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Festival di Roma 2011: lacrime e risate per Pupi, applausi alla Marilyn di Michelle Williams

E’ stata la giornata di Pupi Avati, ieri, al Festival Internazionale del Film di Roma. Sul red carpet hanno sfilato i protagonisti dell’atteso “Il cuore grande delle ragazze”: Micaela Ramazzotti, Cesare Cremonini, Andrea Roncato, Gianni Cavina e gli immancabili fratelli Avati. Fino all’ultimo si è temuto per la salute del regista bolognese, ricoverato qualche giorno fa al Policlinico Umberto I di Roma per un improvviso malore. Poi, in tarda mattinata, Antonio Avati, produttore del film con Medusa, ha tranquillizzato tutti: “mio fratello sta bene e stasera sarà con noi – ha detto – l’incidente non ha nulla a che fare con il cuore, è stata solo una congestione gastro-alimentare”. Gli altri film in concorso erano la bella sorpresa “Un cuento chino”, commedia argentina diretta da Sebastian Borensztein, e “Voyez comme ils dansent” di Claude Miller con Maya Sansa. Fuori concorso è passato “My week with Marilyn” del britannico Simon Curtis, mentre tra gli altri eventi si sono visti il documentario sul celebre scacchista Bobby Fischer (“Bobby Fischer Against the World”, regia di Liz Garbus), una sceneggiatura inedita di Michelangelo Antonioni, la quinta edizione del “Gran Premio Internazionale del doppiaggio” e il duetto MarchioniSolarino.

IN CONCORSO

“Il cuore grande delle ragazze”. Momenti di commozione e divertimento, in sala Santa Cecilia, per l’ultima fatica di Avati. Ambientato nell’Appennino tosco-emiliano degli Anni Trenta, il film attinge a grandi mani dalla vita dei suoi nonni materni con l’intenzione di rendere omaggio alle donne di un tempo e al loro “cuore grande”. Protagonisti Carlino Vigetti (Cremonini), un ragazzotto che nessuna madre vorrebbe per genero data la sua fama di dongiovanni, e Francesca Osti (Ramazzotti), la bella ragazza figlia di ricchi proprietari terrieri che si innamorerà di lui. Nonostante l’assoluta contrarietà della famiglia, Francesca farà di tutto per sposarlo, riuscendoci, alla fine, grazie a un gesto estremo.

“Il mio personaggio è un po’ matto e un po’ credulone – ha spiegato Micaela in conferenza stampa, abito color ciclamino e pettinatura retrò – ma ha un cuore grande così, capace di sopportare persino il tradimento, come tutte le donne di allora sapevano fare”. E’ possibile anche oggi? “Adesso abbiamo altri talenti – ha continuato – come cercare di capire le debolezze umane. Io ho un rapporto equilibrato con mio marito (il regista Paolo Virzì, ndr): ci si vuole bene e si ride spesso, ma se mi tradisce lo ammazzo!”. Sull’argomento è tornato Pupi che più tardi, dal red carpet, ha detto: “Cinquant’anni fa le donne avevano un cuore grande e lo donavano a noi maschi, adesso ce l’hanno ancora ma lo tengono tutto per sé”. Il film, che ha le musiche di Lucio Dalla, uscirà in sala l’11 novembre con 250 copie targate Medusa.

“Voyez comme ils dansent”. Storia d’amore a tre per il film in concorso, molto apprezzato dalla stampa, del francese Miller. Al centro del racconto una filmaker, Lise (Marina Hands), che decide di attraversare il Canada in treno per fuggire da un lutto recente e realizzare una specie di reportage. Ma il treno si ferma proprio dove vive Alexandra (Sansa), un’infermiera di origine Mohawk e ultima compagna del suo amato ex Vic, performer teatrale dal gran talento ma con molti problemi mentali (James Thiérrée). Dopo un periodo di diffidenza, tra Lise e Alexandra nasce una certa complicità, spinta dal desiderio di cercare l’una nell’altra punti di contatto e differenze che le hanno portate ad amare lo stesso uomo.

“Ho amato molto questo ruolo – ha detto Maya Sansa che da anni vive a Parigi – un personaggio divertente e toccante che mi ha permesso di conoscere meglio una tribù degli indiani d’America, popolazioni da cui sono sempre stata affascinata. Conosciamo tutti il genocidio che hanno subito, ma in pochi sappiamo che fino a 50 anni fa non potevano parlare la propria lingua né praticare le loro usanze. E in questo, mi dispiace dirlo, la Chiesa ha una grossa responsabilità. Gli indiani che hanno mantenuto la propria identità sono una piccola minoranza che oggi vive nelle riserve in completa anarchia”. L’attrice ha anche spiegato i motivi che l’hanno portata in Francia: “di natura sono una persona curiosa e un po’ nomade – ha detto – la mia non è stata una fuga ma un desiderio di cambiare il punto di vista su di me. Incasellare gli attori in un certo ruolo è una caratteristica che accomuna tutto il mondo e partire mi ha aiutato a cambiare”.

“Un cuento chino”. Commedia intelligente dai toni grotteschi, il terzo film in concorso ha riscosso tanti applausi dalla critica, che ha apprezzato la capacità del regista di affrontare in modo leggero ma non superficiale l’amarezza della solitudine e il bisogno universale dell’altro. In Italia dal 18 novembre grazie alla Archibald, il film racconta la storia di Roberto (Ricardo Darìn), un cinquantenne argentino che, traumatizzato dalla guerra delle Falkland, trascorre le giornate tra il lavoro nella sua ferramenta (dove conta i chiodi per assicurarsi di non essere stato truffato dai fornitori) e la contemplazione di una vetrinetta dedicata alla madre mai conosciuta. Refrattario a qualsiasi forma di affetto o cambiamento, va a dormire sempre alla stessa ora e fa colazione allo stesso modo: l’unica passione che si concede è il ritaglio maniacale di notizie assurde da tutto il mondo, dove lui stesso si immagina protagonista. L’incontro con un cinese (Huang Sheng Huang), un povero disgraziato finito a Buenos Aires senza conoscere una parola di spagnolo, gli stravolgerà la vita. Roberto vorrebbe ignorarlo ma non ci riesce: cominceranno così una serie di comici equivoci, inseguimenti rocamboleschi e una bizzarra convivenza forzata che porterà il protagonista a ripensare la sua triste vita.

FUORI CONCORSO

“My week with Marilyn”. Applausi e tanti consensi anche per la storia tratta dai due diari di Colin Clark (“The Prince, The Showgirl and Me”, “My Week with Marilyn”) e portata sullo schermo con coraggio e merito da Curtis. La diva e la donna rivivono magicamente sullo schermo (non si era mai vista una Monroe così somigliante) con tutta la sensualità, la determinazione, il bisogno disperato di essere amata, che ce l’hanno fatta conoscere, immaginare e ammirare nel tempo. A darle il volto una strepitosa Michelle Williams, che per il film è ingrassata, imparando a muoversi, ammiccare, parlare e sorridere come Marilyn. L’azione si svolge a Londra, nel 1956. Il ventitreenne Clark (Eddie Redmayne) lavora come terzo assistente alla regia sul set della commedia “Il principe e la ballerina”, diretto e interpretato da Lawrence Olivier (Kenneth Branagh), che vede come protagonista femminile Marilyn Monroe, in luna di miele con il suo terzo marito, il commediografo Arthur Miller (Dougray Scott). Quando l’uomo torna negli Stati Uniti, Clark diventa il confidente dell’attrice, trascorrendo una settimana alla scoperta dei luoghi londinesi e senza le pressioni del set.

“Fare un film su Marilyn è interessante ma anche terrificante – ha spiegato Curtis – perché per tanti non è un’attrice, bensì un’icona come Lady Gaga o Madonna. In questa storia ci sono tre Marilyn: la ballerina Elsie, il personaggio che fa gli spettacolini alle conferenze stampa e la donna privata conosciuta da Colin. Ciò che volevo venisse fuori in questa finestrella è la sua determinazione nel ridefinire il personaggio: all’apice del successo accettò di mettersi in discussione con Sir Olivier, uno dei più apprezzati attori del momento. E’ da ammirare come questa donna, che aveva sempre avuto una vita difficile, facesse del suo meglio per diventare una buona attrice. Questa è la storia di come tutto è fallito”. Il film, che non ha ancora una distribuzione italiana ma già fa parlare di una candidatura all’Oscar, vanta un cast pieno di star: oltre ai protagonisti, Julia Ormond nel ruolo di Vivien Leigh, Emma Watson e Judi Dench.

MARCHIONI-SOLARINO IN DUETTO

Tra gli eventi, ha registrato una grande affluenza di pubblico il Duetto tra l’ex Freddo della serie “Romanzo criminale”, Vinicio Marchioni, e una delle ultime rivelazioni del cinema italiano, la torinese di origini siciliane Valeria Solarino. Rispondendo alle domande di Mario Sesti e dei fans in sala, i due attori hanno parlato del mestiere e dei loro ruoli più famosi. “Ho cominciato a fare l’attore per un milione di motivi – ha detto Marchioni – per vivere ho fatto tanti lavori, dal cameriere all’aiuto cuoco, dal gonfiatore di palloncini al garzone di bottega, ma questo è quello che mi è rimasto addosso. Lo faccio perché ho amato il cinema degli anni ‘50 e perché sul set la mia vita cambia”. Ha aggiunto Solarino: “non so per quale ragione faccio l’attrice e non lo voglio sapere, ma questo lavoro mi permette di vivere in fondo le emozioni, cosa che nella vita non accade mai. Il set è liberatorio perché attraverso il filtro di un’altra identità puoi dare sfogo a ciò che hai represso nella tua vita”.

Marchioni, di cui sono state proposte sequenze da “Romanzo Criminale”, “20 Sigarette”, “Cavalli” e “Scialla!”, ha parlato della serie come una delle esperienze più importanti della sua carriera. “E’ stata un’esperienza incredibile a livello umano prima che professionale. Lì dentro c’erano un gruppo di attori che avevano una fame della Madonna e si ritrovavano insieme per studiare le scene. Sono felice che quel gruppo di lavoro sia diventato un gruppo di amici. Non sono rimasto imprigionato nel personaggio perché, dopo la serie, ho rifiutato tutti i cloni che mi venivano offerti. Sta anche a un attore pilotare la propria carriera”. “Dei personaggi mi piace soprattutto la complessità – ha concluso Solarino, di cui sono state mostrate scene di “Vallanzasca – Gli angeli del male”, “Che ne sarà di noi”, “Viaggio segreto”, “Ruggine”, “La Febbre” e “Signorinaeffe” – sono loro che scelgono me e io poi scelgo loro. Non so quanto mi assomiglino, nella vita sono una persona molto allegra e meno complicata”.

 

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