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L’Italia che ama la “Paura di amare”

La “Paura di amare” contagia il pubblico italiano con la sua originalità, la sua narrazione realistica e sognante, e il connubio vincente tra volti conosciuti e nuovi. L’Italia intera premia la fiction targata RAI diretta da Vincenzo Terracciano e prodotta dalla Titania di Ida Di Benedetto e Stefania Bifano. Una miniserie andata in onda su Raiuno dal 28 novembre al 20 dicembre a cadenza settimanale per un totale di sei puntate, che ha registrato una costante crescita di telespettatori e di share partendo da quota 22,50% arrivando fino al 26,41% con oltre 7.110.000 telespettatori per il gran finale. Un lavoro di squadra, un team unito che ha saputo far fronte alle difficoltà e che è uscito vittorioso dall’impatto con il pubblico.

Raggiunta al telefono per RB Casting il capostruttura RAI Paola Masini si dichiara entusiasta del progetto, e del risultato raggiunto.

Vi aspettavate questo meritato successo di pubblico?
La serie merita tutto il successo che ha avuto perché è una miniserie con un grande racconto, un romanzo popolare, e una grande storia d’amore, un ottimo cast e una regia di grande qualità, ha dunque tutti gli elementi per essere un gran successo. Circa la misura di quest’ultimo è stata una bella sorpresa, soprattutto in questo periodo di ascolti frammentati, dovuti alla concorrenza derivante dalla grande offerta televisiva, questo perché anche i successi in genere hanno numeri contenuti, che “Paura di amare” ha superato ampiamente raggiungendo, e superando, i 7.000.000 di telespettatori.

Cosa l’ha colpita di questa storia al punto da spingerla a credere nel progetto e farne una serie?
Il titolo è la sintesi di un grande argomento, viviamo in un momento di incertezza di valori in cui la collettività ha un grande bisogno di amore, ma al contempo c’è anche paura di amare. È una paura che riguarda tutti i rapporti affettivi, non si limita dunque al solo campo dell’amore, e questo perché nei rapporti umani si ha paura di rimanere delusi, ma c’è comunque bisogno di solidarietà e amore. Quello che più convince nella miniserie è che è un romanzo d’amore pensato in chiave moderna e attuale. Raccontiamo una storia d’amore e la raccontiamo in un momento in cui c’è bisogno e paura dell’amore. Questa è la sua forza.

Pur non essendo presenti grandi star nel cast la serie ha avuto un enorme riscontro di pubblico, lei che spiegazione si è data a questo?
Nella serie sono presenti nostri attori che di per se hanno richiamo, in questo caso per “Paura di amare” abbiamo attori che hanno già avuto successo come Barbara Livi, Marco Falaguasta, Giorgio Lupano, Clotilde Sabatino, che per la RAI ha già recitato in “Un posto al sole”, per non parlare di Ida Di Benedetto. Abbiamo quindi utilizzato attori conosciuti e una bella novità di un’attrice esordiente come Erica Banchi. Avrebbe dato forza una star ma anche la novità ha giocato un ruolo fondamentale nella serie e ha incuriosito il pubblico.

Vale la pena dunque investire economicamente su grandi star quando poi si ottengono  questi risultati con giovani attori emergenti?
A mio avviso bisogna alternare, questo perché ogni progetto ha la sua storia e va costruito con attenzione. Noi ci teniamo molto alle nostre star perché rappresentano un elemento di riconoscibilità, da un lato non dobbiamo fossilizzarci con pochi nomi ma dobbiamo cercare anche di allargare il raggio scoprendo nuovi volti da far diventare star.

Avete già pensato ad una seconda stagione per “Paura di amare”?
Naturalmente ci stavamo già pensando, dai risultati delle prime puntate, che sono stati importanti e in continua crescita, per questo abbiamo cominciato a parlare della prossima stagione e a gennaio avremo il primo incontro con il regista, gli sceneggiatori e tutto il team, per cominciare a pensare alla seconda serie.

Ci sono nuovi progetti che ha in cantiere la RAI? Ci può anticipare qualcosa?
A partire da gennaio ci saranno altri grandi titoli che ha in cantiere la RAI e di cui Raiuno sta studiando la programmazione, uno di questi è “Rossella” altra grande storia particolare, e “La figlia del capitano”, diretto da Giacomo Campiotti e tratto dall’omonimo romanzo di Aleksàndr Sergéevič Puškin. Ci sono inoltre altre mineserie pronte ad essere trasmesse come ad esempio il ritorno su Raiuno di “Un medico in famiglia”.

“Paura di amare” è un grande successo, reso possibile anche dal lavoro, l’impegno e la dedizione che Vincenzo Terracciano ha impiegato nella realizzazione di questa miniserie. Raggiunto telefonicamente il regista ha parlato del progetto e del riscontro che il pubblico ha avuto con esso.

A conclusione di questa bella avventura è arrivato il momento di fare un bilancio. Vi aspettavate questo importante riscontro positivo sia di pubblico che di critica?
Come sempre ogni successo è inaspettato, altrimenti non sarebbe tale, questo ancor di più non foss’altro perché è una serie nata con presupposti diversi, e con una scommessa su volti nuovi, basato su un modulo di racconto moderno incentrato su un architrave classico. Posso dichiarare molto onestamente che sono stato fortemente coadiuvato dal mio produttore, che mi ha sostenuto in tutte le scelte, portandoci ad una vittoria di squadra. C’è stato inoltre un rapporto di grande sintesi con il mio capo struttura, Paola Masini, con cui abbiamo condiviso dall’inizio le scelte precedentemente analizzate e discusse. È  sempre difficile trovare un motivo per giustificare il successo, i miei collaboratori, che mi porto dietro da anni, sono stati pedine fondamentali, hanno condiviso un’avventura faticosa, comprendente cinque mesi all’estero, e quell’energia e forza che ci univa anche in momenti duri si è tradotta in una grande voglia di fare. C’è stata una grande onestà da parte di tutti nel voler fare il massimo.

Sapevamo che con “Paura di amare” stavamo realizzando una storia d’amore, ciò che volevo, e ho cercato, è stato il grande aggancio con la realtà. Nella serie ho cercato di asciugare il “favolismo” gratuito senza però rinunciare alla favola. Questa è una storia di una ragazza semplice che riesce ad accedere ad un sogno possibile, noi abbiamo lavorato sul possibile. Il grado di empatia di realtà è molto alto, le scelte stilistiche operate sono molto reali, articolandosi in un possibile che si può realizzare, e sottraendo il sogno che resta fine a se stesso. Noi volevamo fare una storia che potesse appartenere a chi ha provato empatia per i personaggi, un romanzo popolare che mostra non solo l’amore ma anche altri sentimenti come l’odio, l’ambizione e il ricatto.

Sta già pensando alla seconda stagione?
Al momento sto pensando ad organizzare le mie vacanze, oggi alla vigilia di Natale, le considero meritate. Questa serie ha assorbito in maniera totalizzante un anno e mezzo della mia vita, e sento la necessità di distanziarmene un po’. Parto per tre settimane e vado in Francia a ritemprarmi lo spirito in una sorta di ritorno alle origini.

Che cosa, secondo lei, ha colpito maggiormente il pubblico in questa miniserie televisiva?
È che il sogno è possibile, ma non in maniera fine a se stessa e gratuita. Il sogno è il più grande eversore su cui l’uomo può contare, è eversivo perché ti spinge all’azione. Perché ciò che conta è agire, non il fine.

Per trarre un bilancio conclusivo sul successo di questa prima stagione di “Paura di amare” è intervenuta anche Barbara Livi che nella serie interpreta Mirella.

Come si è trovata a recitare il ruolo di Mirella?
È un personaggio che ho amato molto sin dalla prima lettura della sceneggiatura. Inizialmente è un po’ fredda ma nel corso della storia subisce un cambiamento e diventa più umana. Mi piaceva molto questa sua duplice personalità, inizialmente formale e legata all’immagine, che successivamente cambia divenendo un’altra donna. Mi sono inoltre molto divertita nelle scene con Marco Falaguasta e mi sono trovata benissimo con tutto il cast.

Qual è stata secondo lei la ricetta vincente di “Paura di amare”?
Credo sia un mix di tutti gli elementi, soprattutto la storia, una sorta di favola, una storia d’amore tra due mondi diversi, ma anche la caratterizzazione dei personaggi e un cast ricco di attori molto bravi ha portato al successo “Paura di amare”. La storia inoltre è importante a mio avviso perché si è stanchi di vedere affrontare solo tematiche drammatiche, soprattutto in questo periodo di violenze e problemi è bello vedere una serie leggera che faccia sognare, che fa dimenticare le cose brutte che viviamo nel quotidiano.

Dopo “Paura di amare” e in attesa della seconda stagione, sta lavorando ad altri progetti?
Al momento sto girando una serie con Virna Lisi diretta da Gianni Lepre “La donna che ritorna” che andrà in onda in quattro puntate su Raiuno nel prossimo inverno, il mio ruolo è quello della nuora di Virna Lisi.

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