Home Eventi Mohsen Makhmalbaf: “The President, una favola per raccontare l’orrore della dittatura”

Mohsen Makhmalbaf: “The President, una favola per raccontare l’orrore della dittatura”

THE PRESIDENT by Mohsen Makhmalbaf

Roma, 9 Dicembre 2014 – Raccontare l’orrore della dittatura attraverso una favola. È la scommessa di “The President”, il nuovo film del regista iraniano Mohsen Makhmalbaf che inaugura questa sera (ore 20.45 al Cinema Trevi di Roma) la XVIII edizione del Tertio Millennio Film Fest (9-14 Dicembre). “È una favola in cui sfortunatamente riecheggiano eventi che si sono verificati in passato e che sono purtroppo destinati a ripetersi”, dice il regista che, questa sera, introdotto da Alberto Barbera, direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, incontrerà il pubblico in sala. Sceneggiato dallo stesso Makhmalbaf insieme a Marzieh Meshkini, “The President” ha per protagonisti l’intenso Misha Gomiashvili e il giovanissimo Dachi Orvelashvili. Il “Presidente” del titolo è il tiranno di una nazione immaginaria che ha sempre governato il Paese usando il pugno di ferro. Mentre il popolo sprofonda nella miseria, lui e la sua famiglia vivono nel lusso. Quando un colpo di Stato ne rovescia il governo, il dittatore e il suo nipote più piccolo si ritrovano con una taglia sulla testa e un intero paese alle calcagna: fingendosi un musicista di strada e viaggiando insieme alle persone che ha fatto soffrire per anni, vivrà in prima persona le difficili condizioni che hanno generato l’odio unanime verso il suo regime.

“Nel corso della primavera araba, diversi dittatori della regione sono caduti, da Ben Ali a Mubarak passando per Gheddafi, ma ce ne sono nel mondo altri 40 ancora al potere – prosegue Makhmalbaf –. Anche quei paesi che sembravano aver fatto un passo avanti verso la democrazia sono ricaduti nella spirale di violenza dopo il collasso dei vecchi regimi. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise e a milioni sono state ferite o sono state costrette a espatriare. Come possono queste nazioni diventare democratiche e lasciarsi alle spalle questi terribili conflitti? Al collasso di ogni dittatore – continua il regista – segue la ferocia scatenata contro di loro dal popolo, con il risultato di alimentare violenze su violenze. La nuova classe dirigente, avendo sperimentato ciò che il popolo può fare dei suoi sovrani, sarà terrorizzata dall’idea di perdere il potere e userà ogni mezzo per impedirlo. Come i vecchi dittatori. Il film sposa la speranza che questo circolo vizioso possa essere spezzato”.

Mohsen Makhmalbaf è uno dei principali esponenti del Nuovo cinema iraniano. Regista, romanziere, sceneggiatore, montatore, produttore e attivista per la tutela dei diritti umani. Nato a Teheran (Iran) nel 1957. Dopo una decisiva parentesi politica – si unisce adolescente alla milizia rivoluzionaria – si impegna nel campo artistico. Nei primi anni Ottanta, oltre al romanzo “Il giardino di cristallo”, inizia a scrivere racconti e testi teatrali ed entra nel “Centro per la diffusione del pensiero e dell’arte islamica”. Nel 1982 debutta dietro la macchina da presa con “Tobeh Nasuh” e nel 1985, con il suo quarto film “Boycott” arriva la notorietà. Da allora ha diretto più di venti opere, tra cui: “L’ambulante” (1986, presentato in diversi festival cinematografici mondiali), “Il ciclista” (1987), “Salam Cinema” (1995), “Pane e fiore” (1995, menzione speciale al Festival di Locarno), “Il silenzio” (1997, Medaglia d’oro della Presidenza del Senato, Premio CinemAvvenire e menzione speciale del Premio Sergio Trasatti alla 55esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia), “Viaggio a Kandahar” (2001, Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes), l’acclamato documentario “Bagheban” (2012) e “The President”. Nel 1996 ha fondato la casa di produzione Makhmalbaf Film House, che oltre ai lavori dello stesso Mohsen finanzia le opere di altri autori iraniani, tra cui i tre figli – Hana, Maysam e Samira – e la moglie Marziyeh Meshkini.

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