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“La prima volta (sul set!)” di 101 attori: Fabi racconta esordi e figuracce delle star italiane

Intervista a Sergio Fabi

C’è chi è svenuto sul set, chi è caduto, chi si è trovato con i capelli di un altro colore, chi è finito all’ospedale. Sono gli esordi, le speranze e le figuracce di 101 attori italiani, raccontati in un libro corale: “La prima volta… (sul set!)” di Sergio Fabi, giornalista, ex agente ed esperto del “dietro le quinte” della settima arte, dopo anni trascorsi a fare casting e provini. A cinque anni di distanza dalla sua opera prima “Provini e audizioni – Come entrare nello star system” (2006, Gremese Editore), “La prima volta… (sul set!)” è uscito il 24 marzo (sempre per Gremese Editore), con la prefazione di Carlo Verdone.

Da Laura Chiatti a Luca Argentero, da Christian De Sica a Carlo Verdone, Cristiana Capotondi, Checco Zalone, Ricky Memphis, Monica Bellucci, Raoul Bova: sono loro stessi a raccontare le prime esperienze professionali. Ed è proprio Verdone che racconta il debutto di Asia Argento: “Era ossessionata dall’essere vera, credibile sulla sedia a rotelle di ‘Perdiamoci di vista’. E allora chiese di farsene portare a casa una per fare delle prove. Un giorno, mentre attraverso via Tagliamento con la moto, vedo una ragazza sulla sedia a rotelle che corre dribblando i passanti. Dentro di me dico ‘Poveretta così giovane. Ammazza, però, quanto corre’. Guardo meglio e mi prende un colpo: era Asia, con i capelli raccolti, che faceva le prove dal vivo. ‘Ma che sei matta?’ le urlo. E lei: ‘Mi serve! Soprattutto per capire come mi guarda la gente: tutti troppo gentili e ipocriti'”.

Barbara Bouchet vanta un aneddoto con Marlon Brando: “Sul set de ‘I due seduttori’, era la mia prima volta – racconta – c’erano tante donne nella scena, sentivo un profumo molto forte, mi sono girata verso le ragazze e ho chiesto: ‘Chi di voi ha questo profumo che mi ha fatto venire il mal di testa?’. Nessuna di loro ha risposto, dopo un po’ sento una voce ‘io’: era il profumo di Brando, sono rimasta senza fiato, volevo andare sotto un tappeto”.

La prima volta di Emilio Solfrizzi fu sul set di “Selvaggi” di Carlo Vanzina: fu scambiato per un manovale, gli dissero “Bravo, sei arrivato! Adesso torna indietro e vamme a pijà il cavo azzurro quello più lungo”. Solfrizzi racconta di aver obbedito “pensando che nel cinema si facesse così: tutti danno una mano a tutti, senza distinzione di ruoli. Mi sembrava anche una cosa bella e giusta. Il cavo pesava almeno trenta chili. Sudavo moltissimo. Quando Vanzina raggiunse il set mi chiamò per spiegarmi la scena che avremmo girato di lì a poco e aggiunse: ‘Come mai sei così sudato?’. Ricordo perfettamente la faccia del capo elettricista: ‘Ahò, ma che sei matto! Ma che sei un attore e nun me dici niente? Scusami, è che proprio nun sembravi n’attore, te prego nun lo dì a Carlo'”.

Come è nata l’idea di questo libro?
Ho sempre odiato i virgolettati falsi, le dichiarazioni che troviamo nelle copertine dei giornali scandalistici che poi scopri non vere; per una volta ho ascoltato gli attori riportando esattamente i loro esordi, le ansie, le loro paure. E, tutti si sono prestati sapendo che per una volta avrebbero potuto parlare ai loro fans senza trovare frasi diverse.

Quanto tempo ti ci è voluto per accumulare tutto il materiale, e in che modo hai raccolto gli aneddoti degli attori?
Su 101 attori, 85 li ho intervistati di persona, 10 mi hanno mandato tutto via email, 15 li ho intervistati al telefono. E’ un instant book, iniziato il 1 dicembre 2010 e finito il 6 gennaio 2011, per uscire a fine marzo, quindi un mese!!

Qual è l’intento del libro?
Far capire a chi si avvicina al mondo dello spettacolo che puoi avere le spinte che vuoi ma alla fine riesce soltanto chi ha talento, chi ha un buon agente, chi sa scegliere ma soprattutto sa attendere. Inoltre, voglio che la gente sappia sempre la verità e chi, in questo caso, meglio dell’attore in questione può raccontarcela.

La tua “prima volta” preferita?
Tutte. Odio il divismo, ma sono stato il primo lettore di quello che ho scritto, amo il cinema, amo chi lo frequenta, odio chi vuol farne parte senza esserne all’altezza. La notorietà arriva, ma dietro un successo c’è un grande film, basta saper scegliere quello giusto. Diciamo che nel mondo dello spettacolo la prima regola non è fare qualsiasi cosa ma “non sbagliare”.

Come sei riuscito ad instaurare una fiducia cieca tra te e gli attori?
Basta far capire che non parli di gossip, ti dicono tutto. E’ come nella vita di tutti i giorni, se sai tenere i segreti vai avanti. Mi chiedi perché molti attori ci diano “retta” fidandosi… Diciamo che la mia carriera s’intreccia con quella di Roberto Bigherati e RB Casting, diciamo che entrambi conosciamo tutti da 20 anni e tutti ricambiano con piacere anche se sei un po’ cattivo nei tuoi giudizi sui film. Non sono simpatizzante né di destra né di sinistra ma c’è gente che fa carriera vendendosi, ruffiani senza ritegno che si abbassano per tenere la loro posizione privilegiata. Roberto e io veniamo dal nulla, abbiamo visto molti scomparire, la nostra passione viene vista come serietà.

Ho notato che con una certa frequenza affermi: “la notorietà può arrivare ma il successo è per pochi”. Qual è per te il segreto del successo e soprattutto il segreto per mantenerlo?
Non sbagliare mai: agente e film. E non pensare che tutto sia utile.

Si dice che tu venga prima dell’Ansa. Come fai ad essere sempre così aggiornato su tutto e tutti?
Che scherzi? Non mi sento neanche giornalista anche se scrivo per un’agenzia di stampa diversa. Di Ansa ce n’è una sola, sempre, e sarà sempre leader come gli amici di Adnkronos e dell’Agi. Diciamo che sono una persona che viene da un campo in cui è chiamato a scriverne, è come se ad un pilota di Formula 1 proponessero di scrivere su un giornale del settore.

Hai già qualche idea per il prossimo libro o progetto? Puoi anticiparmi qualcosa?
Certo! Sarà pazzesco. Non posso parlarne ma posso dire che la gente anche questa volta si divertirà molto. Si parla sempre di spettacolo ma allarghiamo la visuale a qualcosa che nessuno ha ancora svelato.

L’ultimo film che hai visto? E che voto gli dai?
“Benvenuti al Sud” di Miniero, “Che bella giornata” (Nunziante e Zalone), “Nessuno mi può giudicare” (Max Bruno) hanno segnato il ritorno del cinema italiano non paraculo e per la gente, che ha ricambiato in presenze al cinema.

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