Home Uncategorized Luis Prieto: “Lavorare con Proietti è stata una grande scuola per me”

Luis Prieto: “Lavorare con Proietti è stata una grande scuola per me”

Intervista a Luis Prieto

In onda il 3 e il 4 ottobre in prima serata su Rai 1, “Il Signore della Truffa” segna il ritorno sul piccolo schermo di Gigi Proietti che, dopo aver appassionato il pubblico con il celebre Maresciallo Rocca interpreta un abile e incallito imbroglione. Una co-produzione Rai Fiction e Artis per la regia di Luis Prieto, con Maurizio Casagrande, Massimo De Lorenzo, Susy Laude e con la partecipazione straordinaria di Juan Diego.

La storia segue i ritmi leggeri della commedia italiana narrando i problemi della gente comune. La vita di Nicola Persico (Proietti), generale della finanza in pensione, è scandita dalla passeggiata mattutina, il caffè al bar di Totò e qualche conquista tra le attempate vicine. Persico, però, non è un generale della finanza. E non si chiama Nicola Persico. La sua identità segreta è Federico Sinacori: “il Signore della truffa”, come lo ha nominato la polizia di mezza Europa, negli anni ruggenti in cui ha messo a segno truffe.

Da vent’anni, Nicola si nasconde, finché gli inquilini del suo palazzo sono vittime di una truffa ordita da una finanziaria che li espropria degli appartamenti. Nicola viene chiamato in causa. Sarebbe facile rifiutare, salvando il suo esilio dorato, ma Nicola si lascia intenerire e propone agli allibiti condomini di contro-truffare la finanziaria.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il regista Luis Prieto per saperne di più. Succinto, riservato e di poche parole, Prieto ci ha raccontato dei suoi prossimi progetti.

Parlami del “Signore della truffa”. Quando è stato girato? Come è andata?
Le riprese sono state fatte in 8 settimane. E’ stata una bellissima esperienza. E’ stato un grandissimo piacere lavorare con questa squadra, davvero in gamba. Una delle difficoltà è stata quella di girare in inverno, al Lago Maggiore, facendo finta che fosse estate. Questo ci ha causato qualche problema, che alla fine però siamo riusciti a superare.

Come è stato lavorare con Gigi Proietti?
Che dire, un professionista bravo e generoso. Vedere al lavoro un grande protagonista della commedia italiana è stata sicuramente una grande scuola per me. Ma devo dire che con tutto il cast mi sono trovato benissimo. Si è creata un’atmosfera famigliare e mi sono sentito come a casa.

Il personaggio di Proietti sembra una sorta di “Robin Hood”.
E’ vero, il suo personaggio ricorda molto Robin Hood. E’ un ex truffatore ormai fermo e nascosto da anni che si rimette a “lavoro” per aiutare i suoi amici condomini in difficoltà economiche. In verità, però, i suoi coinquilini credono che lui sia un ex finanziere.

Hai altri progetti in ballo?
Il remake di “Pusher” di Nicolas Winding Refn. Refn è lui stesso il produttore esecutivo. Ho avuto modo di lavorare con un cast internazionale: la star inglese Richard Coyle, la modella Agyness Deyn, Bronson Webb, Paul Kaye. E’ la storia di Frank, lo spacciatore. Poi ho dei progetti con Mediaset e Publispei, ma davvero è troppo prematuro parlarne. Lo faremo a tempo debito. A tal proposito, però, vorrei diffondere una comunicazione. Sul mio sito c’è la sezione “Casting Call” dedicata agli attori che intendono mandarmi i loro curricula. Ne ricevo tantissimi e mi scuso se non riesco a rispondere e contattare tutti. Non ne ho proprio il tempo. Ma consiglio loro di contattarmi su Twitter.

Come ti sei trovato a girare all’estero e quali sono le differenza con i metodi di lavorazione italiani?
Io credo che ogni Paese abbia la propria cultura e il proprio metodo. E un bravo regista dovrebbe conoscere il modus operandi di ognuno. Inoltre, anche nello stesso Paese, ogni attore ha un metodo diverso. Forse, la differenza sta nel fatto che all’estero non smettono mai di formarsi ma, ripeto, ogni produzione è diversa. Una cosa buffa però devo dirla: l’Italia è famosa per la sua cucina buonissima ma sul set i pasti sono sempre costituiti dai “cestini”. In Inghilterra, invece, ho mangiato benissimo, con portate “vere”. Come vedi, non si può mai sapere.

 

 

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here