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Festival di Roma 2014: Clive Owen sul red carpet ed una commovente Julianne Moore

Dalla nostra inviata, Marilena Vinci. Secondo giorno.

Clive Owen sul red carpet del Festival Internazionale del Film di Roma. Presentato “Still Alice” con una Julianne Moore da Oscar. 

Clive-Owen-festival-di-roma-2014-foto-di-Alessandro-Massimiliani

Roma, 17 Ottobre 2014 – Clive Owen è il protagonista della seconda giornata al Festival Internazionale del Film di Roma, arrivato all’Auditorium Parco della Musica per portare il suo ultimo lavoro da protagonista: John Thackery, un pioniere della chirurgia dipendente da cocaina, della serie tv “The Knick” (in onda dal prossimo 11 novembre su Sky Atlantic). Nella sezione Gala sono stati presentati i primi due episodi della serie televisiva, ambientata in un ospedale della New York di inizi ‘900 e diretta da Steven Soderbergh (regista, tra gli altri, della trilogia di “Ocean”,  “Erin Brockovich – Forte come la verità” e “Magic Mike”).

“Quarantacinque minuti dopo aver ricevuto il copione sapevo già che avrei fatto questa serie – ha raccontato l’attore britannico – Conoscevo già qualcosa di quel periodo storico, ma non avevo mai letto una storia come questa, così originale e ‘selvaggia’. Tutta la serie è basata su uno scrupoloso lavoro di ricerca; per esempio, a New York all’epoca i medici e i pazienti di colore erano tenuti separati rispetto ai bianchi. Ad essere onesto, devo ammettere che avrei accettato un progetto così bello a prescindere se si fosse trattato di un film, di un’opera teatrale o di una serie tv”.

Owen ha anticipato che, dato il successo della serie negli Usa, Soderbergh tornerà a dirigere i dieci episodi della seconda stagione: “inizieremo le riprese a gennaio e ci saranno degli sviluppi davvero folli! Vedremo fino a che punto potremo arrivare, è un processo molto stimolante!”.

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Una Julianne Moore da Oscar con la sua interpretazione di una brillante donna in carriera che improvvisamente si ammala di Alzheimer, è protagonista di “Still Alice”, presentato nella sezione Gala e lungamente applaudito alla premiere. Basato sull’omonimo romanzo di Lisa Genova, il film è diretto da Richard Glatzer e del collega e compagno Wash Westmoreland, regista inglese che ha iniziato la sua carriera con il genere porno.

Il film verrà distribuito nelle sale da Good Films, la stessa che l’anno scorso portò sugli schermi un altro film presentato al Festival di Roma che parlava di malattia, “Dallas Buyers Club”, per cui ricordiamo l’Oscar per il miglior attore a Matthew McConaughey.

“Il film è rivolto a tutti, ma volevamo che quegli spettatori che avessero avuto quella stessa esperienza, lo sentissero come vero. – spiega il regista – Julianne ha fatto un ampio lavoro di documentazione, nel corso del quale ha anche fatto la conoscenza di una professoressa che stava vivendo, sulla sua pelle, la stessa situazione del suo personaggio. Il rapporto che si è creato tra le due è stato molto intenso”.

“E’ una questione filosofica centrale”, dice Westmoreland, “quella del linguaggio e di come questo influenza il pensiero, e di come il pensiero a sua volta influisce sulla vita. Alice, nel film, si rende conto con dolore di cosa le succede quando non trova le parole: in quei momenti, lei non trova più se stessa. È terribile la riduzione progressiva del linguaggio e della memoria: la lotta, per lei, è quella di mantenere in modo diverso un rapporto con la vita. Ciò che lei fa nel film ha un altissimo valore. Vediamo spesso la sua lotta per trovare le parole nonostante tutto, una lotta disperata. Ma quello che il film dice, alla fine, è che una comunicazione è comunque possibile. Non abbiamo mai voluto presentarla come vittima, ma come una persona che, in ogni fase della malattia, reagisce in modo forte, e ciò la rende fonte di ispirazione”.

Westmoreland, ha scritto e diretto il film con Glatzer, bloccato dalla SLA: “Richard è il mio collega di scrittura, di regia, il mio partner, e ora, grazie alla legge della California, anche mio marito. Sarebbe stato felicissimo di essere qui, ma è dovuto rimanere a casa perché la SLA è entrata ora nella fase più difficile. Quando abbiamo iniziato a lavorare sul film, la sua malattia ha iniziato a colpire il linguaggio, le parole, e allora ci siamo chiesti se eravamo davvero in grado di affrontare una cosa del genere. Quando, poi, nel libro abbiamo visto quello che era il rapporto tra i due protagonisti, ci siamo detti che sì, era possibile. Lui ha sentito una connessione molto forte con ciò che vive Alice, anche se la sua situazione è diversa: l’Alzheimer, infatti, distrugge la mente, mentre la SLA lascia integra quest’ultima per attaccare il corpo. Abbiamo comunque trovato, nella storia, qualcosa di così onesto che abbiamo deciso di fare il film: questo, nonostante lui ormai non fosse in grado né di parlare, né di scrivere sul computer. Ma il suo contributo è stato comunque straordinario, sia in fase di scrittura che di realizzazione: è stato regista del film a tutto tondo”.

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Sempre in Gala è passato “Eden” di Mia Hansen-Løve, giovane e apprezzata cineasta francese, che racconta il “French touch” dal 1992 a oggi, rievocando una generazione che è stata in grado di riscrivere le regole della musica dance grazie a musicisti come i Daft Punk, Dimitri from Paris, Cassius, Alex Gopher.

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In Alice nella Città, è stato invece presentato “Kahlil Gibran’s the Prophet”, film di animazione scritto e diretto da Roger Allers. Alla realizzazione del film hanno partecipato grandi artisti e musicisti tra cui Tomm Moore, Michal Socha, Joan Gratz, Nina Paley, Joann Sfar, Bill Plympton, Mohammed Saeed Harib, Paul e Gaetan Brizzi. Ispirata al grande classico firmato da Kahlil Gibran, la pellicola porta sullo schermo le parole del poeta libanese in una forma mai vista prima, grazie alle voci di Liam Neeson, Salma Hayek-Pinault, Frank Langella e Alfred Molina, e alla colonna sonora composta dal premio Oscar Gabriel Yared.

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