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“Torri, checche e tortellini”: un film che racconta Cassero, primo centro italiano LGBT

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“Torri, checche e tortellini – Appunti per una storia senza storia dell’omosessualità del ’900” è il nuovo film di Andrea Adriatico che parteciperà (domenica 3 maggio al Cinema Massimo alle ore 14.15) alla 30° edizione del Torino Gay & Lesbian Film Festival, nella sezione fuori concorso TGLFF Extra, in programma nel capoluogo piemontese dal 29 aprile al 4 maggio 2015.

Un film documentario che racconta una storia che è la storia di tante persone che hanno creduto e continuano a credere in una sorprendente avventura: la nascita del Cassero, il primo centro italiano LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) sorto a Bologna in un edificio monumentale concesso dal Comune. Il “Cassero di Porta Saragozza”, su cui dal 1982 ha cominciato a sventolare la bandiera LGBT, diventa subito leggendario, in Italia e in tutta Europa. Attività culturali e politiche si intrecciano ad un’idea diversa di aggregazione e socialità, anche con la creazione di un gruppo teatrale di travolgente e delirante autoironia en travesti. Il documentario, della durata di 75 minuti, ripercorre le tappe salienti che portarono all’inedita decisione (per la prima volta in Europa un’amministrazione pubblica concedeva uno spazio, peraltro così prestigioso, a un’associazione di omosessuali) e le attività del Cassero nei suoi primi anni di vita.

“Torri, checche e tortellini” ci narra la storia dell’insediamento del movimento omosessuale nel primo circolo pubblico che l’Italia osò concedere in anni difficilissimi ad una comunità che cominciava una marcia di visibilità mai più arrestata. E lo fa con lo spirito della ricostruzione di un racconto che è al contempo testimonianza sociale e riflessione politica, intervistando i protagonisti di quel momento, politici come Walter Vitali o Sandra Soster, all’epoca assessori alla Cultura e ai Giovani della città, accanto ai primi presidenti del circolo 28 giugno che ebbe in gestione la struttura, Marco Barbieri, Beppe Ramina, Diego Scudiero, giornalisti come Domenico Del Prete, intellettuali come Stefano Casi, che fondò il primo Centro di Documentazione Omosessuale in Italia proprio al Cassero di Porta Saragozza e i tanti attivisti che attraverso una sovversiva attività culturale, guidata da un portentoso direttore artistico a tutti noto come la Cesarina, al secolo Stefano Casagrande, diedero vita ad una stagione senza precedenti che fece diventare Bologna anche una meta ambitissima dagli omosessuali di ogni parte d’Italia. Proprio con le attività culturali vennero fuori talenti come Alessandro Fullin, oggi mattatore televisivo e scrittore molto conosciuto e apprezzato o Valérie Taccarelli, la trans che ispirò il celebre brano “Alexander Platz” di Franco Battiato e Alfredo Cohen, anche loro protagonisti del film. Su tutto il desiderio di mettere a fuoco testimonianze straordinarie, come una lettera su Bologna di Mario Mieli, grande ideologo del primo movimento omosessuale italiano morto suicida nel 1985, le cui parole tornano interpretate da Eva Robin’s, o la toccante attualizzazione a cui si è prestato uno scrittore come Marcello Foisnel rileggere un fondo pubblicato da Roberto Roversi su L’Unità in quel fatidico 1982.

Questa è la storia di un momento importante del movimento LGBT, quando si passò dalla rivolta alla rivendicazione di spazi pubblici. E’ la storia di una città, che improvvisamente decise di investire sui diritti. Anche a costo di smentire un detto storico a Bologna, un detto che viene raccolto nel motto “la città delle tre T”, torri, tette e tortellini, perdendo la nomea di città delle “tette” per acquistare quella di città delle “checche”.

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“Torri, checche e tortellini” è un film di Andrea Adriatico e a testimoniare questa storia sono alcuni dei principali protagonisti di quegli anni ’80: Marco Barbieri, Vincenzo Branà, Stefano Casi, Vincenzo Corigliano, Domenico Del Prete, Alessandro Fullin, Franco Grillini, Rinaldo Luchini, Luciano Pignotti, Beppe Ramina, Diego Scudiero, Sandra Soster, Valérie Taccarelli, Elvira Tonelli, Walter Vitali con le storie di Mario Mieli raccontate da Eva Robin’s e le parole di Roberto Roversi rilette da Marcello Fois.

Il brano portante della colonna sonora, come forse naturalmente e necessariamente doveva essere, è la canzone “Bologna” di Francesco Guccini (con gentile concessione dell’autore), scritta proprio in apertura degli anni ’80 e diventata testimonianza in musica di una propensione alla buona politica gaudente di una città segnata dallo stragismo e da un durissimo 1977.

“Torri, checche e tortellini – Appunti per una storia senza storia dell’omosessualità del ’900” è una produzione Cinemare con il sostegno della Emilia Romagna Film Commission e con l’utilizzo del credito d’imposta.

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