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Alan Parker apre a Bari il Bif&st: “Un film di successo deve provocare discussioni”

Grande Lezione di Cinema del regista al Teatro Petruzzelli e Platinum Award dalla Fipresci

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Bari, 21 Marzo 2015

“I registi non migliorano con l’età: si ripetono e nonostante ci siano eccezioni, il loro lavoro non migliora, per questo motivo ho deciso di smettere di fare cinema. L’ultima sceneggiatura che ho scritto è stata la cosa migliore che ho mai fatto. Non ho mai trovato i soldi per farla e, alla mia età, non ho più la pazienza e la resilienza per farlo. Mi hanno chiesto perfino di girare un film della serie di Harry Potter. Anche se oggi sarei molto ricco, il mio problema è che non mi piaceva, non lo capivo, non mi interessava”.

Così Sir Alan Parker durante la prima Master Class del Bif&st 2015 – Bari International Film Festival – condotta dal critico inglese Derek Malcolm. Dinanzi ad un Teatro Petruzzelli gremito, il settantunenne regista inglese di film come “Evita”, “Angel Heart”, “Pink Floyd the Wall”, “The Commitments” ha ripercorso la sua carriera dagli inizi, sottolineando che, alla fine, della sua carriera quello che conta è “essere orgogliosi del proprio lavoro e sapere di avere detto quello che volevi dire”.

Alan Parker, il cui ultimo film è “The Life of David Gale” del 2003, con Kevin Spacey e Kate Winslet, spiega: “Un film esiste solo se c’è un pubblico che lo guarda sullo schermo; qualsiasi schermo sia. Un regista vede al montaggio il suo lavoro mille volte, ma la prima volta che lo vede davvero è solo insieme al pubblico”.

Parker che ha iniziato a fare cinema in un’industria cinematografica britannica da lui definita “depressa”, dopo una lunga esperienza pubblicitaria insieme ad amici come Ridley e Tony Scott e il regista di “Momenti di Gloria”, Hugh Hudson, ricorda: “Non sono andato alla scuola di cinema e la pubblicità, la mia esperienza quotidiana sul set, è stato il mio studio. In seguito, il mio cinema è stato la reazione all’idea francese e italiana che un regista fa un unico film pieno di variazioni. Io, invece, ho deciso di fare sempre qualcosa di differente e nuovo. Odio la ripetizione e per me creatività è sinonimo di originalità e di freschezza”.

Parker ha una visione amara del mondo della produzione degli ultimi anni: “Oggi il cinema Hollywood è destinato soprattutto ai ragazzi, e un film ‘Fuga di Mezzanotte’ oggi non sarebbe fatto dagli Studios che si dedicano solo ai Blockbuster. L’America cinematografica che ho conosciuto non esiste più e oggi il cinema a Hollywood appartiene ai dirigenti degli Studios e non più ai registi”. “Prima di Spielberg e di Lucas – spiega il regista – prima che il cinema diventasse un divertimento destinato soprattutto ai ragazzi, le Major producevano un cinema per tutti. Oggi tutto è cambiato”.

“Il cinema non cambia le cose, ma può contribuire al dibattito e trasformare la vita delle persone. Un film di successo deve provocare discussioni come ‘Z – L’orgia del potere’ di Costantin Costa-Gavras”. Sottolinea Parker citando il lavoro del cineasta greco, che terrà una Master Class al Bif&st 2015 durante la settimana, come l’apoteosi del cinema politico mondiale.

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A proposito del suo lavoro con gli attori come Madonna per “Evita”, Alan Parker ricorda la cantante come “Meravigliosa con me, orribile con tutti gli altri. Ha lavorato molto duramente perché adorava quel ruolo e voleva essere perfetta”.

Parker dice di non avere mai avuto grandi problemi con le star con cui ha lavorato nel corso di quaranta anni di carriera: “Non credo che su un set ci sia bisogno di un’altra voce oltre quello del regista. La vita è troppo breve. Se ci sono persone che non sono d’accordo è meglio evitarle e trovare altri talenti”.

Non tutte le esperienze del regista, però, sono state, in ogni caso, “idilliache”: “Dopo ‘Saranno Famosi’, volevo uccidere ogni singolo membro del cast, ma mi sono trattenuto”. Dice con un sorriso e rispetto al suo rapporto con gli attori, più seriamente, aggiunge: “Nessun attore può offrire un’interpretazione decente in un ambiente ostile. Un interprete è nudo davanti alla macchina da presa e il regista deve proteggerlo e aiutarlo. Un autore è la persona più importante nella creazione di un film, perché questo ne riflette il gusto, l’intelligenza e la sensibilità nel bene o nel male. E’ anche vero, però, che il cinema è un lavoro collettivo: né Fellini, né Spielberg avrebbero potuto fare grandi film senza un gruppo di lavoro in termini di cast e troupe che li sostenesse nella loro visione del cinema”.

Parker cui, questa sera sarà consegnato il Platinum Award della Fipresci, l’associazione mondiale dei critici che quest’anno proprio al Bifest celebra i suoi novanta anni di vita, scherza sul suo rapporto con il cinema europeo e con i colleghi. In particolare con il regista francese Jean-Jacques Annaud che, proprio, domani sera riceverà lo stesso riconoscimento sul Palco del Teatro Petruzzelli di Bari. “Io e Jean Jacques abbiamo una carriera molto simile e il nostro lavoro si assomiglia per molti versi. Facevamo spot pubblicitari negli stessi anni e la prima volta che ci siamo incontrati a Parigi, lui mi ha detto: ‘Lo sai che mi dicono di essere l’Alan Parker francese?’, e io ho risposto: ‘Pensa, a me dicono di essere il Jean Jacques Annaud inglese’ ”.

Per maggiori informazioni: www.bifest.it

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