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Venezia 69, day 9: la prima volta di Robert Redford al Lido

Dalla nostra inviata Marilena Vinci. Nono giorno.

Abito bianco, maglia nera e occhiali da sole scuri così si è presentato stamattina per la sua prima volta alla Mostra del cinema di Venezia
Robert Redford, che al Lido porta il thriller politico ‘The company you keep’ di cui è sia regista che interprete. Tratto da un romanzo di Neil Gordon, il film racconta la resa dei conti con la giustizia per un gruppo, i Weather Underground, che durante le proteste contro la guerra del Vietnam fece azioni di terrorismo e s’incentra sulle figure di Jim Grant, tranquillo avvocato e padre single, e di Ben Shepard giovane giornalista che scopre la vera identità di Jim: un pacifista radicale che provocò la morte di un uomo durante una manifestazione negli anni Settanta.
“Lottavano per una causa giusta, ma la violenza deve essere l’ultima opzione; – ha commentato
 Redford – avevano dei buoni motivi per ribellarsi, la guerra era sbagliata, all’epoca ero un outsider con una famiglia e una carriera agli inizi, non ero politicamente coinvolto”. Poi racconta: “Sono stato attratto dall’idea che questa storia dell’investigatore che insegue un avvocato al punto da scoprirne la vera identità, di presunto terrorista politico, potesse somigliare a I miserabili”, ha spiegato Redford in conferenza stampa attualizzando poi il tema affrontato. “Nonostante il movimento Occupy Wall Street continui a sopravvivere,  non cambiare mai, come dice Julie Christie nel film ‘I super ricchi stanno benone’ mentre il resto del Paese sta male, ma sono pieno di fiducia nella nuova generazione, spetta a noi dare in eredità un Paese non marcio. Le proteste degli anni ’70 hanno un gran valore anche oggi”. Comunque al di la della storia, imbevuta di riferimenti politici sul movimento pacifista e anche quello radicale degli anni ’70 “il film è prima di tutto incentrato su cosa è disposto a fare un uomo per l’amore dei suoi figli”, ha detto Redford che nel film va a ritrovare, con l’Fbi alle calcagna, la sua ex compagna che si era macchiata del crimine per cui lui era ricercato, per convincerla a costituirsi
 e a scagionare lui stesso, padre di una dodicenne.
Redford ne approfitta poi per commentare l’attuale politica americana: “Stiamo assistendo alla gara tra due parti opposte, una (Obama) chiede il cambiamento pensando che sia inevitabile, l’altra invece fa di tutto per evitarlo. La politica americana sta passando un periodo difficile e questo mi rattrista”. Per quanto riguarda i giovani, Redford si dice convinto che ogni generazione dovrebbe avere una guida nel proprio tempo, “la mia generazione ha corrotto questa possibilità. Quando daremo le redini alle nuove leve – aggiunge – dovranno avere un paese in buone condizioni da guidare piuttosto che una cosa marcia”.
Parlando del suo soggiorno in Italia poi, il regista e attore americano dice: “Invidio l’Europa perché ha più storia dell’America: nonostate il potere e la gloria noi siamo un paese giovane. Stare qui mi piace moltissimo, Venezia è un miracolo che sopravviva”.

Robert Redford è sbarcato al Lido assieme al giovane Shia LaBeouf che è il co-protagonista. Nel cast anche Susan Sarandon, Nick Nolte, Richard Jenkins e Julie Christie. “Un cast di qualità – lo definisce Redford – sono sensibile al lavoro dei buoni 
attori, anche dei giovani come LaBeouf che considero brillante. Aveva l’energia, l’intelletto e le capacità per portare in scena il reporter Ben Shepard”. Shia LaBeouf risponde “Quando mi chiamano dei registi come Redford mi sento baciato dagli dei”.
‘The company you keep’ sarà distribuito da 01.

Per quanto riguarda il concorso sono passati oggi due titoli molto applauditi alle proiezioni per la stampa: ‘Sinapupunan’ di Brillante Mendoza e ‘La cinquieme saison’ dei registi belgi Peter Brosens e Jessica Woodworth.

Il primo, ambientato sull’isola di Tawi Tawi, nel sud delle Filippine, racconta la storia di una coppia musulmana segnata dal dramma di non poter avere figli. Pur di averne uno la moglie – che peraltro fa anche la levatrice – acconsente affinché il marito sposi una
seconda donna capace di esaudire il suo desiderio di paternità. Ma trovare una giovane moglie non è facile, bisogna avere una dote importante e quando, al prezzo di enormi sacrifici, riescono finalmente a metterne insieme una e a trovare una sposa disponibile questa chiederà come condizione per il matrimonio che l’uomo ripudi la precedente moglie alla nascita del bambino. “Fa parte della loro cultura avere la possibilità di sposarsi due volte – spiega Mendoza parlando di quella popolazione –. Ammetto sia dura per le donne, ma io volevo semplicemente raccontare una storia e una comunità che gli stessi filippini conoscono poco, quella dei Bajau. Non so se sia una storia oscura o luminosa. E’ una storia”. Nel film si assiste all’uccisione di una mucca (“La stavano sacrificando ad Allah in occasione delle nozze”) e al vero parto di due bambini. La cosa sorprendente è che a farli nascere è stata proprio l’attrice protragonista, Nora Aunor: “Ho dovuto imparare a fare la levatrice, ma non è stata questa la difficoltà maggiore delle riprese – ha detto
–. Il problema principale, in un film con così pochi dialoghi, era trasmettere un’emozione al pubblico attraverso gli occhi, il gesto. Mendoza non ti dà indicazioni, ma lascia che le sensazioni dei protagonsti prorompano spontanemante sulla scena”.

Molto applaudito anche ‘La cinquieme saison’, grido ecologista ambientato in un villaggio delle Ardenne, dove i due registi immagino cosa accadrebbe se non arrivasse la primavera.

Domani passano in concorso il terzo ed ultimo film italiano, ‘Un giorno speciale’ di Francesca Comencini e ‘Passion’ di Brian De Palma che chiuderà la 69esima edizione.

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