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“Paula” in anteprima europea al Giffoni 2022

Lucía Castro in “Paula”

Quel che è successo in pochi anni e con un’accelerazione imprevedibile dovuta ai social, è noto: la prevalenza del Sé. Come se – in assenza di grandi narrazioni condivise – l’individuo fosse diventato insensinsibile alle regole, pretendendo di realizzarsi e ottenere con facilità benessere, potere sociale, magari ricchezza. Oggi il desiderio più profondo di ragazze e ragazzi – ma sempre di più anche degli adulti – è quello di suscitare ammirazione. E se non c’è l’ammirazione, c’è la vergogna: risulta intollerabile l’idea di essere considerati brutti, insignificanti, privi di fascino. Alla caduta dell’etica condivisa ha corrisposto l’enfasi sull’estetica, il potere della seduzione. Ecco perché oggi la paura di essere inadeguati, di non essere all’altezza delle aspettative, di non essere desiderabili, è divenuta la causa più diffusa di sofferenze.

Al cinema, ce lo ricorda un film recente (una coproduzione Argentina-Italia): “Paula”,  secondo lungometraggio di Florencia Wehbe.

La pellicola è stata prodotta per Bombilla Cine (AR) da Fernanda Roca e Dario Mascambroni e per The Piranesi Experience (IT) da Claudio Esposito, selezionato quest’anno come unico italiano tra i giovani produttori europei per l’ACE Mentoring Programme EU 2022. “Paula”, ad aprile 2022 è stato presentato al BAFICI di Buenos Aires ottenendo vari riconoscimenti (tra cui, il Premio FEISAL per il miglior regista under 35 e nomination al miglior montaggio).

Il 29 luglio sbarca in Europa e sarà presentato in concorso e in première europea al Giffoni Film Festival, sezione Generator +13, alla presenza della regista, della co-sceneggiatrice Daniela De Francesco e dei produttori.

“Paula” è un bellissimo e vivido ritratto dell’adolescenza di un gruppo di ragazze quattordicenni. E una in particolare: la Paula del titolo. Il film cerca di catturare l’essenza di un’epoca complessa, con personaggi imperfetti, e di mostrare con grande rispetto il luogo oscuro in cui può trovarsi un adolescente con problemi di bulimia e anoressia. Ma rivela anche quanto la virtualità sia pericolosa per tutti, ma ancor di più per la sensibilità dei minori.

LA STORIA. Il film racconta la storia di un’adolescente e dei suoi problemi alimentari. Una ragazza di quattordici anni che inizia a porsi alcune domande sulla sua immagine. Durante tutto il film, viene esposto il modo in cui sperimenta il rifiuto di alcune parti del suo corpo, il che la porta a indagare sui metodi per perdere peso su internet. In quel vagabondare per la virtualità, trova un blog in cui crea un profilo anonimo che interesserà lei e il suo intero ambiente, il blog fornisce consigli sulle diete e persino istruzioni su come vomitare… All’interno di quel mondo virtuale, condivide foto e video dei suoi amici, come in un reality, pubblica ciò che vuole essere senza tener conto del pericolo di esporre tutto quel materiale. Tutto questo dura finché…

La cinepresa cattura il difficile mondo adolescenziale dal personaggio di Paula, non solo dall’alimentazione, ma anche dai legami tra genitori e figli, fratelli, amici, amori complicati. Insomma, la regista Florencia Wehbe – con grande rispetto e mostrando i primi piani dei volti, il mondo quotidiano della scuola, le uscite e le conversazioni degli adolescenti – si pone il problema di come mostrare il luogo oscuro in cui può trovarsi un adolescente con problemi di bulimia e anoressia.

“Paula” ha come protagonista Lucía Castro, un’attrice sensibile e audace che si insinua nella pelle di questo personaggio. Sia lei che le le coprotagoniste (Lara Griboff, Julieta Montes, Tiziana Faleschini, Liz Correa) sono tutte esordienti.

“La pubertà e l’adolescenza sono un’età difficile, cambiamo molto”, spiega Wehbe, che ha lavorato sul set insieme al drammaturgo Ricardo Ryser. “Ho guidato le ragazze nel percorso di costruzione del personaggio. Nessuno di loro aveva esperienza davanti alla cinepresa, quindi è stata una bella sfida. Le ragazze hanno anche dato molto ai loro personaggi e mi hanno aiutato a capire com’è essere un’adolescente oggi. È stato un lavoro molto personale, abbiamo parlato molto e hanno avuto l’opportunità di improvvisare in molte scene, il che ha portato molta freschezza al rapporto tra loro”.

E la regista prosegue con parole importanti attorno al film e alla storia che racconta: “Possiamo ricordare molte pietre miliari della nostra vita con perfetta chiarezza: le nostre prime mestruazioni, il nostro primo bacio, un litigio o un incidente che abbiamo avuto. Situazioni o aneddoti che ci hanno fatto crescere o imparare. Ma qual è stato il momento esatto in cui abbiamo appreso che i nostri corpi non bastano? Quando il nostro aspetto è diventato così importante? Chi ci ha insegnato il concetto di bellezza, quali strumenti ha utilizzato?”.

E ci tiene ad aggiungere che: “La costruzione degli standard di bellezza femminili è una questione sociale, politica ed economica; cambia nel corso dei decenni, ma ha sempre l’unico obiettivo di abbatterci, di distruggere a poco a poco la nostra autostima. L’oppressione e il danno che il business della bellezza ha inflitto negli anni alla società, in particolare alle donne, è immenso e irreversibile”.

Con un urlo finale: “‘Paula’ è un grido disperato, urgente, necessario; è una boccata d’aria fresca, una storia che racconta l’inizio di uno stigma che lascerà cicatrici nel corpo e nella mente, fantasmi che ci accompagneranno per il resto della nostra vita”.

 

 

 

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