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France Odeon 2012: aprono Sabine Azéma e i sapori presidenziali di Christian Vincent

Dalla nostra inviata Marialuisa Di Simone. Primo giorno.

FIRENZE – Dopo i successi di “The Artist” e “Quasi amici”, il cinema francese torna ad essere protagonista sulla scena italiana. Succede a Firenze, che oggi ha inaugurato la quarta edizione di France Odeon, la rassegna cinematografica che fino al 4 novembre ospiterà 12 anteprime nazionali in lingua originale. Due i lungometraggi di questa prima giornata: “Le saveurs du Palais” (in Italia “La cuoca del Presidente”) di Christian Vincent, commedia gastronomica nelle nostre sale dal 3 gennaio grazie a Lucky Red e “Vous n’avez encore rien vu” di Alain Resnais, con Mathieu Amalric, Pierre Arditi, Sabine Azéma e Michel Piccoli.

Ispirato alla storia vera della cuoca di François Mitterrand, “Le saveurs du Palais” è già campione d’incassi in patria, con quasi 1 milione di spettatori dopo sole quattro settimane di programmazione. “In Francia il film ha messo d’accordo il grande pubblico amante della commedia e i critici più integralisti – ha esordito il regista durante la presentazione – forse perché combina il divertimento della biografia ai contenuti più attuali che alludono allo scenario europeo, quindi anche a quello francese e italiano. Il film parla di cucina ma è una metafora del potere, che ho voluto spiare da dietro le quinte. Mitterrand, interpretato da Jean D’Ormesson, doveva apparire e sparire perché il potere è invisibile, eppure si avverte dappertutto”.

La pellicola racconta la vicenda di Hortense Laborie (l’attrice Catherine Frot), cuoca rinomata che vive nel Périgord e che, con sua grande sorpresa, viene nominata responsabile della cucina personale del presidente della Repubblica. Nonostante le gelosie degli chef che operano da tempo nelle cucine dell’Eliseo, Hortense riesce ad imporsi grazie al carisma e alla forza di carattere. In poco tempo la genuinità della sua cucina sedurrà il presidente, ma le macchinazioni del potere le causeranno non poche preoccupazioni. Si parla della cucina sofisticata (ma finta) che si contrappone ai sapori semplici dell’infanzia (come i funghi porcini che Hortense fa arrivare dalle campagne del Périgord e tanto piacciono al Presidente), ma anche del riconoscimento per il lavoro ben fatto. “Un’altra tematica del film è la gratitudine – ha concluso Vincent – nella storia è evidente la differenza tra i fasti del Palazzo, da cui la protagonista, una volta partita, non riceverà un solo grazie, e la semplicità della base scientifica in Antartide, dove si recherà in seguito. Qui, le persone per cui ha cucinato le organizzeranno un addio davvero speciale”.

Ad aprire questa edizione di France Odeon anche l’attrice Azéma, musa ispiratrice e moglie del regista Alain Resnais, protagonista di ben dieci dei suoi film, tra cui l’ultimo “Vous n’avez encore rien vu”. Passato a Cannes con l’approvazione della critica, il lungometraggio è una fantasia surreale tratta dall’Eurydice di Jean Anouilh. La vicenda si apre con una telefonata: il regista e scrittore Antoine d’Anthac è passato ad altra vita, ma prima di morire ha espresso il desiderio che tutti gli attori coinvolti in una sua vecchia pièce, l’Euridice appunto, vengano convocati a casa sua, una dimora arroccata in un paesino di montagna, dove si aprirà il testamento . Gli attori scopriranno che l’uomo stava lavorando ad un adattamento moderno del mito di Orfeo ed Euridice con giovani protagonisti: assistendo alla proiezione delle prove, ognuno di loro da semplice spettatore si ritroverà ad essere nuovamente attore, rientrerà nel ruolo di un tempo e rivivrà le emozioni che credeva sopite. Sarà un gioco di specchi in cui Resnais, che a novant’anni suonati continua a sperimentare e a stupire, si interroga su temi come l’innamoramento, la fatalità e l’amore oltre la morte.

“Se c’è una parola che può descrivere il genio di Resnais è senza dubbi la parola libertà – ha detto Azéma – dal suo primo film ha dimostrato di essere un’artista libero e ancora oggi lo dimostra, trovando sempre produttori e distributori disposti a sostenerlo. Ogni sua opera è un gioco diverso, è pieno di gravità ma è capace di raccontare l’angoscia divertendo e divertendosi”. L’attrice ha spiegato anche il significato del titolo: “lo utilizza per tutte le sceneggiature, fino a quando non sceglie la versione definitiva. L’ha fatto anche questa volta per poi decidere di tenerlo, perché si adatta bene ai contenuti del film”. Azéma, che ha lavorato anche con Mario Monicelli in “Rossini! Rossini!”, ha infine ricordato il maestro della commedia italiana. “Era un signore piccolo, estremamente vivace, colto e intelligente. Aveva un modo diverso di lavorare rispetto ai francesi, era meno disciplinato e sempre allegro. Se penso a com’è finita, però, mi rendo conto che dietro l’allegria c’era ben altro”.

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