Home Uncategorized Festival di Roma 2011: sul red carpet arrivano i ragazzi sporchi di...

Festival di Roma 2011: sul red carpet arrivano i ragazzi sporchi di vita di Mezzapesa

“Il paese delle spose infelici”, “Une vie meilleur” e “Hotel Lux”: sono questi i film protagonisti del concorso nella terza giornata del Festival Internazionale del Film di Roma. Tre film che hanno ottenuto un buon successo di critica e che mantengono buono, almeno finora, il livello delle opere selezionate in questa sesta edizione. Ma a catallizzare l’attenzione del pubblico ieri, è stato l’incontro con Michael Mann, arrivato all’Auditorium per una lezione di cinema durante cui ha commentato alcune delle scene più famose dei suoi film e ha risposto alle domande dei fan.

IN CONCORSO

“Il paese delle spose infelici”. Esordio cinematografico di Pippo Mezzapesa che dopo 2 corti filma il suo primo lungometraggio. Tratto dall’omonimo romanzo di Mario Desiati, il film è ambientato in Puglia e racconta la storia di un gruppo di adolescenti soffermandosi su tre in particolare: Veleno, Zazà e Annalisa.

In conferenza stampa il regista ha spiegato che “Il film nasce dal romanzo e ho deciso di raccontarlo perché sono stato colpito dall’atmosfera e dai tre personaggi principali, che si trovano a vivere un momento di passaggio e di scelte. Raccontiamo un momento, quello dell’adolescenza, che è molto delicato. Il più crudo nella vita di una persona. Un altro motivo per cui ho voluto farlo è per il quarto protagonista della storia: il territorio avvelenato. La provincia di Taranto ha una bellezza ferita sia geologicamente che per le ciminiere che alterano i colori del cielo e dell’animo dei personaggi”.

Soddisfatto della trasposizione cinematografica del suo romanzo l’autore, Mario Desiati: “C’è sicuramente un po’ di me in Veleno. Nella vita tutti abbiamo un déjà-vu di 3/4 minuti. Io, quando ho visto il film ho avuto 82 minuti di déjà-vu. Sono ancora molto emozionato e scioccato. Odio quelli scrittori che si sentono stuprati se un autore apporta delle modifiche”.

Protagonisti del film Luca Schipani, Nicolas Orzella e l’attrice francese Aylin Prandi. Parte del cast è composto da attori non professionisti che Mezzapesa racconta di aver trovato ragazzi nei quartieri periferici “dove c’è molta più umanità. E’ stato un lavoro di casting molto stimolante, quasi come se ci fosse stata una seconda scrittura”.

Scritto dallo stesso Mezzapesa con Antonio Leotti e Antonella Gaeta “Il paese delle spose infelici” sarà distribuito da Fandango dall’11 novembre.

“Une vie meilleur”. Tra i film meglio accolti dalla critica, “Une vie meilleur” di Cédric Kahn con Guillaume Canet, racconta la  storia di una giovane coppia d’innamorati con un figlio che decide di aprire un ristorante ma resta strozzata dai debiti fatti con banche ed istituti di credito. Un percorso che li porterà ad allontanarsi fino a dividerli.

In conferenza stampa il regista francese ha inevitabilmente affrontato il tema della crisi economica globale attaccando duramente le banche: “Tutto il sistema sfrutta la fragilità delle persone. E’ questa la sua brutalità. E la banca è l’immagine stessa del sistema. (…) gli istituti bancari approfittano della fragilità e della debolezza degli individui; sono come un sistema mafioso”.

Ma “Una vita migliore” “oltre ad accusare, deve anche proporre. E in fondo – ha spiegato Kahn – questo è soprattutto un film  d’amore. Questa famiglia, alla fine, scoprirà che si può abbandonare una visione materiale delle vita e trovare la felicità anche nella povertà. Insomma, credo si possano cambiare gli ideali, che non sono solo quelli occidentali, e si può vivere una vita migliore oltre il capitalismo”.

Infine il regista spiega che il film “non vuole sublimare affatto la realtà, come fa spesso Hollywood, ma solo raccontarla come la vedono la mia coscienza e le mie idee. Racconto solo il tema della povertà e la cosa che più mi disgusta e mi ripugna: lo sfruttamento dei più poveri”.

“Hotel Lux”. Ambientato negli anni ’30 a Berlino, durante l’ascesa del partito nazionalsocialista, il film del tedesco Leander Haussmann racconta la storia di due attori da cabaret, comici ed imitatori che spopolano con la loro parodia dei due dittatori Hitler e Stalin. Entrambi sognano Hollywood ma uno, ebreo e comunista, fuggirà entrando in un gruppo insurrezionalista, l’altro è costretto a fuggire a Mosca, rifugiandosi in un albergo che è anche un asilo politico per esuli, l’Hotel Lux appunto. Un luogo davvero esistito, come ha raccontato il regista in conferenza stampa: “esiste molto materiale su questo albergo convertito a metà degli anni ‘30 in alloggio del Comintern e degli esuli dell’antifascismo”, racconta Haussmann, che non vuole tanto fare lezione di storia ma “raccontare la vicenda di un uomo che al momento sbagliato si trova nel posto sbagliato”. Perché, spiega “è il singolo che mi interessa. Raccontare l’individuo dentro i grandi avvenimenti storici. L’individuo non si interessa della politica e della società fino a quando queste non gli impediscono di essere felice. Il suo è un movente egoistico”. Perciò dice, il suo film “può essere letto come una metafora di ogni tempo. Dopotutto le dittature esistono ancora”.

FUORI CONCORSO

“Like crazy”. Premiato all’ultimo Sundance Festival come miglior film e per la miglior attrice (Felicity Jones), “Like Cray” è il  secondo film di Drake Doremus, giovane e talentuoso regista californiano che a soli 28 anni conta quattro regie sul suo curriculum (l’ultimo lavoro, ancora senza titolo, è attualmente in fase di montaggio). Il film racconta la storia di un grande amore tra un ragazzo americano ed una ragazza inglese nato all’università, ma destinato ad essere separato da un permesso di soggiorno e dalle politiche sull’immigrazione statunitensi. Nel corso del tempo i due si mantengono in contatto, si lasciano, hanno altre storie ma finiscono col non poter fare a meno l’uno dell’altra, mettendo continuamente in discussione il loro equilibrio personale.

In conferenza stampa il regista 28enne ha raccontato di essere stato ispirato da emozioni e situazioni che ha vissuto in prima persona: “Anch’io ho avuto una storia con una donna che viveva a Londra, conosco bene gli effetti del jet lag – scherza – Questo film mi ha lasciato dentro la speranza. Mi ha fatto capire che amare è fondamentale come lo è la gratificazione che ne deriva,  ecco perché bisogna assumersi il rischio dell’amore con tutto ciò che ne deriva”.

Doremus non usa scrivere le battute dei suoi film, ma incoraggia gli attori ad improvvisare sulla base del soggetto e di alcune indicazioni: “Ispirandomi a film come ‘Le onde del destino’ di Lars Von Trier, che è un mio modello, e ‘Y tu mama tambien’, ho lasciato gli attori molto liberi, anche di improvvisare. Hanno vissuto i personaggi dentro e fuori dal set, era fondamentale che ci fosse un’alchimia soprattutto tra di loro. La chimica era una componente imprescindibile: i due protagonisti sono stati straordinari. Se dopo il primo giorno di riprese le cose non avessero funzionato, avrei dovuto mandare a casa uno dei due: ho lasciato che la macchina da presa passasse in secondo piano. E’ stato un processo faticoso e difficile, al quale però abbiamo partecipato tutti con grande entusiasmo”.

Poi sulle numerose commedie romantiche prodotte da Hollywood dice che quelle fatte “negli ultimi anni mi hanno influenzato negativamente. Sono piene di stereotipi, patinate, con molto stile ma senza sostanza”.

“Totò in 3D”. Sempre fuori concorso è stata presentata ieri la versione restaurata di “Totò in 3D – Il più comico spettacolo del mondo” di Mario Mattoli. Il restyling, avvenuto ad opera di Luigi e Aurelio De Laurentiis, è stato compiuto degli esperti tecnici di Cinecittà Digital Factory. Il film era stato girato in Podelvision, un sistema per la ripresa tridimensionale brevettato da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis che prevedeva l’uso contemporaneo di più camere da presa e successivamente la stampa di due copie pellicole identiche: una per l’occhio destro e una per l’occhio sinistro.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here