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Venezia 68: arrivano il Vasco inedito di “Questa storia qua” e la spy story di Alfredson

Dal nostro inviato

Alla 68ma Mostra del Cinema di Venezia è il giorno di Vasco Rossi che si racconta nel documentario fuori concorso “Questa storia qua”. Diretto dai ventottenni Alessandro Paris e Sibylle Righetti, il film di 75 minuti (trasmesso in contemporanea in 200 sale italiane tutte esaurite e dal 7 settembre al cinema con Lucky red) parte dalle origini della rock star e segue due strade: il “paesello natìo” Zocca e i brani che hanno fatto la sua storia, come “Albachiara”, “Bollicine”, “Vita spericolata”, “Liberi Liberi”, “Jenny” e “Siamo solo noi”. Così ripercorriamo la vita personale e professionale del cantante: dagli inizi della carriera, un concorso modenese che all’età di 8 anni lo fa apparire sui giornali locali, alla nascita di una radio libera che lui stesso crea con gli amici, dalla pubblicazione del primo singolo ai grandi concerti negli stadi. Sul grande schermo passano filmati super 8, fotografie di famiglia, vecchie registrazioni radiofoniche, interviste a familiari, amici cari e musicisti che lo seguono da sempre.

Vasco, che non sfilerà sul red carpet per problemi di salute, non ha fatto mancare il suo sostegno al film. “Mi ha riportato a casa – si legge in un messaggio su Facebook – è un’opera molto poetica”. “Gli ho scritto – ha spiegato la regista Righetti, figlia di un caro amico d’infanzia del rocker – rimproverandogli di averci mollato, che qui lo aspettano tutti e i suoi fan ci sbraneranno. Lui mi ha risposto che la sua presenza non avrebbe aggiunto nulla alla pellicola e che i protagonisti dovevamo essere noi e il film”. Sulla decisione di partire da Zocca,  la regista ha detto: “è il posto dove è nato e spesso ritorna, per un’opera sulle sue radici non si poteva non cominciare da lì. Voleva venisse fuori una visione al microscopio che, allargandosi, rispecchiasse il nostro Paese”.

“Partiamo dalla provincia – ha aggiunto Paris – un serbatoio da cui Vasco ha sempre attinto. Volevamo sottolineare la capacità della provincia di reinterpretare ciò che arriva da fuori, proprio come ha fatto lui con il rock americano. Attraverso il suo percorso abbiamo raccontato una vera storia italiana”. Infine, alla domanda sul perché la passata dipendenza dalla cocaina è stata appena accennata, Righetti risponde: “Mi ero un po’ rotta le scatole del giochino mediatico sulla dipendenza. Nel film mio padre lo spiega bene, ci sono dipendenze peggioi, come quelle dal sesso o dagli affetti. Di sicuro Vasco è una persona molto libera e per le scelte fatte ha anche sacrificato tanto. Il racconto di questa libertà mi sembrava più importante.

I film in concorso.
Tre i film che oggi gareggiano per il Leone d’Oro: la spy story “La Talpa” (“Tinker, Taylor, Soldier, Spy”) del regista svedese Tomas Alfredson, “A simple life” (“Tao Jie”) della cinese Ann Hui e la commedia melanconica “Dark Horse”, scritta e diretta da Todd Solondz.

Tratto dal bestseller di John le Carré, “La Talpa” (a gennaio nelle sale italiane con Medusa) vanta un cast straordinario composto da Gary Oldman, Mark Strong, John Hurt, Colin Firth, Tom Hardy e Benedict Cumberbatch. Ambientata nel 1973, in piena Guerra Fredda, la pellicola racconta la storia di Gorge Smiley, un ex agente dei servizi segreti inglesi ormai in pensione. Quando nasce il sospetto che ai vertici dell’MI6 si nasconda un doppiogiochista al servizio dei sovietici, Smiley viene riassunto in gran segreto con il compito di scovare “la talpa”. “In passato ho interpretato personaggi emotivamente e fisicamente agitati – ha detto Oldman che nel film è Smiley – per me è stata una grande opportunità recitare in un ruolo così diverso. Per costruirlo non ho faticato molto perché potevo attingere dal libro, una specie di sottotesto che ci spiegava tutte le intenzioni e le emozioni dei personaggi”. “Il romanzo è talmente complesso che era impossibile trarne un film completamente aderente – ha aggiunto il regista – bisognava trovare un filo conduttore, effettuare delle scelte e in questo gli attori hanno fatto un lavoro straordinario. Durante il processo di adattamento abbiamo inserito alcuni elementi che non erano presenti nel libro come la festa di Natale, un episodio reale vissuto da John le Carré che ci è servito per dare colore alla storia e che alla fine si è rivelato importante”.

Di genere completamente diverso, “Dark Horse” parla di un trentenne rimasto emotivamente bloccato all’età infantile. L’uomo lavora malvolentieri nell’azienda del padre e passa il tempo libero a collezionare morbosamente giocattoli e fumetti. Quando conosce una coetanea perennemente depressa decide di cambiare vita per provare a mettere su famiglia: la scelta, però, è destinata a volgersi in un vero e proprio dramma. “Per quanto possa essere considerato una commedia – ha spiegato Solondz – quando rivedo il mio film non rido mai, perché è pieno di dolore e melanconia. Il protagonista è uno che colleziona giocattoli, in realtà ne è posseduto e non viceversa. Il titolo deriva dall’espressione americana per indicare una persona che ha le potenzialità per arrivare al successo, ci prova ma non ci riesce. Con questa storia volevo vedere se ero capace di fare un film che non parlasse di stupri, pedofilia o masturbazione. Credo sia importante mettersi sempre alla prova”. Nel cast Jordan Gelber, Selma Blair, Justin Bartha, Mia Farrow e Christopher Walken.

Chiude la triade dei film in concorso il cinese “A simple life”. La regista Ann Hui, che ha diretto finora più di venti lungometraggi ed è considerata una delle maggiori esponenti della new wave cinematografica di Hong Kong, porta al Lido una storia ispirata a fatti e persone reali. Al centro della pellicola una donna, Chung Chun-Tao, che dopo la morte del padre adottivo diventa una “amah”, una serva, per la famiglia Leung, con cui condivide la vita quotidiana e la condividerà per oltre sessant’anni. “Mi sento molto fortunata ad aver realizzato un film con tutti gli elementi che amo di più – dice Hui – : storia vera, approccio documentaristico, taglio lirico, umorismo, pathos e attori improvvisati accanto a divi celebri”.

 

 

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