serie tv”?
Gli attori hanno una formazione diversa, quindi quando un attore viene ad un provino, la formazione si sente. Però, poi, da quel momento tutto cambia. Un conto è la preparazione con cui arrivi al provino e un altro è il percorso che inizi a fare da quel momento in poi. Continuo a notare che gli attori che vengono dal teatro, chi ha una formazione solida teatrale, per me è come se avessero un ingrediente magico, qualcosa in più che, intanto, mi colpisce sempre, ma soprattutto è come se avessi la sensazione che quell’attore non cadrà mai, che riuscirà a resistere e rispondere a situazioni difficili, magari dal punto di vista della sceneggiatura o delle riprese. Hai la sensazione che l’attore di teatro riuscirà sempre ad uscirne.

Momento “occhio al talento”. C’è una generazione di giovani attori molto bravi e molto interessanti, che hanno avuto occasioni e ruoli grazie alle piattaforme che in passato sarebbero stati più complessi da ottenere. Cosa pensi di questo momento dell’essere attrice, attore, in Italia? Un talento è un talento e lo si vede subito?
È un momento d’oro, ogni mese, ogni semestre emergono dei talenti nuovi. Il talento si vede subito, la bravura arriva col tempo. Una cosa che mi colpisce sempre è la capacità di cambiare in corso d’opera. Un attore, anche esordiente, arriva al provino con un’idea, un’idea del personaggio e della scena che andrà a fare. Poi noi li guidiamo e li aiutiamo a trovare la giusta direzione. Quando vedo una capacità immediata di cambiare quello che si erano preparati, in base ai miei consigli e alla mia guida, allora mi rendo conto che ho a che fare con un attore. Quella capacità di cambiare, in scena, è la dimostrazione che di fronte a me c’è un attore.

 

Foto di Paolo Ciriello / Maria Chiara Giannetta in una scena di "Muori di lei"

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