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Mario Mieli, adolescente geniale e seduttivo

Alla Festa del Cinema di Roma “Gli anni amari” di Andrea Adriatico sulla vita dell’attivista gay. Il regista: “Mieli era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione”.

È stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, 14esima edizione, “Gli anni amari” di Andrea Adriatico, un film sulla vita dell’attivista gay Mario Mieli vissuto negli anni ’70, coprodotto da Cinemare, Rai Cinema e Pavarotti International.

“Gli anni amari” rievoca la breve vita di Mieli fino al suicidio: “Mieli era un genio, che ci ha sedotto, – spiega il regista – come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, a soli 30 anni, ha deciso di togliersi la vita”.

Il film muove i suoi passi dall’austero liceo milanese in cui Mario esprime già con coraggio la propria personalità chiedendo di farsi chiamare Maria, e dal rapporto ambivalente con la ricca famiglia di industriali. Un viaggio a Londra indica a Mario la chiave futura del suo attivismo: la lotta politica attraverso la teatralità e il travestitismo. “I giorni nostri hanno completamente perso quel senso rivoluzionario – dice il protagonista esordiente Nicola Di Benedetto -, quella rabbia intelligente che si è andata a disperdere. Gli anni amari è necessario per riportare in primo piano una figura di cui finora si conosce solo qualche immagine sfocata, anzi pixelata”.

Da quel momento la vita di Mario non ha soste: la prima manifestazione italiana di omosessuali nel 1972 a Sanremo; la pubblicazione presso Einaudi di “Elementi di critica omosessuale”, pietra miliare negli studi di genere; i comizi in cui arringa le folle al raduno del Parco Lambro o a Bologna nel 1977 quando ruba la scena a Dario Fo; la trasmissione Rai in cui, con tacchi e trucco, intervista gli operai dell’Alfa Romeo sull’omosessualità.

Spiega Grazia Verasani, autrice della sceneggiatura con Stefano Casi e Andrea Adriatico, e anche attrice nel ruolo di Fernanda Pivano: “Mieli è stato il promotore di un movimento per la liberazione omosessuale che nacque da una volontà di cambiamento sociale, inclusi l’utopia, il sogno, e un modo ideale, visionario e creativo di mettere il personale e il politico sullo stesso piano. Il film racconta questo clima irripetibile attraverso di lui”.

Ma c’è anche la vita privata: la devozione esoterica inseguendo una proclamata discendenza dai faraoni; la droga e i ricoveri negli ospedali psichiatrici; una fitta rete di amici o amanti, come il giovanissimo cantautore Ivan Cattaneo, l’architetto Corrado Levi e il pittore Piero Fassoni. E ci sono, soprattutto, gli anni ’70, “quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70”, conclude Andrea Adriatico: una storia collettiva di impeto libertario e colorate manifestazioni giovanili, sullo sfondo degli anni di piombo e di un’aspirazione rivoluzionaria.

Merita una menzione speciale la colonna sonora del film: ci porta nelle sonorità italiane, più o meno conosciute, degli anni ’70 che accompagnano la vita del protagonista, e che attraversano molti generi esemplari di quell’epoca (“anche se alcuni non hanno concesso le loro canzoni a causa dell’argomento trattato nel film”, rivela Adriatico).

“Gli anni amari” ha animato anche la serata di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma, a cui hanno partecipato i protagonisti: Nicola Di Benedetto, Sandra Ceccarelli, Antonio Catania, Tobia De Angelis, Lorenzo Balducci, Giovanni Cordì, Francesco Martino e Davide Merlini.

 

 

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