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Venezia 68, la madrina Puccini: “Attrici più meritevoli? Forse, ma hanno scelto me”

Dal nostro inviato

Intervista a Vittoria Puccini

Eleganza discreta ma non inosservata, sorriso dolce e rassicurante pronto a trasformarsi nella grinta che non ti aspetti quando il caso lo richiede. Vittoria Puccini, l’attrice dal fascino d’altri tempi che qualche anno fa ha sbancato l’Auditel grazie alla fiction in costume “Elisa di Rivombrosa”, è la madrina della 68ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto – 10 settembre 2011). Nonostante le tormentate vicende sentimentali che suo malgrado l’hanno resa protagonista dei tabloid estivi, Vittoria, tubino nero Versace e poco trucco, si presenta al primo appuntamento con la stampa del Lido radiosa e bellissima. Sa che il ruolo che le hanno affidato (rappresenterà la kermesse nelle serate di apertura e chiusura) è marginale e allo stesso tempo importante, e vuole svolgerlo al meglio.

Orgogliosa del suo curriculum sul piccolo e grande schermo (tra gli altri è stata diretta da Cinzia Th Torrini, Vittorio Sindoni, Sergio Rubini, Pupi Avati, Gabriele Muccino e Lucio Pellegrini), non si preoccupa se qualche penna ha giudicato il suo appeal “troppo televisivo” per rappresentare una mostra del cinema così importante e si gode il momento magico, che comunque non si concluderà con il Festival. Dopo la passerella del Lido sarà sul set del film tratto dal bestseller “Acciaio” di Silvia Avallone (regia di Stefano Mordini e con Michele Riondino protagonista) e in autunno tornerà in tv (su Rai Uno) con “Violetta”, miniserie in costume liberamente ispirata a “La signora delle Camelie” di Dumas figlio e a “La Traviata” di Verdi.

Vittoria, che cosa significa per lei essere madrina del Festival?
E’ un onore e una responsabilità. E’ il Festival del cinema più antico e prestigioso del mondo, sono entusiasta di essere qui ma voglio vivere quest’avventura come un gioco perché il nostro lavoro è fatto anche di questo. Certo sono richiesti un impegno, una professionalità e una dedizione non indifferenti ma c’è anche l’aspetto del divertimento che è un gran privilegio. E poi avrò l’opportunità di conoscere tanti maestri, tante personalità che per me sono un punto di riferimento sia come spettatrice sia come attrice. Ecco, essere la madrina di Venezia è un regalo.

Perché l’hanno scelta?
Ah non saprei dirlo…bisognerebbe chiederlo a Marco Müller. Io voglio godermi il momento cercando di svolgere il ruolo al meglio, per il resto sono felice e riconoscente.

C’è chi dice che il suo nome è stata una concessione al pubblico televisivo, alle regole dell’auditel…
Non è un problema mio, sono grata alla tv e continuerò sempre a farla. Penso che la televisione abbia un valore importante perché arriva a tante persone e a maggior ragione va fatta bene. Io ho avuto la fortuna di partecipare a progetti televisivi di grande qualità, ma ho anche interpretato dei personaggi che mi hanno dato molto al cinema. Non per questo sono più legata ai ruoli cinematografici: ogni personaggio mi ha fatto crescere, io lo affronto pensando a lui e alla storia che il regista vuole raccontare. E’ chiaro che la magia di rivedermi sul grande schermo è unica e però non ho mai considerato con superficialità il lavoro in tv.

Il suo prossimo impegno è sul set di “Acciaio”. Lei chi sarà?
Ecco vede? Stiamo parlando di cinema! Quindi le polemiche a volte si fanno perché…vanno fatte. Lo scorso inverno è uscita una mia commedia al cinema (“La vita facile” di Lucio Pellegrini, ndr), il mio prossimo impegno è appunto sul grande schermo. Per questo dico che delle chiacchiere non m’importa. E’ chiaro che non si può piacere a tutti ed è anche giusto così: qualcuno dirà che ci sono attrici più meritevoli di me, e magari è anche vero, però hanno scelto me!

Tornando al personaggio di “Acciaio”?
Sarò Elena, la fidanzata del fratello di una delle due adolescenti protagoniste del film. Appartiene a una realtà sociale un po’ più alta rispetto agli altri personaggi perché suo padre è un medico, o almeno nel romanzo è così. Il regista invece vuole renderla più vicina a tutti gli altri: lascia Piombino per poi tornare e diventare dirigente dell’acciaieria, per cui entrerà in contatto con gli altri personaggi che appartengono alla classe operaia.

Che cosa non vorrebbe leggere sui giornali di questi giorni?
Che la mia presenza è passata inosservata. Spero di riuscire a lasciare qualcosa, anche se rispetto ai registi e agli attori che partecipano ho un ruolo marginale.

Un personaggio che le piacerebbe interpretare?
Tanti…mi divertirebbe il personaggio di un fumetto, come Eva Kant. Certo è difficile trovare sceneggiature di questo tipo ma l’idea mi piace, anche in prospettiva di un film che possa essere visto da mia figlia.

Dopo “Elisa di Rivombrosa” ha girato diverse fiction in costume. Lo farebbe di nuovo e volentieri?
Assolutamente si. L’inverno scorso, per esempio, ho girato “Violetta”, una storia di passione romantica e civile ambientata nell’Ottocento. Al di là del costume, l’importante è cercare personaggi sempre diversi in modo da potersi confrontare con realtà diverse che ti permettano di trovare nuovi stimoli. I film in costume mi hanno sempre affascinato, spero di continuare a farli.

La sua paura più grande?
Vivere una vita troppo comoda: ho sempre amato le sfide, mi piace essere colta di sorpresa e ho paura della normalità. Cerco allora di trasformare questa paura in qualcosa di costruttivo, che mi permetta di lanciarmi nelle avventure e di mettermi in discussione. Insomma la mia paura più grande è quella di non aver più paura.

Eppure dà l’impressione di una ragazza rassicurante, che difficilmente si butta…
Lo so. Credo di essere una persona con la testa sulle spalle: sono sempre rimasta uguale a ciò che ero prima, ho le idee chiare su tante cose, sono stata brava a scuola. E però a diciotto anni ho deciso di fare l’attrice, quindi ho lasciato l’università, mi sono trasferita a Roma e sono andata a vivere da sola. Inutile dire che ho spiazzato tutti, in primis i miei genitori…non si aspettavano tutto questo da una inquadrata come me! In realtà sono uno spirito libero, che all’occorrenza si butta eccome.

Concludiamo con il glamour. Anticipazioni sugli abiti che indosserà?
Ci sono delle griffe finaliste, anche lì vorrei sorprendermi. Sceglierò domani (oggi per chi legge), anche in base a come mi sento. Provare e poi scegliere gli abiti è stato molto divertente, mi sono sentita un po’ diva. Peccato che, come Cenerentola, alla fine del Festival mi toglieranno tutto.

Che rapporto ha con la moda nella vita di tutti i giorni?
Mi piace seguirla e mi diverto giocare a fare la modella nei servizi fotografici. Nella vita di tutti i giorni, però, sono la classica tipa da jeans e maglietta che s’infila la prima cosa che capita. In ogni modo qui al Festival voglio cercare di darmi un tono, anche quando non ho interviste: per rispetto del ruolo istituzionale che mi hanno affidato e perché ogni tanto è bello osare!

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