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Omero Antonutti, omaggio al Trieste Film Festival

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A quarant’anni dalla Palma d’oro con cui il Festival di Cannes premiò, nel 1977, “Padre padrone” dei fratelli Taviani, il 28. Trieste Film Festival celebra domani, martedì 24 gennaio, uno dei protagonisti più “appartati” e discreti del cinema italiano, Omero Antonutti: per l’occasione, la proiezione del film dei Taviani (che segnò la prima di una lunga serie di collaborazioni, da “La notte di San Lorenzo” a “Tu ridi”), sarà preceduta da un incontro con l’attore (condotto da Sergio Mattiassich Germani ed Elisa Grando) e dalla presentazione del volume “Omero Antonutti”, curato dal giornalista e saggista Guido Botteri (1927-2016) e pubblicato da Comunicarte Edizioni e TsFF.

Impossibile elencare qui tutti gli autori con cui Omero Antonutti ha lavorato, dall’esordio sul grande schermo nel 1966 a oggi. Ma basta scorrere alcuni nomi e qualche titolo per dare conto almeno in parte di una carriera davvero “impressionante”: oltre ai Taviani basterà ricordare Ermanno Olmi (Il segreto del bosco vecchio) e Roberto Rossellini (Anno uno), Luigi Comencini (La donna delle domenica) ed Elio Petri (Le mani sporche), Fabio Carpi (Quartetto Basileus) e Marco Bellocchio (La visione del sabba), Michele Placido (Un eroe borghese), Franco Giraldi (La frontiera), Marco Tullio Giordana (Romanzo di una strage). E poi i “giovani” Paolo Virzì (N – Io e Napoleone), Riccardo Milani (Benvenuto Presidente!), Andrea Molaioli (La ragazza del lago). Senza contare alcuni grandi registi internazionali, da Angelopoulos (Alessandro il Grande) a Victor Erice (El sur), a Carlos Saura (A peso d’oro).

L’omaggio del Trieste Film Festival sarà l’occasione per ripercorrere le tappe del percorso artistico di Antonutti, guidati dalle pagine del libro che Guido Botteri ha “montato” alternando ai brani di un lunga “confessione” dell’attore i contributi di amici, colleghi, critici e giornalisti. Il risultato è un ritratto a tutto tondo che spazia dalle origini (e dal perché di quel nome “che uno porta con una certa fatica. Nomi grandi che vanno un po’ larghi ad un ragazzo, come i vestiti smessi dal fratello maggiore”) alle prime esperienze teatrali (prima allo Stabile di Trieste e poi a quello di Genova), fino al debutto sul grande schermo, alle grandi prove nel cinema d’autore, alla notorietà internazionale (soprattutto in Spagna) e a una sorta di carriera “parallela”, quella di voce narrante e di doppiatore, che l’ha visto – pardon: sentito – dare la voce, tra gli altri, al Saruman de “Il Signore degli Anelli” e al conte Dooku di “Star Wars: Episodio 3 – La vendetta dei Sith”. Con più di una “sorpresa”, a cominciare dal mancato film con Fellini…

«Secondo me gli attori si dividono in due categorie: quelli che quando recitano “sono” e quelli che “fanno”. Ho sempre considerato Omero un attore che sullo schermo è». (Franco Giraldi)

«Oggi Omero Antonutti è uno di quei veri attori cinematografici che calcolano con lucidità e acutezza la recitazione, ogni gesto o parola, in rapporto agli obiettivi, ai movimenti della “camera”, alle ipotesi di montaggio che la regia avanza in sede di ripresa. Una cosa noi due amiamo in particolare in Antonutti: la sua camminata, anzi la sua figura intera. Nel suo presentarsi alla “camera”, Omero connota subito il personaggio con pochi tratti radicali. E con l’azzardo dell’estro, della fantasia. Soprattutto per questo, forse, per questa sua capacità di raccontare attraverso la fisicità del corpo, noi abbiamo voluto, noi abbiamo potuto costruire con lui figure tanto diverse». (Paolo e Vittorio Taviani)

Info: www.triestefilmfestival.it

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