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“Bulli e Pupe”, storia sentimentale degli anni cinquanta

Un film di Steve Della Casa e Chiara Ronchini. Tour nelle sale e domani proiezione evento al Cinema Farnese di Roma. 

Dopo il successo di “Nessuno ci può giudicare”, il documentario-rivelazione del Torino Film Festival 2016, apprezzato da stampa e pubblico in un lungo tour cinematografico, Steve Della Casa e Chiara Ronchini tornano in sodalizio per raccontare uno spaccato storico del Paese in un intreccio di memoria popolare e colta, di archivio e cinema.

Applaudito all’ultimo Torino Film Festival, “Bulli e Pupe – Storia sentimentale degli anni cinquanta”, prodotto da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Titanus, è il racconto del Paese dalle macerie del secondo dopoguerra all’alba del 1960 e del boom. Un momento folgorante, un pugno di anni in cui l’Italia si scoprì viva, libera, e diventò quella che ancora oggi viviamo. Un Paese che divenne moderno in un tempo molto – a volte troppo – rapido. Ora il film è in tour nelle sale d’Italia, e arriva a Roma con una proiezione evento alla presenza di Chiara Ronchini, lunedì 24 giugno alle 20.15 al Cinema Farnese.

La ricostruzione, la nascita delle “grandi città”, la speculazione edilizia, la migrazione interna e all’estero, la ricerca di lavoro e di casa, i sogni, il cinema e la sua illusione, la scoperta del tempo libero, la rabbia, la protesta, l’alienazione, una nuova affettività e un nuovo dibattito sessuale… Sono pezzi dell’Italia che il film ci mostra, il laboratorio di un Paese mentre rinasce.

A farcelo vedere, immagini rare e splendide di quel pozzo di scoperte che è l’Archivio Storico Luce, e di altri importanti fondi; alcuni film celeberrimi, o meno ricordati, di Risi, Germi, Castellani, Corbucci, Zurlini e altri. E le voci di intellettuali che quel lampo di tempo fermarono impietosamente, e felicemente: Parise, Bianciardi, Ortese, Flaiano, Pasolini, Calvino… A raccontare una storia che sappiamo e conosciamo, ma con un fluire che ce la fa sentire e vedere come nuova. Come se parlasse ancora tanto, e tanto precisamente, di noi.

Sinossi. Un viaggio dentro l’Italia dal secondo dopoguerra fino all’alba del ’60, quando i ragazzi che avevano vissuto impotenti gli orrori del conflitto iniziavano a progettare un futuro nuovo, pieno di speranze ma anche denso di contraddizioni, che puntualmente esploderanno in seguito. Tra balli e canzoni, tra tradizioni secolari e mutamenti repentini, il film del paese che comincia a diventare quello che ancora oggi conosciamo, con le sue imprese straordinarie e i suoi peccati originari. Un paese che in un pugno di anni visse un cambiamento come non viveva da secoli, in un racconto intessuto di magiche immagini di archivio e di alcuni film simbolo, contrappuntate con le analisi che gli intellettuali più lucidi già proponevano mentre tutto questo avveniva.

“Di solito si raccontano gli anni Cinquanta italiani come gli anni della guerra fredda, della contrapposizione tra cattolici e comunisti. Lavorando su tanti archivi (ovviamente l’Istituto Luce, ma anche la library Titanus, i Superottimisti che raccolgono i film di famiglia, il Centro Sperimentale – Cineteca Nazionale) abbiamo visto come le immagini raccontassero anche un’altra storia. E leggendo e ascoltando testi che intellettuali di più parti politiche realizzavano in quegli anni per la Radio, o per l’università, o per i loro saggi, abbiamo capito che le speranze e le contraddizioni di quegli anni potevano essere raccontate anche in una luce diversa, come una progressiva onda che vedeva protagoniste proprio le giovani generazioni, le stesse che nel decennio successivo (da noi raccontato in ‘Nessuno ci può giudicare’) avrebbero rivoluzionato il mondo intero”. [Dalle note di regia di Steve Della Casa e Chiara Ronchini]

 

 

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