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Awa Ly, la cantante francese presenta “Parole prestate” con un omaggio all’Italia

Intervista ad Awa Ly

Dopo l’ultima esperienza sul set con Massimiliano Bruno nel film “Nessuno mi può giudicare”, con Raoul Bova e Paola Cortellesi (in uscita nelle sale il 16 marzo), Awa Ly, cantante francese di origini senegalesi torna sul palco per presentare il suo EP, il 23 marzo al music club “The Place” di Roma.

“Parole prestate”, questo il titolo dell’EP autoprodotto dall’artista e interpretato da lei per la prima volta in lingua italiana, raccoglie 5 brani inediti scritti da giovani talenti del mondo cantautorale, che Awa ha già avuto modo di conoscere in maniera approfondita sul palco dei suoi concerti romani (e non solo): si tratta di Diana Tejera, Francesco Forni, Claudio Domestico, Roberto Angelini e Massimo Giangrande, che hanno curato appositamente per la sua voce la riscrittura e arrangiamento dei brani.

Scoperta dal programma di Radio 1 Rai “Demo“ di Michael Pergolani e Renato Marengo, Awa può contare fra le sue collaborazioni canore artisti del calibro di Dominic Miller, Sergio Caputo, Giorgio Conte, Fausto Mesolella e molti altri.

E’ nata e cresciuta a Parigi da genitori senegalesi. Parallelamente ad un percorso di studi in economia, che la porta a fare esperienze all’estero, cresce la sua naturale passione per la musica ed il canto, che trovano espressione e concretezza nel soggiorno in Italia dove sceglie di vivere. La stretta amicizia con diversi musicisti che la coinvolgono nelle jam session di tanti locali romani ha consolidato la voglia di intraprendere la carriera di cantante.

Le prime attività di rilievo iniziano con la collaborazione con l’etichetta discografica indipendente Eko Music, che promuove il brano “Tu Verras” e che trova riscontro presso le emittenti radio, tanto da diventare, appunto, la sigla della trasmissione “Demo”. Nel 2008 si unisce agli “Chantons”, un progetto jazz francese con il quale realizza due album e un tour promozionale in Giappone. Nel 2009 esce “Modulated”, il suo primo disco, grazie all’incontro tra Massimo Giangrande (musicista, produttore e autore di colonne sonore per teatro e cinema) e il produttore Marco Patrignani, proprietario degli storici studi musicali “Forum” di Roma.

Come è nato il connubio con Massimo Giangrande, Roberto Angelini, Diana Tejera, Francesco Forni e Claudio Domestico, e come è nato il tuo interesse per la canzone emergente italiana?
All’origine di tutto c’è il mio incontro con Massimo Giangrande che risale a qualche anno fa. E’ stato Massimiliano Bruno, amico di entrambi, a farci conoscere. A quel tempo, Massimiliano era in scena a teatro con lo spettacolo “Zero”. Massimo (Giangrande, ndr) era musicista nello stesso spettacolo. E’ nata subito una bella sinergia ed ho inziato a scrivere canzoni insieme a lui. Poi, frequentando i club romani e l’ambiente musicale underground, ho conosciuto tutti gli altri musicisti che compaiono nell’EP e che oggi sono miei grandi e preziosi amici: Roberto Angelini, Diana Tejera, Francesco Forni e Claudio Domestico.

So che in questo ultimo EP, canti per la prima volta in lingua italiana? Sei interessata a questo mercato?
Non si tratta solo del mio interesse per il mercato. Le ragioni vanno ricercate più nel profondo e l’amore per questo Paese risale ai tempi del liceo. Ho studiato italiano fin dai 15 anni, in Francia. La mia insegnante mi ha trasmesso l’amore per la lingua e la cultura italiana. Ci ha portato 2 volte in Italia. La prima è stata a Montepulciano. Dopo, ho anche fatto un gemellaggio con una ragazza italiana. Da allora, il mio amore non è cambiato e non vedevo l’ora di tornare. Roma è stato il punto di partenza di tutto per il mio lato artistico. Sono tornata qui dopo l’università per uno stage in economia ma la musica ha avuto la meglio. Quindi, per tornare alla tua domanda, ho deciso di cantare in italiano per omaggiare l’Italia. I brani contenuti nell’EP mi toccano nel profondo e sono stati per me una piacevole pausa, prima di riprendere i lavori per il mio prossimo album che dovrebbe uscire alla fine del 2011.

“Parole prestate” è stato registrato appositamente in modo casalingo. Perché?
Perché doveva rispecchiare la semplicità e l’essenzialità del progetto. Abbiamo registrato ogni brano come fosse una session di prove. Il risultato è molto bello e rispecchia la grande professionalità della gente che vi ha preso parte. Molti brani sono stati registrati proprio in casa di Diana Tejera e di Francesco Forni, gli altri brani sono stati registrati al Clivo, lo studio dove praticamente sono nate le canzoni del mio primo disco, “Modulated”, e dove mi sento a casa mia. Al Clivo abbiamo fatto anche il missaggio delle canzoni di Forni, Angelini e Giangrande con il fonico Daniele Tortora. Volevo basarmi su testo e significato, più che sulla tecnica e sono davvero soddisfatta del risultato. Ne è venuto fuori un sentimento da grande famiglia, quale siamo nella realtà.

Quali sono le tue influenze musicali e come definiresti la tua musica?
Di influenze ne ho così tante che mi sembra riduttivo farti dei nomi, in genere ascolto qualsiasi cosa mi provochi delle emozioni: da Ben Harper a Sting, Simon&Garfunkel, Billie Holiday, Mozart, Beethoven. Forse l’elettronica spinta non è tra i miei generi preferiti ma, in base allo stato d’animo, ascolto anche quella. Parlando invece della mia musica, la definirei un Pop&Folk con contaminazioni blues e jazz.

Hai anche avuto qualche esperienza in tv e al cinema. Come è andata?
La mia “prima volta” è stata grazie ad Elisabetta Castiglioni, mia cara amica nonché ufficio stampa. Mi svegliò di prima mattina per dirmi che Cristina Comencini cercava una ragazza che interpretasse il ruolo di Veronique nel film “Bianco e Nero”. Mi disse che dovevo assolutamente presentarmi perché sembrava un ruolo fatto apposta per me e rispondevo ai requisiti richiesti. Il provino andò bene e dopo l’incontro con la regista, la parte era mia. E’ stata una bella esperienza che poi si è ripetuta nel film “Sleepless”, opera prima di Maddalena De Panfilis con Violante Placido, Valentina Cervi, Roberto Angelini, Valerio Foglia Manzillo. Lo hanno ritramsesso in tv proprio qualche giorno fa, di notte. Poi è stata la volta di “La nostra vita” di Daniele Luchetti in cui ero la moglie di Luca Zingaretti. Il 6 aprile, tra l’altro, il film uscirà in Francia e potranno vedermi, finalmente, amici e parenti. In “20 sigarette” di Aureliano Amadei recito in inglese. Il 16 marzo uscirà “Nessuno mi può giudicare” di Massimiliano Bruno, in cui interpreto un piccolo ruolo al fianco di Rocco Papaleo. Per la tv, compaio in un episodio di “Donna Detective 2”, una fiction andata in onda su Rai Due. Spero ci saranno occasioni di tornare sul grande schermo e di interpretare ruoli sempre diversi. Questo è il lato che apprezzo di più della recitazione. Ti permette di essere tante persone diverse.

Cosa puoi anticiparmi del concerto che si terrà il 23 marzo al The Place?
Che sarà una serata particolare. La musica sarà condivisa in tutti i sensi. Ci sarà uno scambio di arte, influenze, sensazioni ed emozioni. Ci sarà una formazione in trio composta da me alla voce, Massimo Giangrande alla chitarra e Angelo Maria Santisi al violoncello, alla quale si aggiungeranno i musicisti autori dei brani con le rispettive formazioni. Una grande jam session per lanciare un lavoro davvero particolare. Non mancate!