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Magistrato Cosentino porta in scena “Eva non è ancora nata”

Salvatore-Cosentino-99803Giovedì 11 dicembre alla Città del Libro di Campi Salentina (LE) il magistrato Salvatore Cosentino porta in scena “Eva non è ancora nata”, uno spettacolo che si ispira nel titolo a una canzone di Giorgio Gaber del 1978 e racconta la bellezza e la dignità della donna attraverso le leggi, sia quelle che la tutelano, e quelle sbagliate, più risalenti nel tempo, che spesso l’hanno mortificata. Ricordando con ironia e leggerezza che la bellezza della donna non è magrezza a tutti i costi, perfezione del fisico, negazione dell’età, bensì comunicazione di luce, coraggio, amore per la vita.

Magistrato in prima linea nella lotta contro la ‘ndrangheta, Salvatore Cosentino – Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Locri – ha fatto sue le parole di Leonardo Sciascia: “La mafia non sarà sconfitta dall’esercito della Digos, ma da un esercito di maestri elementari”. Convinto che la divulgazione sia uno strumento potente e irrinunciabile, ha scelto la forma anticonvenzionale del teatro-canzone, proprio per avvicinare la società civile al mondo del diritto. E, accompagnato dalla pianista Carla Petrachi, porta i suoi spettacoli nei teatri, nelle Università e nelle carceri di tutta Italia.

“La magistratura – dichiara Cosentino – è un’istituzione vista troppo spesso come confinata in una fredda torre d’avorio, lontana dall’uomo, e invece all’Uomo deve tornare. Per questo, ho cercato di umanizzare il mondo dei giuristi ricordando tutte le volte che esso viene declinato dal mondo dell’arte, cinema, teatro, poesia e canzone in primis. E allora, tra citazioni di Shakespeare e Roberto Vecchioni, Pirandello e De Andrè, Alberto Sordi e Tennessee Williams, Platone ed Ennio Flaiano, Collodi e Vittorio De Sica – con l’ausilio di qualche breve spezzone cinematografico, e di qualche canzone eseguita dal vivo – cerco di ricordare a tutti che, in un momento di lungaggini giudiziarie e ‘incertezza del diritto’, la legalità non si fa solo con l’uso dei codici (o delle manette), ma anche con l’educazione al bello, al gusto e all’arte”.

 

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