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Venezia 69: al Lido arrivano “Gli equilibristi” e il killer di ghiaccio Michael Shannon

Dalla nostra inviata Marilena Vinci. Secondo giorno.

Entra nel vivo oggi la 69esima edizione della Mostra del cinema di Venezia con i primi due film presentati in concorso: “Izmena” di Kirill Serebrennikov e “Superstar” di Xavier Giannoli. Entrambi i film hanno raccolti applausi al termine della proiezione stampa.

Il primo è un noir russo che ha come ingredienti tradimento (come dice il titolo), morbosità del desiderio e colpi di scena, il tutto condito da esplicite scene di sesso. Mentre “Superstar” racconta l’incredibile storia di un uomo comune che improvvisamente ed inspiegabilmente diventa famoso. Una storia che presenta delle chiare analogie con l’episodio di Roberto Benigni in “To Rome with Love” di Woody Allen. “Ho una folle ammirazione per Allen, – spiega il regista francese – ma il romanzo al quale ci siamo ispirati è molto precedente, del 2005”.

Il film più applaudito è però stato “Gli equilibristi” di Ivano De Matteo con Valerio Mastandrea e Barbora Bobulova, che ha raccolto dieci minuti di applausi in sala Grande alla prima proiezione per il pubblico. Presentato in gara nella sezione Orizzonti, il film racconta la difficile storia di un uomo che, dopo la separazione dalla moglie, non riesce più a mantenere se stesso e la sua famiglia e, oltre al peso psicologico della situazione, deve affrontare quello economico. Un film che commuove per il forte appiglio alla realtà e racconta in maniera mai patetica i “nuovi poveri” di oggi. Una definizione, quest’ultima, su cui però non è d’accordo Mastandrea: “Giulio (il nome de protagonista ndr.) non è un nuovo povero, è una definizione riduttiva. I poveri ci sono sempre stati, è nuova la velocità in cui si diventa poveri oggi, è nuova la condizione di una società che non è predisposta e non è attenta a un disagio pratico per quelle persone che iniziano a perdere tutto. Oggi sono così in tanti quelli che toccano questa situazione che la società più che non essere pronta è pronta a darti la botta finale”. Per il regista Ivano De Matteo “Quello che manca non è l’aiuto della famiglia, in cui spesso ci si rifugia, ma dello Stato. Non è un problema di due o tre persone, sta diventando una piaga ed è il ceto medio che è stato colpito. Ormai il posto al Comune non è più sufficiente per mantenere una famiglia. C’è uno squilibrio tra salario e spesa. Volevo raccontare attraverso una commedia drammaticamente amara – la definisce De Matteo – questo equilibrismo che tocca molta gente, non quello del clochard classico”.

Un fragoroso applauso ha accolto anche il film fuori concorso “The iceman” di Ariel Vromen con Michael Shannon, Winona Ryder e Ray Liotta. La pellicola è ispirata alla vera storia del killer americano di origine polacche Richard Kuklinski che uccise almeno un centinaio di persone all’insaputa della moglie e delle due figlie. Dalla metà degli anni ’60 Kuklinski fu un sicario della mafia italo-americana e venne battezzato dai media statunitensi “l’uomo di ghiaccio” perché il primo cadavere a lui ricondotto fu trovato in un frigorifero che nascondeva quel corpo da almeno due anni. “Era un uomo per forza di cose sconnesso – spiega Michael Shannon che dà volto al protagonista del film –, nessuna persona sana di mente potrebbe compiere atti così efferati: nel caso specifico, però, credo che tutto si debba ricondurre alla sua infanzia, visto che da più parti è dimostrato che i bambini maltrattati sviluppano questa sorta di comportamento dissociativo per allontanarsi dal mondo, per annullarsi. Kuklinski era un uomo senza hobby, senza passioni: l’unica cosa che davvero gli interessava era la famiglia, sua moglie e le due figlie. Proteggerle da tutto, anche da se stesso forse, era il suo scopo principale”. Anche Winona Ryder è stata catturata “dall’ambiguità del ruolo”. “Ero curiosa di affrontare una parte diversa dal solito, – racconta – sto attraversando una fase in cui scelgo i ruoli che mi rendono contenta e soddisfatta, non lavoro tanto per lavorare, altrimenti preferisco vivere la mia vita. Questa era un’opportunità che doveva essere vissuta”.

Al Lido, infine, è anche il giorno del “Pinocchio” di Enzo D’Alò, una rilettura della favola di Carlo Collodi con le ultime canzoni di Lucio Dalla e i disegni di Lorenzo Mattotti. Il film, presentato a Venezia in apertura delle Giornate degli Autori, è venuto alla luce dopo più di 10 anni, e sarà in sala a dicembre distribuito da Lucky Red. A presentarlo in laguna anche il compagno di Lucio Dalla, Marco Alemanno che ha raccontato: “Lucio aveva buttato giù la prima strofa dei titoli di coda, l’avrebbe dovuta finire in tournée. Ho finito il testo e cantato per lui, un ultimo grande regalo”.

In giornata è stato assegnato il primo riconoscimento di questa 69esima edizione: il premio Persol al regista Michael Cimino. “E’ un onore particolare inaugurare questa sezione alla quale tengo moltissimo – ha detto il direttore della Mostra Alberto Barbera – con il restauro di un capolavoro assoluto, ‘I cancelli del cielo’ nella sua versione da 216 minuti, brutalmente tagliata all’epoca dell’uscita, rendendo la trama incomprensibile. E’ una delle più grandi ingiustizie compiute nella storia del cinema. Cimino è uno dei più grandi registi non solo del cinema americano, ma mondiale ed è uno scandalo senza paragoni che gli sia stato impedito per 15 anni di fare film”. Pronta la risposta del cineasta che ha chiosato con ironia: “Alberto esagera sempre, si fa trascinare, sembra uno sceneggiatore americano”.

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