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Carlo Buccirosso e “Il Miracolo di Don Ciccillo”

Intervista a Carlo Buccirosso

Scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso “Il Miracolo di Don Ciccillo” è giunto a Roma. Dopo il successo della tournée napoletana sarà in replica, dal 15 febbraio al 6 marzo 2011, al Teatro Sala Umberto.

Insieme a Valentina Stella, Gianni Parisi, Gino Monteleone, Tilde De Spirito, Claudia Federica Petrella, Sergio D’Auria, Giordano Bassetti, Davide Marotta e con Graziella Marina nel ruolo di Tata Titina, Carlo Buccirosso porta in scena i drammi della vita quotidiana interpretando Alberto Pisapia, ristoratore che gestisce insieme al fratello Ernesto l’attività commerciale sull’orlo del fallimento. Alle prese con un forte esaurimento nervoso, che lo condurrà alla follia, dovuto agli attacchi spietati dell’Equitalia tramite cartelle esattoriali spedite quotidianamente al suo domicilio, Buccirosso riflette sulle tragedie familiari all’ordine del giorno nell’Italia moderna.

Ci può dare qualche anticipazione sul nuovo spettacolo da lei diretto e interpretato?
Ho iniziato a scrivere lo spettacolo a Luglio, volevo scrivere sulla fede ma ho cambiato idea strada facendo, sviluppando in realtà il tema stesso della fede, analizzando in cosa crede la gente oggi, in che cosa si può ancora credere oggi. Per questo ho pensato all’abbattimento e mi sono immaginato un uomo che pur con una famiglia equilibrata cade in depressione per via della crisi e della sua attività commerciale. Questa è la storia di Alberto che affetto da un fortissimo esaurimento nervoso, negli ultimi tempi, giace nel letto e il medico gli consiglia di disintossicarsi da tutto ciò che riguarda l’ICI o l’IVA, ma il pensiero si ripropone costante perché puntualmente riceve cartelle esattoriali dall’Equitalia, dove per altro lavora sua suocera, su cui Alberto scarica il suo nervosismo. Si assiste all’evolversi della follia di Pisapia, di famiglia benestante, con una moglie ex cantante degli anni ’80, che non riesce a riprendersi dalla crisi finanziaria del suo locale. Da qui nasce il tema della follia e della tragedia familiare di cui purtroppo ci nutriamo quotidianamente.

È stata dunque questa ricerca del realismo a spingerla a cambiare tema in fase di stesura dell’opera?
Inizialmente volevo essere io un prete di provincia che redimeva un intero paese, attuando una rigenerazione dell’animo, con la simpatia. Questa era l’idea generale ma quando sono sceso più sul particolare ho deciso di affrontare questo aspetto più reale, e sono contentissimo di questo argomento più concreto e attuale.

La storia si basa sulle nevrosi della società moderna, pensa che con l’aiuto della commedia possiamo guarire dallo stress quotidiano?
Sono molto più pessimista in questo senso, questo è un diversivo purtroppo siamo arrivati a un punto tale che il cervello va per i fatti suoi, l’egoismo è quasi obbligo, la vita è talmente oppressiva che ognuno si richiude in se stesso. Non credo che basti uno spettacolo teatrale di due ore per redimere, ma è un buon diversivo. Serve per guardarsi allo specchio, non è che si cambia qualcosa quando ci si guarda allo specchio la mattina, è difficile, ma visto lo stato attuale delle cose ho scarsa fiducia nell’animo umano.

Ci può raccontare un aneddoto sulla realizzazione dello spettacolo?
L’aneddoto principale è quello sulla realizzazione e la nascita della storia. Non capita sempre di voler scrivere una commedia e rendersi conto di avere un’altra necessità. Un’altra curiosità riguarda Valentina Stella, meravigliosa cantante che interpreta la moglie di Alberto Pisapia e che mai aveva recitato a teatro prima di essere scelta in questo ruolo, e si è trovata alle prese con un personaggio di enorme spessore quasi come, se non superiore, a Filumena Marturano.

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