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Antonietta De Lillo, omaggio al cinema Trevi

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Dal 16 al 20 marzo al cinema Trevi di Roma sarà in programma la retrospettiva “Viaggio in Italia. Il cinema di Antonietta De Lillo”, curata dalla CSC-Cineteca Nazionale in collaborazione con marechiarofilm. Il 16, il 17 e il 20 marzo incontri con la regista, moderati rispettivamente da Marcello Garofalo, Angela Prudenzi e Fabio Ferzetti.

Se esiste un termine cinefilo capace di racchiudere – senza però imprigionare! – il cinema di Antonietta De Lillo, è sicuramente quello di rosselliniano. L’intero corpus filmografico è infatti accomunato dall’inseguire, attraverso una padronanza e una multidisciplinarità di linguaggi, «lo splendore del vero». Ogni suo progetto (dai film partecipati ai ritratti, non solo cinematografici, dai documentari neo-neorealisti al cinema di finzione, e in tal senso risulta indimenticabile “Il resto di niente” per quella sobria messa in scena che non può non alludere a “La presa del potere da parte di Luigi XIV”) è una sorta di viaggio in questo paese mancato chiamato Italia. Un viaggio nella memoria attraverso le immagini e le parole di chi tenta di «fermare una cosa che sta scomparendo», citando le parole del protagonista del primo videoritratto, “Angelo Novi fotografo di scena” (1992), comunicandoci al contempo, come scrive giustamente Daniela Brogi, non solo la passione per la propria professione, ma anche una «chiave di lettura per la speciale attenzione al linguaggio e alle sperimentazioni del cinema documentario che attraversa l’intera opera di De Lillo, sin dai primi lavori (compreso il film “Matilda”, del 1990, così attento a un’ambientazione napoletana borghese, anziché popolare, e perciò fuori clichés)». Fermare la realtà, dunque, per esorcizzarne la morte sia per l’oggetto ripreso (uomo o cosa, la De Lillo non opera un classismo antropologico), sia per chi riprende. Filmare dunque non tanto per esistere, ma per documentare un’etica dello sguardo, che si affida al nostro soggettivo verosimile.

 

 

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