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Matta, un surrealista a Roma

Dieci anni fa l’Auditorium Parco della Musica di Roma, in occasione dell’apertura, ospitava una grande mostra di Roberto Sebastian Matta. Nato a Santiago del Cile l’11 novembre 1911, l’artista moriva a Civitavecchia il 23 novembre 2002, alcuni giorni prima dell’inaugurazione. Nel centenario della nascita, Matta torna all’Auditorium (dal 16 marzo al 20 maggio 2012) con un’esposizione di opere storiche a cura di Claudia Salaris, il cui fulcro è rappresentato da quelle realizzate a Roma tra il 1949 e il 1954.

Quando, nel 1949, arriva in Italia l’artista è alla ricerca di una rigenerazione. Roma nel dopoguerra è una città viva, che lancia segnali di risveglio anche a chi, come lui, ha seguito le principali rotte dell’arte. Lo attira la Roma povera ma originale degli artisti orbitanti tra le osterie del centro, via Margutta e piazza del Popolo. Ma lo attira anche la Hollywood sul Tevere che con il neorealismo, si è imposta nel mondo. E proprio a Roma egli da un lato accentua la sua politicizzazione, dall’altro si fa coinvolgere dalla dolcezza del vivere e del paesaggio, con esiti che contribuiscono a rinnovare la sua pittura.

Matta ha avuto una vita lunga, segnata dal successo e all’insegna del nomadismo in senso lato. Nel corso del tempo ha avuto quattro mogli e altrettante famiglie, sei figli. Egli stesso si sentì “Odisseano” per la febbre che lo portava a varcare sempre nuovi confini, non solo geografici ma anche esperienziali e culturali. Parlava molte lingue, spagnolo, francese, inglese, italiano, e spesso le mescolava, dando luogo a una lingua mista che era tutta sua. Di lui molto si sa, ma poco si conosce della stagione romana. Questa mostra vorrebbe fornire un contributo per far luce su quel periodo breve e intenso.

Per maggiori informazioni: www.auditorium.com

 

 

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